Stefania Baldisserri, dopo tanti anni di lavoro a Rimini, decide di fare le valigie per mettersi in gioco oltre confine, destinazione Amsterdam. Da 8 anni lavora per Medici Senza Frontiere, la famosa ONG che presta assistenza medico-sanitaria in tutto il mondo. Il suo racconto
Un diploma in tasca e la voglia di mettersi subito in gioco nel mondo del lavoro. ‘Analista contabile’, si legge sul diploma, e il lavoro arriva come ragioniera a Rimini. Una vita normale, fatta di lavoro, affetti, voglia di viaggiare e scoprire il mondo, come fanno in tanti. Finché qualcosa cambia.
L’esperienza della perdita di alcune persone care trasformano il modo di vedere la vita, il mondo, il proprio ruolo e la propria carriera professionale. E così, la decisione di mettere le proprie competenze al servizio di una realtà che ha come obiettivo principale quello di sostenere chi soffre, di salvare vite in tutto il mondo. E di farlo uscendo dai confini, fisici (del proprio Paese) e metaforici (della propria comfort zone).
È la storia di Stefania Baldisserri (nella foto), riminese doc, che da otto anni lavora ad Amsterdam nella importante realtà di Medici Senza Frontiere,organizzazione non governativa che da quasi mezzo secolo è impegnata in tutto il mondo al fine di prestare soccorso e assistenza medicosanitaria laddove il fondamentale diritto alle cure sia negato, o qualora i servizi e le strutture locali non siano idonei a garantirlo in modo adeguato.
Da Rimini una storia che dimostra come, con le giuste motivazioni, nessun confine, fisico o mentale, sia davvero invalicabile.
Stefania, partiamo dall’inizio: qual è stato il percorso che l’ha portata a scegliere di entrare in una realtà come quella di Medici Senza Frontiere? E cosa l’ha spinta ad andare oltre confine?
“Ho frequentato l’istituto professionale Einaudi conseguendo il diploma di Analista contabile, e poi mi sono immediatamente inserita nel mondo del lavoro come ragioniera a Rimini, per circa 10 anni. Contemporaneamente in inverno, come tanti riminesi, trascorrevo lunghi periodi all’estero. Fino a che due esperienze, diverse tra loro ma molto profonde, hanno cambiato la mia vita”.
Cos’è successo?
“Il mio primo viaggio in India e la morte prematura di due cari amici hanno cambiato completamente il mio approccio alla vita, al mondo e alla carriera lavorativa”.
E così ha guardato all’estero in modo sempre più concreto.
“Mi ritengo una persona molto curiosa e, inoltre, il fatto che in passato non conoscessi appieno l’inglese lo avvertivo come una grossa limitazione. Tutto questo, unito al desiderio di conoscere la realtà di un’altra cultura, come vivevano e pensavano le persone di altri Paesi, mi hanno dato la spinta decisiva per trasferirmi all’estero”.
Fino ad arrivare ad Amsterdam e all’incontro con Medici Senza Frontiere. Nello specifico, di cosa si occupa in quella realtà?
“Lavoro a Medici Senza Frontiere da 8 anni ormai, all’interno del Centro Operativo di Amsterdam per il dipartimento di Field Finance. Mi occupo di dare supporto e di controllare l’attività di contabilità degli uffici di coordinazione situati in vari paesi in Africa e Asia, oltre a preparare l’attività contabile in caso di emergenze. Il mio lavoro fa parte del sistema di controllo per assicurare che le risorse vengano utilizzate secondo quanto pianificato. In parole povere: che i soldi vengano ‘spesi bene’. Medici Senza Frontiere è un’organizzazione indipendente, le attività vengono svolte grazie alle donazioni di tutti. E queste vanno tutelate”.
Qual è, secondo lei, il valore dell’attività di Medici Senza Frontiere oggi?
“Noi viviamo una realtà piuttosto privilegiata, chi più chi meno ovviamente. Visitando per lavoro ipaesi che seguo, e soprattutto i progetti di Medici Senza Frontiere nelle zone più remote del mondo, mi rendo conto del valore e dell’impattoche l’organizzazione ha ovunque si trovi, attraverso i propri staff nazionali ed esteri. Lo scopo diMedici Senza Frontiere è, da sempre, lo stesso: quello di fornire supporto e aiuto medico-sanitarioovunque ce ne sia bisogno, e cioè dove le strutture locali sono carenti o inesistenti. Un’assistenza che viene offerta senza distinzioni di razza, religione o stato sociale. Personalmente penso che il valore di Medici Senza Frontiere stia proprio in questo, siamo tutti uguali e meritiamo tutti di essere curati e assistiti. Quello che in questi anni mi colpisce di più è la dedizione e motivazione di tutte le persone che lavorano per questa organizzazione, che non vive solo di volontari: tanti sono i professionisti retribuiti impegnati. Ho avuto il privilegio e la fortuna di visitare ospedali in zone remote del mondo, e non posso descrivere l’impatto che queste esperienze hanno avuto su di me. Inoltre, ci tengo a sottolineare che Medici Senza Frontiere cerca continuamente personale, per attività non solo mediche ma anche logistiche, finanziarie, ed altro. Chi fosse interessato può contattare l’ufficio di Roma, per dare il proprio contributo a una realtà così importante”.
Com’è la vita ad Amsterdam?
“Mi sono trasferita ad Amsterdam 20 anni fa, nel frattempo il mondo è cambiato molto, e con lui la città. Quello che amo di questa realtà è la dimensione, è piccola ma di respiro internazionale e, per questo, offre tante opportunità. È un mondo dove domina il pragmatismo: se dimostri o elabori un ragionamento valido sei ascoltato e valorizzato, e questo vale sia nel settore privato sia in quello pubblico”.
Il suo rapporto con la Romagna: cosa le manca di più? Ha mantenuto qualche legame?
“Ho scoperto di essere romagnola ad Amsterdam. Qua ho incontrato persone provenienti da ogni parte d’Italia, e grazie a questo ho scoperto che siamo molto diversi. Ho capito che ci viene riconosciuta una cordialità innata, oltre a un grande amore e orgoglio per la nostra terra. Cosa mi manca di più? La terra, il mare, i colori, il dialetto, l’umorismo, la semplicità schietta della gente, il porto, le spiagge libere, la piada con i sardoncini… Insomma, tutto quello che ti entra nell’anima e rimane per sempre”.
Torna spesso a Rimini?
“La mia famiglia vive a Rimini, a San Salvatore vicino a Ospedaletto, e anche quasi tutti i miei amici più cari, quindi torno il più possibile. Praticamente ora non viaggio più (se non per lavoro), perché utilizzo tutte le mie ferie per stare a Rimini”.
Concludiamo guardando al domani. Ha progetti per il futuro?
“Oggi è in atto un cambiamento nel mondo del lavoro. Sempre di più si svolge la propria attività da casa, o comunque non dall’ufficio, e questo sta avvenendo, molto rapidamente, anche ad Amsterdam. Per questo mi auguro di poter passare lunghi periodi a Rimini lavorando da casa, un bel modo per unire tutte le cose che mi hanno permesso di crescere”.