L’atmosfera culturale di un Paese è poco considerata. Quando si esaminano le risorse di una società, l’attenzione viene concentrata su altri fattori: la finanza, il lavoro, il reddito, il consumo. L’economia fa la voce grossa.
La cultura viene sfiorata, mentre si affronta l’argomento dell’istruzione, ma la prospettiva rimane la ricerca di lavoro o il livello del reddito.
C’è però un ampio ruolo della cultura, svolto per lo sviluppo di una società, perché la cultura di una società non si limita all’educazione scolastica, ma si radica nella mentalità, nei comportamenti, negli stili di vita, nei valori e nei modelli che le persone vivono e contribuiscono a creare. In fondo i nostri obiettivi e i nostri progetti sono condizionati dal contesto culturale in cui siamo immersi.
Che succede, allora, quando l’immaginario collettivo si oscura?
Un’interessante ricerca del Censis, intitolata Miti del rancore, miti della crescita. Verso un’immaginario collettivo per lo sviluppo, evidenzia che gli italiani sono diventati “rancorosi” verso gli altri e verso la loro comunità.
Questo peggiora la loro fiducia verso il futuro. Così l’immaginario, un elemento essenzialmente culturale, influisce in modo negativo sulle prospettive della società italiana.
I dati mostrano che solo il 45% dei cittadini è convinto di avere le stesse opportunità degli altri, contro il 60% dei francesi o il 58% degli spagnoli. Il 60% degli italiani inoltre è convinto che “le cose stanno andando nella direzione sbagliata” e per il 69% la qualità della vita in passato era migliore. La combinazione di questi fattori genera un clima di rancore diffuso, quasi violento, sostiene l’istituto di ricerca.
Questo incide anche sulle scelte economiche. I cittadini privi di fiducia cercano di conservare le loro risorse economiche per timore di dover affrontare in solitudine momenti di crisi. Così si impedisce di gettare le basi per un possibile sviluppo.
Concludono i ricercatori che l’atmosfera di un immaginario collettivo rancoroso condiziona le prospettive. Si produce uno stallo che crea una pericolosa stagnazione sociale. Il confronto con il passato è significativo i periodi di maggior benessere in Italia si sono verificati, quando l’immaginario indicava una apertura alla speranza che nasce dalla fiducia verso gli altri.
Andrea Casavecchia