Questa volta l’ha fatta grossa. Non gli è bastato realizzare la più grande preghiera in legno del mondo (un pannello in stile pergamena, nel quale ha inserito 11 strofe del Cantico delle creature di San Francesco), Juri Montanari ha raccolto il testimone da un compaesano di oltre 2.500 anni fa. Risultato: sotto le sue sapienti mani, ha preso vita il “Trono” villanoviano, simbolo del Museo Civico Archeologico e noto ad archeologi e appassionati.
Intagliato con scene di vita nel villaggio dei “nonni” degli Etruschi, e appartenuto ad un importante membro dell’aristocrazia della fine dell’VIII secolo a.C., il Trono è splendidamente conservato nel Museo Civico Archeologico.
Quel reperto ora ha un fratello, in legno pure lui, opera dell’ebanista verucchiese Montanari, che l’ìha riprodotto a grandezza naturale.
“Ci sono voluti mesi di lavoro, è tutto scolpito a mano. – assicura Montanari, ancora alle prese con gli ultimi ritocchi – È l’impresa più difficile che abbia mai realizzato”. L’ebanista, nonostante la sua abilità e l’esperienza, stava per arrendersi. “Durante una sessione di lavoro ho abbandonato tutto, non vedevo risultati e non riuscivo più ad andare avanti”. La bellezza dell’originale lo ha invece spinto a riprendere in mano gli attrezzi da lavoro, la passione ha fatto il resto.
A commisionargli il “Trono” è stato il Comune di Verucchio.
“Il progetto della copia artigianale del trono villanoviano rientra in un progetto più ampio di accessibilità del Museo Archeologico, – assicura il sindaco, Stefania Sabba – Questo oggetto, simbolo della maestria del verucchiese Jury Montanari, accompagnerà il Museo Civico nelle sue uscite più importanti: ad esempio, al prossimo TourismA, salone internazionale dell’archeologia di Firenze”. Tra i gigliati per la verità il trono c’è già stato. In occasione di una fiera, Montanari lo ha scolpito dal vivo, “e tante persone si sono fermate, riconoscendo in esso il trono ligneo di Verucchio”.
L’inaugurazione, prevista durante la verucchiese “Festa della Storia” in programma fino al 14 ottobre (incontri, mostre, laboratori, teatro e manifestazioni giocose), dovrà slittare di qualche giorno. “Spesso l’ho portato al Museo e messo di fianco all’originale per vedere se fosse attendibile”. A lavoro pressoché ultimato, i due troni sembrano due gocce d’acqua.
Solare e sempre pronto alla battuta, Montanari – 39 anni e una famiglia: Serena la moglie, e le figlie Shannon (10 anni) ed Enya (6) – è un artigiano doc “di giorno”, che per un lungo periodo si è inventato (con successo) anche gestore di un pub di notte). La recente “Verukkien fest” porta la sua firma. Insomma, sta sempre dietro il bancone. Da quello dell’Antica Ebanisteria Montanari, che porta avanti con babbo Fulvio, Juri – uno dei pochissimi ebanisti intarsiatori in Italia – scolpisce capolavori che hanno sorpreso anche la troupe Rai di “Sereno Variabile” e tanti amanti delle cose belle.
E pensare che tutto è nato quasi per caso. Colpa di un corso di restauro frequentato nel 1995 a Riccione. Quando sembrava che “impara l’arte e mettila da parte” fosse una costrizione e non una scelta creativa, Juri si imbatte in un corso di intarsio (minuti pezzi di legni o altri materiali di colori diversi tutti accostati tra loro) medievale e rinascimentale all’Istituto d’Arte di Anghiari. “Non sapevo nemmeno cosa fosse l’intarsio, ma andare in Toscana da solo, a 15 anni, era un buon motivo per provarci”. Ad Anghiari si è innamorato di quell’arte, diventata una professione.
Gli esperti sostengono che il legno utilizzato per il Trono sia pioppo, ipotesi che lascia l’artista di casa più che dubbioso. “La mia versione è in pero”.
Curvo e controcurvo, l’originale è la base di un tronco, scavata, “e lo schienale una grossa radice. – Juri descrive il trono e il suo è un racconto estasiato – Gli intagli sono opera di mani abilissime. Un’opera straordinaria”. Oggi come 2.500 anni fa il risultato è lo stesso: far “troneggiare” Verucchio tra i borghi più belli d’Italia.