Ravenna Festival, il Duo Gazzana e l’Orchestra dell’Opera Nazionale Ucraina impegnati in un grande omaggio a Valentin Silvestrov
RAVENNA, 2 e 4 luglio 2018 – Ci sono compositori di una certa fascia generazionale, nati nell’ex impero sovietico, rimasti a lungo sconosciuti nei paesi occidentali. In passato, le censure politiche hanno impedito ad alcuni musicisti di valicare la cortina di ferro: un isolamento che, oltre ad aver causato a questi artisti innumerevoli frustrazioni professionali, ha impedito la diffusione di materiali musicali di grandissimo interesse. Dopo Schnittke, Gubajdolina, Kancheli e Pärt, ormai regolarmente inseriti nelle programmazioni concertistiche italiane, all’appello mancava ancora Valentin Silvestrov, pianista e compositore ucraino – è nato a Kiev nel 1937 – cui il Ravenna Festival ha appena dedicato un icastico ritratto, in due serate. È stato così possibile ascoltare le sue composizioni nella variante solistica (sia pianoforte che violino), cameristica, orchestrale e corale.
Durante il primo appuntamento, ospitato nella splendida Sala del Refettorio del Museo Nazionale (dove sono custoditi gli affreschi attribuiti a Pietro da Rimini), si è esibito il duo formato dalle sorelle Gazzana – Natascia al violino e Raffaella al pianoforte – che vantano con il maestro ucraino una consolidata frequentazione, tanto che nel programma della serata figuravano anche Quattro pezzi, espressamente dedicati da Silvestrov alle due talentate ragazze.
L’apparente minimalismo della scrittura del musicista ucraino – definito un “romantico d’avanguardia” – in realtà si sostanzia in radici solidamente piantate nella tradizione: le due interpreti (sia singolarmente ai rispettivi strumenti sia eseguendo i brani concepiti per duo) hanno sottolineato queste ascendenze, inframmezzando la musica di Silvestrov con brani di autori del passato, in un raffinato percorso dove si percepivano nitidamente le parentele con Bach o Mozart, così come Ysaÿe. La netta caratterizzazione in senso melodico, che contraddistingue la scrittura di Silvestrov, viene in tal modo illuminata dal raffronto con gli illustri predecessori, in un continuo gioco di specchi e affascinanti riverberazioni. Affiorano così nella sua musica gli echi di una memoria sedimentata in profondità, e restituita in forma nuova, attraverso un linguaggio e una sensibilità del tutto contemporanei.
Nel secondo concerto, a Sant’Apollinare in Classe, si sono esibiti l’Orchestra e il Coro dell’Opera Nazionale “Taras Shevchenko” (il più importante teatro ucraino) sotto la guida di Mykola Diadiura, che ne è anche il direttore principale. In programma la recente Elegia e pastorale per pianoforte e orchestra d’archi – in prima esecuzione italiana – che ha visto impegnata come solista un’impeccabile Anastasiya Titovych e la Cantata n. 4 per soprano, pianoforte e orchestra d’archi, affidata all’espressivo soprano Kseniya Bakhritdinova-Kravchuk, dal seducente timbro venato di ombreggiature scure: due brani dove il ruolo solistico, sia esso pianoforte o voce, è estraneo a ogni virtuosismo, mantenendo rispetto agli altri strumenti sempre una funzione di primus inter pares. La stessa idea sonora si rintracciava nella seconda parte della serata, quando si è esibito il magnifico coro guidato dal giovane Bogdan Plish, dove i numerosi interventi solistici erano affidati a bravissimi componenti: nei Canti liturgici (2005) le minuziose indicazioni dinamiche del compositore sono state splendidamente valorizzate da un’esecuzione emozionante per la bellezza e l’avvolgente magia sprigionata dai lunghi suoni tenuti, e che l’acustica della Basilica sembrava ulteriormente potenziare.
A fine concerto un inedito bis, offerto dallo stesso compositore che, nonostante l’atteggiamento schivo, si è seduto al pianoforte: quasi a ribadire come, al di là della parentesi corale che lo accomuna alla grande tradizione russa, questo resta il suo strumento.
Giulia Vannoni