Non fatevi ingannare dal nome che evoca la Pasqua: in dialetto romagnolo “Pasquella” significa Epifania. Da qui il rito dei Pasqualotti che in abiti tradizionali in questo periodo bussano alle porte delle abitazioni chiedendo di entrare, accompagnati da strumenti musicali e intonando canti e stornelli cadenzati in lingua romagnola.
Questo rito beneaugurante per un anno nuovo prosperoso, i buoni auspici, la fertilità agricola e della donna, ha un retaggio antichissimo: secondo alcuni studiosi le radici sarebbero da ricercare nelle usanze degli abitanti della zona prima dell’avvento del Cristianesimo, frutto di un retaggio celtico.
Secondo alcuni studiosi, la tradizione antichissima della “Pasquela” (ovvero Epifania in dialetto) sarebbe un rito che in Romagna affonda le radici si pensa già nelle usanze dei Celti e dei popoli precedenti al cristianesimo; con il passare dei secoli, questi rituali beneauguranti si sono trasformati da superstizioni a folklore a auspici in musica. Così i “Pasqualotti” legati alla tradizione contadina cantando in dialetto chiedono il permesso di cantare “invocando” buone cose per l’anno nuovo, fertilità agricola e della donna e buon auspicio. “Trista c’la chesa dove un po’ pase’ i pasqualot” recita un detto popolare.
Superstizione, tradizione e folklore si sono fusi in questi rituali oggi più semplici e dalla valenza persino sociale: la “Pasquela” infatti raggiunge le persone anziane e gli abitanti delle zone più remote. L’antica tradizione rischiava però di scomparire sotto il peso degli anni. Per fortuna grazie a gruppi come “Il Passatore” di Bulgarnò di Cesena non tutto è andato perduto, e anzi ci sono segnali di ripresa. A Verucchio, Michele Andruccioli e la sorella Marta con la banda locale garantiscono il corteo per il paese (con visita al ricovero anziani e Rsa) fino a cantare per tutti gli anziani con merenda finale per i bambini in piazza Malatesta. Pasqualotti in azione anche a Gaiofana. In alta Valmarecchia è attivo il gruppo storico di Palazzo (più dediti ai canti per le anime del Purgatorio) mentre a Sant’Agata Feltria i “Pasqualotti santagatesi” (una ventina di ragazzi) han riportato in auge il rito. “I Pasqualotti dopo la ripresa degli anni ’80, stavano per scomparire – racconta il coordinatore Diego Bartolini – Da 12 anni è ripresa con vigore, oggi siamo tutti giovani”. Che portano allegria e compagnia anche ai più anziani e residenti nei luoghi più remoti del comune. Per donne e ragazze, poi, c’è la sorpresa: “La serenata di Sant’Agata Feltria”. Per quattro giorni, accompagnati dalla fisarmonica di Gilberto Mordini, bussano alle case dell’esteso comune appenninico. Gran finale il giorno dell’Epifania nella piazza del capoluogo, con musica, balli e canti e l’immancabile rinfresco.
I Pasqualotti lasciano un calendario con le foto del paese in ogni casa, e invece del cibo e del vino che venivano donati un tempo, oggi ricevono soldi: e a S. Agata pensano bene di donarli ogni anno in beneficenza.
L’appuntamento con la Pasquella è garantito anche a Scavolino (Pennabilli) a cura della Comunità di Scavolino. La giornata del 6 gennaio ha chiuso così in bellezza gli eventi natalizi: una tradizionale evocazione di antiche usanze paesane, canti e balli in abiti contadini che coloreranno di festa le vie e le aie del paese… un autentico tuffo nel passato con Gildo Montanari nelle vesti di trascinatore e una decina di “compari” tra cui Balzani, Pula, il cuoco Mazzoli e diverse donne che fan parte del gruppo. In ogni casa ballano e si brinda.
La Pasquella a Scavolino è preceduta da una camminata organizzata dalla guida Sara Manservisi (cell. 328-8226618) in collaborazione con Associazione D’la’ de fos. Il punto di incontro è alle ore 9.30 al parcheggio del Museo del Parco di Pennabilli, poi trasferimento in macchina nel Piazzale San Gaetano a Scavolino dove si compie un giro ad anello alla portata di tutti (e la visita alla cascata dell’Agra) e rientro alle 13. Il pranzo locale e robusto è apparecchiato al circolo (10 euro), e precede la visita al Museo dell’Arte Contadina all’ex Municipio, prima del gran finale con la Pasquella.
Pasquella anche a Villa Verucchio: non accadeva da tempo (anche se un coordinamento con quella di Verucchio non avrebbe fatto male): al Centro Commerciale Valmarecchia canti e balli di una volta con i Pasqualotti di Viserba.
Che Pasqualotti e Pasquella siano un collante tra generazioni da valutare con attenzione, lo attestano anche due libri usciti in contemporanea: La pasquella. Aspetti delle tradizioni e del linguaggio di Romagna di Leonardo Neri, e Riveriti lor signori. Pasquelle ed altri canti e balli tradizionali raccolti in Romagna di Gualtiero Gori. E i Pasqualotti di Bellaria hanno una lista così lunga di case da visitare che si muoveranno quest’anno solo su prenotazione per portare i loro canti augurali.