“Una giustizia ritardata è una giustizia negata. La lentezza dei processi, sia nel civile che nel penale, non è più tollerabile”. Sono le parole del presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, pronunciate lo scorso luglio nel corso della cerimonia di consegna del Ventaglio da parte dell’Associazione stampa parlamentare. Parole che fanno luce su uno, forse il principale, dei grandi problemi che affliggono la giustizia italiana in epoca recente: l’eccessiva lentezza dei procedimenti giudiziari. Un problema non solo teorico-giuridico, ma concreto: da quando vige la legge Pinto (2001), che prevede un’equa riparazione in caso di processi che eccedano la ragionevole durata, lo Stato italiano ha avuto condanne per circa 1 miliardo di euro. Per capirci: ad oggi, secondo i dati del Ministero della Giustizia aggiornati al settembre scorso, sono circa 968mila i processi che superano i limiti della ragionevole durata (tre anni per il primo grado, altri due per l’appello e un anno in Cassazione), oltre 345mila nel penale e quasi 623mila nel civile. Un problema vero, che però non va spiegato, come erroneamente spesso accade, con una generale incompetenza degli operatori della macchina giudiziaria, ma con un altro problema, che è quello delle carenze di organico, diffuse in tanti dei nostri tribunali. È così anche a Rimini? Qual è la situazione nella nostra città?
Il caso Rimini
Il Tribunale di Rimini è pienamente a conoscenza di questa tematica. Quella delle carenze di personale della corte riminese è, infatti, una questione dibattuta da tanti anni, un ‘tema caldo’, che nel tempo ha suscitato diverse polemiche. Basti pensare che già 10 anni fa se ne discuteva: nel 2008 l’allora Presidente di Sezione del Tribunale Rossella Talia, infatti, affermava che “il problema principale della giustizia riminese è da sempre quello di una carenza di organici”, aggiungendo che “un altro problema gravissimo è quello delle carenze di organico nelle cancellerie. Molti cancellieri sono andati in pensione, altri stanno per andarci. Su questo punto abbiamo avuto qualche aiuto da Provincia e Comune: aiuti in larga misura insufficienti”.
Gli aiuti
L’ex presidente Talia parlava di aiuti. A fronte di una situazione di personale giudicata critica e allarmante, infatti, la Provincia di Rimini era intervenuta in diversi modi per cercare di inviare rinforzi al Tribunale e arginare il problema. Gli aiuti in questione si sostanziavano principalmente nella stipula di appalti con cooperative sociali del territorio, grazie alle quali era possibile assumere personale qualificato da inserire in organico presso la corte riminese. Oppure, altro metodo utilizzato dalla Provincia, era quello di stipulare convenzioni con Tribunale e Procura riminese per destinare al sostegno delle attività di cancelleria del palazzo di giustizia lavoratori in mobilità, in un’ottica di pubblica utilità. Così da far collimare l’esigenza di maggiore efficienza nelle attività degli uffici giudiziari, alle prese con problemi di carenza di personale, e quella di sostenere quei lavoratori colpiti dalle difficoltà aziendali e dalla crisi economica che, in quegli anni, stava diffondendo i suoi primi, e più potenti, effetti. Questi aiuti, però, qualche anno fa si sono interrotti. Gli appalti sono cessati (come nel caso della cooperativa ‘New Horizons’ nel 2014), e la questione del poco personale al Tribunale di Rimini è riemersa.
Torna l’allarme
Ed è riemersa fortemente. Basta guardare i numeri. Nella primavera del 2015, infatti, si parlava di una scopertura totale di personale pari al 32,36% che, tradotto, significa che su 3 dipendenti previsti ne mancava uno. E non solo. Altri numeri che circolavano in quel periodo sono in grado di fotografare la situazione in modo eloquente: 45,95%, in sostanza un funzionario su 2, di scopertura del personale con potere di firma, che non può essere sostituito in alcun modo da dipendenti appartenenti a qualifiche inferiori. Inoltre, 30% di scopertura, nello stesso periodo, del personale amministrativo della Procura della Repubblica riminese. Una questione talmente emergenziale da muovere la politica e arrivare addirittura al Ministero.
È il giugno 2015 quando il deputato riminese del PD Tiziano Arlotti raccoglie le preoccupazioni del presidente Talia in un’interrogazione parlamentare rivolta all’allora Ministro della Giustizia Andrea Orlando. Al guardasigilli si chiedeva di “agire urgentemente per risolvere l’allarmante situazione in cui si trova il Tribunale di Rimini e per rispondere alla necessità di copertura dei posti della cancelleria”. Un’interrogazione che non solo metteva in luce le percentuali di scopertura di personale già citate, ma che sottolineava anche i problemi relativi alla cancelleria, chiedendone pertanto la urgente “copertura immediata di almeno 2 dei 3 posti vacanti di direttore di cancelleria, di 3 dei 7 posti vacanti di funzionario nonché di altri 3 posti, così come è altrettanto urgente la copertura immediata del posto di Dirigente”. Un appello che, almeno apparentemente, non è rimasto ignorato. Lo stesso CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), infatti, attraverso il proprio vicepresidente Giovanni Legnini, qualche mese dopo l’interrogazione di Arlotti dichiara che c’è massima attenzione alla questione del Tribunale riminese.
La risposta
Un’attenzione al problema che si traduce in risposta concreta. Nel novembre del 2016 viene firmato, a Roma, un protocollo d’intesa dall’allora Ministro della Giustizia Andrea Orlando, dal presidente di quella che era la Provincia di Rimini Stefano Bonaccini, dal presidente della Corte d’Appello di Bologna Giuseppe Colonna e dal procuratore generale della Repubblica di Bologna Ignazio De Francisci. Scopo? Sopperire alle carenze di organico e ridurre i tempi dei procedimenti giudiziari del Tribunale riminese. Un segno di concreto intervento. Almeno
I conti non tornano?
Si arriva in tempi recenti. Lo scorso inverno, nel dicembre 2017, viene pubblicata la notizia che, alla luce del protocollo d’intesa appena citato, l’organico di Rimini può ora contare su un rinforzo di ben 8 unità di personale, così distribuite: due agli uffici del Giudice di Pace, due alla Procura e quattro al Tribunale. Ma qui nasce un’ambiguità.
L’attuale presidente del Tribunale di Rimini, la dottoressa Francesca Miconi, però, interpellata esplicitamente su questo argomento, dichiara: “Devo precisare che la Convenzione menzionata, conclusa il 16 novembre 2016, ha durata di 12 mesi, eventualmente estensibile ad ulteriori 12 mesi, ed è quindi di prossima scadenza (novembre 2018). In forza di detta convenzione il Tribunale di Rimini ha avuto l’assegnazione di una unità di personale, dal marzo 2017 al marzo 2018, e non risulta siano stati indicati dalla Regione ulteriori lavoratori. Si è trattato di personale amministrativo, di ausilio ai servizi amministrativi”.
Quali e quanti rinforzi ha avuto, dunque, il Tribunale di Rimini? Si è finalmente usciti dalla situazione emergenziale che si è raccontata? Speriamo, nel breve termine, di poter avere risposte più chiare.