Si chiama no tax area. È il progetto messo in cantiere dal Comune di Rimini per sostenere le nuove imprese del territorio concedendo contributi per il pagamento delle imposte locali. Si tratta di un investimento previsto di 50mila euro l’anno per il triennio 2018-2020. Il prossimo passo sarà la pubblicazione dell’avviso pubblico per l’anno in corso, il primo con le nuove linee guida. Confermati i tre assi portanti: valorizzazione del centro storico e dei borghi, sviluppo dell’occupazione e sostegno all’imprenditoria giovanile.
“La novità – spiega l’assessore alle attività economiche Jamil Sadegholvaad – è l’allargamento, in caso di residui di risorse non utilizzate, dei potenziali beneficiari per la copertura di una quota dei costi sostenuti (per un massimo di 2mila euro) in fase di start up di impresa: acquisto di beni strumentali funzionali all’attività come hardware informatico, attrezzature, programmi informatici, realizzazione del sito aziendale, attrezzature e macchinari. Si tratta di piccoli artigiani o start up che non sono soggette a imposizioni fisse, una categoria in crescita che testimonia il forte dinamismo del tessuto imprenditoriale riminese”.
Più in generale, i beneficiari dell’intervento sono le imprese, regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle Imprese, che hanno sede legale od operativa attiva ubicata nel Comune di Rimini, e che soddisfano le condizioni soggettive ed oggettive specificate nelle Linee guida e negli Avvisi pubblici che disciplinano l’accesso al contributo. In questo caso, il contributo è potenzialmente pari all’intero importo dei tributi. Sono, invece, escluse dai benefici, indipendentemente dalla zona di insediamento, alcune tipologie di attività, tra cui quelle dove sono presenti slot machine o video lottery, i compro oro, phone center e internet point; istituti bancari, agenzie di leasing, attività finanziarie e assicurative, imprese e agenzie immobiliari e negozi che vendono tabacchi, sigarette elettroniche, armi, sexy shop. Sono inoltre escluse le attività di vendita al dettaglio del settore alimentare e attività artigianali/industriali di preparazione e vendita di prodotti alimentari (gastronomie, pizze, kebab) ad eccezione di attività che vendono in via prevalente prodotti tipici locali e regionali.
“La no tax area diventa strutturale, uscendo dalla sua fase più sperimentale, distribuendo le proprie risorse nell’arco di un intero triennio, con un investimento importante. Con questa novità, come quella relativa alle start up, puntiamo al pieno impiego delle risorse stanziate, per sostenere anche quelle imprese che, per caratteristiche strutturali, non sono soggette a imposte locali, ma possono comunque far fronte a ingenti costi di avviamento”.
Lucia Genestreti