Hanno toccato con mano la tremenda realtà dei bambini di strada che vivono nelle baraccopoli e il miracoloso recupero di tanti di loro a opera della comunità Koinonìa, fondata dal missionario comboniano Kizito Sesana.
A vivere questa forte esperienza per quindici giorni, dal 26 dicembre al 10 gennaio, sono stati quattordici ragazzi di San Lorenzo che, rinunciando a concerti, feste e riposo del periodo natalizio, sono andati a Nairobi, in Kenya, con don Davide Arcangeli e con gli educatori Francesco Cavalli e Stefano Galli.
Durante le due settimane di permanenza in Africa, il gruppo riccionese ha condiviso diversi momenti della giornata con i piccoli ospiti e con gli animatori di cinque case famiglia. Hanno fatto animazione, cantato, pregato e ascoltato le testimonianze che hanno segnato tutti nel profondo del cuore.
“I ragazzi – racconta don Davide – hanno incontrato un mondo molto diverso dal nostro, molto più precario, dove comunque la gente, i bambini e i loro coetanei, sono più felici, contenti di vivere e di costruire il loro futuro. Tutto questo li ha messi in discussione, sollevando in loro tanti interrogativi”.
Ma cosa ha colpito di più i giovani studenti?
“A stupire è stata soprattutto la percezione che quelle persone hanno di Dio, della provvidenza, dell’essere stati aiutati e fatti uscire dalla strada, dove sniffavano colle e droghe di basso livello. Le loro testimonianze di fede sono state toccanti”.
Altrettanto intensa è stata la visita a Kibera, la più grande baraccopoli dell’Africa, dove vivono circa 800mila persone.
“Rispetto al viaggio fatto due anni fa si ha l’impressione di un lieve miglioramento delle strutture, ma permane il problema sanitario. Ovunque ci sono rifiuti, mancano le condutture fognarie, i bambini corrono dentro discariche a cielo aperto, sorridenti, mentre le galline covano tra le ceneri di rifiuti bruciati, tra odori nauseabondi dell’organico in decomposizione. Sono tanti i bambini che vivono in strada. Sono scappati da casa perché hanno subìto abusi o perché non avevano niente più da mangiare. Come ci ha spiegato Jack, educatore di Koinonia, a Kibera ci sono molte bande giovanili che si danno alla criminalità e costituiscono un problema sociale, anche per i quartieri ricchi di Nairobi. Da dieci anni impegnato nel recupero dei bambini di strada, Jack sente questo lavoro come una chiamata di Dio”.
Le testimonianze riportate sui social dai sanlorenzini della missione “Twende pamoja” (andiamo insieme) sono davvero toccanti.
“Al centro residenziale Tone la Maji i bambini riscoprono i loro talenti con musica, ballo e acrobazie. È un modo per riscattarsi da un passato difficile e continuare a sorridere e credere in se stessi. Dentro di loro c’è uno scrigno di sogni pronto per essere mostrato al mondo intero”, scrivono Martina e Viola.
“Ogni nostro problema, paragonato a quelle storie di vita, sembra una sciocchezza. Molti hanno subìto traumi, abusi, abbandoni e nonostante questo, affrontano ogni giorno col sorriso e con una forza incredibile. Un esempio per tutti noi”, fa eco Claudia. “Credevo di andare in Africa per donare qualcosa, ma ho ricevuto tanto, più di quello che ho donato” osserva Stefano. A Nairobi i riccionesi hanno portato pure un contributo economico, materiale di cancelleria, alimentari e soprattutto vestiario. Per l’occasione hanno realizzato dei video che divulgheranno in vari incontri, a partire da questa domenica.
Nives Concolino