Per avere un futuro da scrivere nel cammino della Chiesa in Cina bisogna avere consapevolezza delle radici del dialogo. Nel 1982 la Santa Sede era sommersa di messaggi e vescovi cinesi, scritti in buon latino, messaggi che parlavano della vita e della sofferenza delle diocesi, ma anche della vitalità di quelle comunità”. Ha attinto ai suoi ricordi personali, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, intervenendo alla presentazione a Roma, presso la sede de La Civiltà Cattolica, del volume La Chiesa in Cina. Un futuro da scrivere, a cura di padre Antonio Spadaro.
Mons. Celli, riminese, per molti anni è stato incaricato dai papi che si sono succeduti, di cercare di avviare un dialogo fra Vaticano e Repubblica Popolare Cinese.
Nella sua testimonianza ha ricordato che Giovanni Paolo II seguiva personalmente gli sviluppi delle comunità cattoliche cinesi e cercava di stabilire contatti con le autorità cinesi. “Sul piano ecclesiale la Santa Sede – ha evidenziato il presule – ha seguito tre piste: il sostegno alle comunità ecclesiali clandestine che soffrivano per la fedeltà a Pietro, la ricerca della comunione con i vescovi illeciti ma che cercavano contatti con la Santa Sede, il sostegno ai vescovi che uscivano dalla Cina per vari motivi”. Mons. Celli ha voluto rimarcare “la grande sofferenza dei vescovi di aver dovuto accettare l’ordinazione illecita e il desiderio fortissimo di essere autentici cattolici e autentici cinesi”. Certo, ha ammesso l’arcivescovo, “i contatti con le autorità cinesi avviati da Giovanni Paolo II non sono stati facili: c’erano tensioni, scarsa conoscenza reciproca e difficoltà nei canali di comunicazione”. D’altra parte, “un grande desiderio Giovanni Paolo II è stato andare in Cina: anche quando era già in sedia rotelle mi chiedeva se era possibile un viaggio a Pechino”.
Anche Papa Ratzinger ha avuto a cuore la questione cinese e la sua lettera ai cattolici cinesi del 2007 resta profetica con la sottolineatura non solo della comunione con Pietro ma anche la riconciliazione tra i fratelli”.
Ora “Papa Francesco ha portato la novità del suo carisma, dando supporto concreto e slancio al dialogo”, tanto che è stato siglato, dopo 70 anni di incomprensioni e conflitti, l’ “Accordo provvisorio” sulla nomina dei Vescovi del 22 settembre 2018. “Si è accresciuta così la fiducia reciproca. C’è una maturata consapevolezza che esso è il punto di partenza per un dialogo più fruttuoso tra le parti per il bene della Chiesa in Cina e per tutto il popolo”. L’Accordo, ha concluso mons. Celli “è soprattutto il punto di partenza di un cammino verso la normalizzazione della vita della Chiesa in Cina, che è ancora lungo”.