Stufe a legna, camini e pellet: o le stelle o lo stop. Il Piano Aria Integrato Regionale varato dall’assessore Paola Gazzolo dal 1 ottobre, ha introdotto una serie di limitazioni all’utilizzo di stufe a legna e focolari: è sempre vietata l’accensione di caminetti aperti, niente utilizzo con stufe che abbiano prestazioni emissive al di sotto delle 2 stelle per l’anno 2018 e al di sotto delle 3 stelle a partire dal 2019 per quanto riguarda i Comuni con altitudine inferiore ai 300 metri.
Perché queste misure speciali? L’accensione di stufe e camini è considerata una delle principali cause dell’inquinamento atmosferico, per il quale pende procedimento di infrazione a carico dell’Italia. Le misure valgono dal 1 ottobre 2018 al 31 marzo 2019.
Un sistema di riscaldamento comune a intere zone di Rimini e della provincia rischia di venire messo al bando. E la protesta è subito scesa in campo.
“Perché questa legge vale solo fino ad una certa altezza? Le stufe sopra i 300 metri non inquinano? E i fumi di una attività commerciale non inquinano? Le pizzerie con forno a legna non inquinano come il camino di una civile abitazione? – è molto polemico Paolo Ricci, vice sindaco di S. Agata Feltria – Come si adegua un camino a legna?”. Il “suo” comune non resta scottato dalla normativa regionale, eppure Ricci non l’ha presa per nulla bene. E invoca “una crociata contro la Regione per l’approvazione di norma che crea disparità fra i cittadini che utilizzano gli stessi sistemi di riscaldamento”.
Le limitazioni e i divieti si rincorrono, e si è ingenerata tanta confusione. I cittadini cercano informazioni a destra e a manca. “Forni, barbecue, locali commerciali sono esenti da ogni divieto. – cerca di fare chiarezza il consigliere regionale verucchiese Giorgio Pruccoli – E vale anche per forni e barbecue di abitazioni private”. Anche i caminetti a camera chiusa sono esenti dal divieto, dunque per Pruccoli lo stop vale solo per i caminetti a camera aperta dove non sia presente una fonte alternativa di calore. Il presidente della Regione e i sindaci si sono incontrati lunedì a Bologna per fare il punto sulla situazione. E ne è scaturita anche la virgola. La Regione chiarirà che il cosiddetto uso ludico ricreativo è ammesso. Si può dunque accendere il caminetto alla sera per stemperare umidità e rigido, purché non ci si scaldi unicamente a legna con camino a camera aperta.
C’è comunque chi propende per soluzioni alternative. Livio Cursi di Novafeltria invoca “l’inserto su camino a legna esistente. Costa un po’ ma è consigliabile. – prosegue l’ex consigliere – Meno emissioni e maggior rendimento, dal 30 al 70% di un normale camino”.
Fa discutere anche l’estrema rigidità della norma. Il Piemonte, ad esempio, è più elastico, per cui dà il via libera a tutte le “macchine” certificate 3 stelle, ma già da ora fa vendere solo quelle a 4 stelle. Questione di buon senso, “mentre in Emilia Romagna siamo al paradosso: – è l’appunto di Ivano Marini di Casa del Bagno di Villa Verucchio, noto rivenditore di stufe e caminetti – Lo Stato elargisce un incentivo conto termico per l’acquisto di stufe a 3 stelle, mentre per Bologna sono considerate fuorilegge”.
La Lega era già passata al contrattacco: il segretario nazionale e consigliere regionale Massimiliano Pompignoli brandiva proposte alternative. La Regione ne ha già recepite diverse. Forni, barbecue (anhe di locali privati),locali commerciali sono esenti da ogni divieto, come pure i caminetti. “Il cosiddetto uso ludico ricreativo – fa notare il consigliere regionale di Verucchio Giorgio Pruccoli – è ammesso”.
Anche con le interpretazioni, però, ci si può scottare.