Lo stomaco è il nostro secondo cervello”. Una frase che si sente di frequente, ad indicare come questo organo spesso si carichi sulle spalle tutte le preoccupazioni, le pressioni e il nervosismo che la quotidianità, soprattutto in epoca moderna, porta con sé. La salute dello stomaco, ciò premesso, diventa ancora più importante, potenziale specchio della salute generale di un individuo. Come garantire questa salute, dunque? Quali comportamenti tenere e quali evitare? Fa chiarezza sull’argomento il dottor Marco Di Marco (nella foto), Specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva, Dirigente Medico dell’UO di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’Ospedale Infermi di Rimini e attuale Presidente Regionale dell’AIGO (Associazione Italiana Gastroenterologi Ospedalieri) Emilia Romagna.
Dottor Di Marco, quali sono i disturbi più diffusi?
“Le patologie più diffuse che interessano lo stomaco possono essere distinte in due gruppi: patologie ‘funzionali’ e ‘organiche’. Il disturbo funzionale è tipico del paziente in cui, nonostante le appropriate indagini, prima fra tutte la gastroscopia, non viene evidenziata una lesione, come l’ulcera, e molto frequentemente è legato a disturbi di somatizzazione. Tra questi, uno dei più frequenti è la dispepsia funzionale, cioè la presenza di dolore e/o disagio nella parte alta dell’addome che spesso indica una sensazione negativa e soggettiva che può includere una varietà di sintomi, tra cui il gonfiore addominale, la nausea, l’aerofagia, la digestione prolungata e il senso di sazietà precoce. Le patologie organiche, invece, sono un insieme di disturbi che vanno dall’ulcera peptica al reflusso gastroesofageo di tipo ‘erosivo’, alle varie forme di gastriti acute. Ad oggi si stima che almeno il 20-30% della popolazione generale abbia almeno una volta nella vita sofferto di disturbi gastrici nella fascia di età compresa tra i 20 e i 65 anni”.
Quali sono le possibili cause?
“Le cause scatenanti le patologie dello stomaco possono essere molteplici e diverse tra loro. Si va da alterazioni anatomiche come l’ernia iatale da scivolamento, cioè la risalita più o meno ampia di parte dello stomaco nel torace attraverso il diaframma, che favorisce il passaggio di acido dallo stomaco all’esofago, all’infezione, molto frequente in Italia, sostenuta dall’Helicobacter pylori, un batterio che riesce a sopravvivere nell’ambiente acido dello stomaco e che rappresenta il principale fattore eziologico dell’ulcera peptica, duodenale e gastrica. Altri fattori altrettanto importanti sono quelli alimentari legati spesso a una dieta non tipicamente salutare, cause farmacologiche come l’assunzione protratta di farmaci gastrolesivi e tutto ciò che determina stress, che può essere somatizzato a livello dello stomaco compromettendone la corretta funzionalità”.
Patologie che vanno gestite. Come approcciarsi ai medicinali?
“Quando si riconosce una vera e propria patologia, l’obiettivo del gastroenterologo è quello di curarla farmacologicamente attraverso la somministrazione di farmaci gastroprotettori, antiacidi e/o farmaci che agiscono attraverso un meccanismo pro cinetico, in grado cioè di regolarizzare o ripristinare una corretta motilità del tratto digestivo superiore. Una frequente e spesso valida alternativa alla classica terapia farmacologica è rappresentata dalla somministrazione di prodotti fitoterapici, spesso a base di zenzero, molto utili soprattutto in quelle condizioni dominate dalla nausea e dal senso di ripienezza post-prandiale. In questo senso è fondamentale, a mio avviso, informare chiaramente il paziente: una corretta spiegazione delle caratteristiche del farmaco o del fitoterapico permette, a volte, una gestione autonoma e corretta della propria terapia”.
Dunque la figura del professionista, e il suo rapporto col paziente, è di fondamentale importanza.
“Certamente. Stabilire un rapporto di fiducia con i propri pazienti, umano oltre che puramente professionale, è l’obiettivo che tutti i medici dovrebbero perseguire. Questo aspetto è fondamentale perché spesso l’origine dei disturbi dello stomaco, e in generale di tutto l’apparato digerente è da ricercare nella sfera psicoemotiva del paziente”.
Parla di sfera psicoemotiva, e certamente lo stress è uno dei protagonisti dell’era moderna, fatta di ritmi frenetici e stili di vita spesso al limite. Quanto influisce tutto questo?
“Stomaco e intestino sono strettamente collegati al sistema nervoso centrale, pertanto è inevitabile che tutti gli stati di stress a cui siamo quotidianamente esposti possano rappresentare una fonte inesauribile di disturbi e disagi che vengono poi avvertiti a livello gastrico o intestinale. Per meglio comprendere questa stretta correlazione vi sono dei facili esempi: il giovane studente che sente mal di pancia prima di sostenere un importante esame o l’innamorato che ‘sente le farfalle’, proprio nello stomaco. Inoltre stili di vita frenetici, eccessivo nervosismo e mancanza di sonno, tutte caratteristiche della vita moderna, rappresentano dei fattori che vanno ad alterare, nel lungo periodo, la nostra psiche con ovvie ripercussioni anche sullo stomaco. Nascono così i processi infiammatori e l’aumento della secrezione acida gastrica, che porta alla gastrite cronica e all’ulcera”.
E dello stile di vita moderno fanno parte anche le abitudini alimentari spesso scorrette. Come comportarsi e cosa evitare?
“I disturbi digestivi, così come quelli legati alla dispepsia funzionale già citata, trovano spesso nello stile di vita frenetico e poco attento la loro principale causa. Un’alimentazione poco curata, non equilibrata e ricca di cibi grassi, speziati o molto conditi, costituisce uno dei motivi per cui il nostro apparato digerente comincia a funzionare male con conseguente insorgenza dei fastidi patologici. Inoltre, il fumo di sigaretta e un eccessivo consumo di alcool rappresentano fattori di rischio che possono ulteriormente peggiorare la sintomatologia del soggetto, inducendolo spesso a far ricorso in maniera errata alle ‘cure fai da te’. Per cercare di ridurre al minimo la probabilità che insorgano disturbi è buona norma limitare gli stili di vita non adeguati e i pasti particolarmente abbondanti. È sempre valida la regola dei cinque pasti a giornata, tra cui figurano gli spuntini a metà mattina e a metà pomeriggio, che non bisognerebbe mai abbandonare”.
Per chiudere, guardiamo in casa nostra. Qual è la situazione a Rimini?
“La Romagna, Rimini in primis, è conosciuta ovunque per la buona cucina e, inevitabilmente, dove c’è buona cucina ci sono eccessi alimentari. Questo è uno dei motivi, ma non l’unico, per cui l’epidemiologia delle patologie gastriche è in costante aumento anche nel nostro territorio. Per intenderci: l’Unità Operativa di Gastroenterologia dell’Ospedale Infermi di Rimini, che negli ultimi anni è stata riconosciuta tra le più attive della nostra regione, ha incrementato di più del triplo l’offerta di visite gastroenterologiche per meglio soddisfare le esigenze del territorio, dei medici di medicina generale e di tutta la popolazione riminese. Popolazione che, nel 40% dei casi, presenta sintomi di pertinenza gastroesofagea o comunque legati al tratto digestivo superiore”.