Dietro al popolare ciclo di romanzi di Claudine ci sta Willy, anzi, no, Colette: è lei, infatti, la vera autrice dei quattro libri del ciclo di Claudine, una donna sposata con un marito romanziere (Willy appunto) mancante del talento necessario per portare a termine un’opera letteraria. Grazie alla fervida penna della consorte, tutta la Parigi della Belle Epoque legge avidamente i romanzi con protagonista Claudine e la trasforma in un vero e proprio fenomeno di costume, con tanto di moda (il vestito e il taglio di capelli) e merchandising, tra saponette e caramelle Claudine, al seguito.
La storia di Colette e del suo percorso di emancipazione che la portò a diventare protagonista assoluta del suo tempo, recuperando anche il suo status di autrice, è nel film di Wash Westmoreland, l’autore di Still Alice, impegnato in un affresco d’epoca elegante e piuttosto vivace, con al centro il complesso rapporto tra la scrittrice (la interpreta con piglio sicuro Keira Knightley) e il consorte “Willy” (Dominic West).
Di Colette incrociamo nel film l’abilità narrativa, ma anche la spregiudicatezza e la volontà di rompere con le rigide consuetudini dell’epoca, creando scandalo, ma andando avanti a testa bassa, forte di convinzioni che la portarono pure a calcare i palcoscenici teatrali. Emancipata provocatrice, poco in sintonia con le femministe del tempo, Colette ha lasciato numerose opere letterarie (tra i romanzi c’è anche Chéri, trasformato in film da Stephen Frears) e nella “sua” Claudine, per anni creduta creatura letteraria del marito, bramoso di fama e successo, incapace di offrire il giusto spazio alla sua dolce metà, cavalcando i pregiudizi di scarsa fortuna commerciale per le opere scritte da donne, e alla fine ricondotta nelle mani della sua abile creatrice.