Per fermare la storia di qualcosa in un determinato punto gli anglofoni usano l’espressione “as we know it”, ovvero “così come lo conosciamo”. Esempio celebre è “It’s end of the world as we know it” dei REM, poi reinterpretato dal nostro Ligabue in “A che ora è la fine del mondo”. Cito l’espressione perché pare proprio che la Molo Street Parade di Rimini, a detta degli stessi promotori, abbia finito un ciclo e vada ripensata. Organizzare un evento di tale portata e in quei luoghi oggi infatti non è più come qualche anno fa. Addio alla Molo “così come la conosciamo”? Trovandomi in altra parte d’Italia, per la Molo 2018 ho provato a farmi un’idea di come sia andata leggendo commenti altrui. Per qualcuno l’ottava meraviglia del mondo, per altri un girone dantesco. Uno spettacolare trionfo e spettacolare disastro allo stesso tempo. Gli uni ad accusare gli altri di vedere solo il buono o il cattivo di un evento davvero troppo mastodontico per poter essere pienamente percepito da un singolo essere umano. Una mostruosa creatura mitologica che probabilmente finirà agli annali senza che nessuno l’abbia davvero conosciuta. E che i nostri nipoti navigando nel passato non capiranno perché troveranno racconti, coerentemente alla modalità narrativa della nostra epoca, del tutto incoerenti.
Il Caffè Scorretto di Maurizio Ceccarini