Uno dei quesiti più pressanti della società moderna è: sono nate prima le corse su strada o le lamentele per il traffico bloccato? In questa stagione tra podistiche, ciclistiche, biatletiche e triatletiche le nostre strade sono infatti spesso oggetto di chiusure più o meno prolungate. E non tutti la prendono nello stesso modo. Alla recente maratona, ad esempio, ho assistito a scene in cui l’elettricità tra i delegati alla gestione del traffico e gli utenti della strada era tale che mi si è ricaricato il telefono da solo. Da atleta con un discreto passato (e un po’ più affannoso presente), premetto di non essere proprio imparziale in quanto partecipe delle esigenze sportive. Mi limito solo perciò a rimarcare un determinato comportamento, quello dell’automobilista che dice al malcapitato vigile o volontario «Io ho il diritto di passare. Lei non ha il diritto di fermarmi». Le limitazioni al traffico per le manifestazioni sportive sono di norma regolate da ordinanze di pubbliche amministrazioni, quindi atti ufficiali e riconosciuti dalla legge. Quindi in questo caso, signori, avete il diritto al limite di chiedere una migliore organizzazione ma purtroppo non di spianare ciclisti o podisti. Neanche se il vostro post su Facebook “io sono per lo sport ma non si può bloccare il traffico” ha centinaia di mi piace.
Il Cinecittà di Maurizio Ceccarini