Quando è nata, la Metro Goldwyn Mayer accendeva i primi sogni di celluloide, il re Vittorio Emanuele III inaugurava la prima autostrada del mondo (la Milano-Varese, primo tratto della futura Autostrada dei Laghi) mentre il politico socialista Giacomo Matteotti veniva ucciso, e l’Uri dava inizio alle trasmissioni radiofoniche di quella che sarebbe diventata Radio Rai.
Oggi, dall’alto dei suoi 105 anni, Silvana Dondè in Venza guida, insieme a qualche collega anche più anziano di lei, la pattuglia degli ultracentenari della provincia di Rimini. Ottantadue, tra uomini e donne, capaci di dare del tu al secolo, quarantotto solo a Rimini. Lei, il longevo traguardo lo ha tagliato il 3 febbraio scorso nel suo appartamento delle Celle, a Rimini.
Il padre, Luciano Dondè, era un esponente delle Officine Riminesi e artista nei ritagli di tempo. Una sua opera è stata gelosamente conservata dalla moglie, Eleonora Tani, nella bacheca di casa. Si tratta di un treno ad acqua e carbone, realizzato in scala e lungo 2 metri, munito di carrozza e locomotore. Nel 1939 Silvana sposa Giovanni Venza, professione fornaio. Dall’unione nasce Renato, il primogenito, e più tardi la figlia Liana. Giovanni pratica l’arte in diversi panifici riminesi fino a quando – è il 1962 – decide il grande passo: affitta una pensioncina. La moglie Silvana gli è al fianco, anzi diventa ben presto l’arzdora, la signora della cucina. Un ruolo, quello tra i fornelli, che ancora oggi vorrebbe mantenere. “A casa accoglie ancora invitati a pranzo e a cena, quando può pulisce fagiolini e asciuga piatti, ma parla ancora in prima persona della preparazione dei cibi, e soprattutto dei sughi dalla cottura infinita” racconta il figlio Renato, che di anni ne ha 80 ed è stato un grande organizzatore di meeting di pugilato in città quando la Libertas “tirava” di boxe tra le società più importanti d’Italia.
Da quella prima pensioncina in poi, Silvana e il marito, con l’aiuto dei figli Renato e Liana (oggi 73enne), si sono trasformati in albergatori, gestendo hotel e pensioni a Rimini fino agli anni Ottanta.
Nonostante la rottura del femore, cinque anni fa, e le nefaste previsioni dei medici, Silvana si è ripresa bene ed oggi alla veneranda età di 105 anni ha sì bisogno di aiuto, ma ancora muove più di un passo con l’aiuto di un carrellino e di testa spesso è… una ragazza. “Quando riceve visite di parenti, le facciamo ancora recitare le tabelline a memoria” scherzano i figli. Silvana sente poco (“abbiamo provato tanti apparecchi acustici ma senza successo”) è molto presente. Al mattino inforca gli occhiali, la sua abitudine è quella di leggere «Il Resto del Carlino», per poi passare alle riviste di gossip. Al pomeriggio guarda la tv, una sbirciatina alla sera e alle 22 va a nanna.
“Mangia di tutto un po’, anche se si sazia davvero con poco. – assicura la figlia Liana – Pizza, pastasciutta… ”. Ricorda tante situazioni, magari meno recenti. Ad esempio rammenta i nomi degli zii e dei cugini – da Tilde ad Arlette – che hanno ospitato il figlio in Francia all’età di sedici anni, “nomi che per la verità non ricordo più neppure io…” ammette Renato. Nell’ultimo anno ha persino iniziato a scivere memorie, storie e sogni, scaturiti in una quindicina di lettere.
Nella palazzina Peep delle Celle abita con la figlia insieme ad altre dieci famiglie.
Silvana è una sorta di mascotte del palazzo, conosciuta e amata da tutti i vicini di casa che non mancano occasione per farle un saluto e preoccuparsi della sua salute. In occasione del traguardo dei 105 anni, una delegazione della parrocchia delle Celle è venuta a farle visita, portando – oltre ai saluti di tutta la comunità – anche una targa commemorativa. Silvana ha pregato il Padre Nostro a mani aperte. Un bel gesto, molto applaudito anche dai figli, dalla nipote Lara e dai nipoti acquisiti, Luciano (Capicchioni, il patron del Basket Rimini Crabs), Werter e Lella. Tutti ad applaudire questa gioiosa signora di 105 anni.
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