Congresso mondiale delle famiglie a Verona. Per settimane sono montate le polemiche per un appuntamento il cui approccio sembrava fatto a posta per alimentare lo scontro. L’esito era, purtroppo, già scritto. Dopo le polemiche al calor bianco, le tante famiglie concrete resteranno ancora senza le risposte attese (da troppo tempo). Al riguardo il presidente della Cei, cardinale Bassetti, ha ricordato che “la famiglia non è una squadra di calcio (!), è una realtà fondamentale che, anche partendo da sensibilità diverse, deve vederci uniti” e ha criticato chi si accapiglia e si divide accecati da ideologie. “Questo – ha detto – è il tempo della sintesi, del trovare soluzioni comuni”. Per il card. Bassetti, il problema “è che trasformiamo la famiglia in un’occasione di scontro e non di incontro. Da una parte chi la usa per legittimare discriminazioni e divisioni, dall’altra chi la considera ormai superata e retrograda… Ma in mezzo ci sono le famiglie vere, quelle che chiedono risposte”.
Altro tema e altre polemiche. Riguardano la possibilità di riconoscere anche nel nostro Paese lo ius soli, ovvero la cittadinanza (a condizioni ben precise) a chi nasce sul suolo italiano da genitori stranieri. Già nella scorsa legislatura l’allora Pd renziano aveva rinunciato a portare fino in fondo l’impegno su questa materia per puro calcolo elettorale. Ora il vicepremier Salvini ha già “avvisato” che il tema non potrà essere portato alla discussione in Consiglio dei ministri. E così la questione è sacrificata sull’altare della guerra a bassa intensità che da tempo si registra tra i due leader giallo-verdi. Il problema non si risolve e resta a disposizione della prossima partita tra le rispettive tifoserie.
Noi italiani, si sa, d’altra parte, amiamo tifare. Anzi per la precisione: dividerci e tifare. Fa parte in qualche misura del nostro Dna e della nostra storia, almeno da quando nel Medioevo si fronteggiavano Guelfi e Ghibellini.
La tifoseria porta con sé, peraltro, il fatto che – in non poche occasioni – è più importante contrapporsi all’avversario che la questione in se stessa. Sorge il dubbio che l’interesse non sia la soluzione di un determinato tema, quanto piuttosto poterlo usare strumentalmente, per aizzare la propria claque, attaccare l’avversario, creare confusione e alzare il livello dello scontro. Il problema è che le tifoserie vanno bene e sono legittime, ma ad un certo punto bisogna anche – come auspica il cardinale Bassetti – trovare una sintesi, un minimo comun denominatore che faccia crescere la comunità nel suo insieme, facendo cogliere che il “noi” viene prima delle rispettive tifoserie.
Lauro Paoletto