Una domenica di incontro con i cresimandi e i loro genitori? Un pomeriggio in Basilica Cattedrale e in Sala Manzoni durante la Quaresima? L’idea lanciata dalla Diocesi di Rimini all’inizio era stata accolta in maniera un po’ freddina, se non proprio con scetticismo. I ragazzi “faticano” a frequentare il catechismo, la preparazione al sacramento della Cresima è già di per sé impegnativa, “intercettare” i genitori è sempre complicato… Eppoi, raggiungere Rimini dalle varie zone della Diocesi, alla domenica pomeriggio, quando c’è da lottare contro la “divanite”, le gite fuori porta e lo sport, è spesso perdente. Il Vescovo di Rimini però ci ha creduto, e l’Ufficio Catechistico Diocesano, a quel tempo diretto da don Giuseppe Giovanelli, ci ha messo il giusto entusiamo nel lanciare l’iniziativa.
A distanza di otto anni (la prima edizione è del 2011), gli “Incontri con i Cresimandi” non sono soltanto una tradizione, ma una iniziativa cresciuta nei numeri e soprattutto efficace, i cui piccoli semi stanno germogliando. Una media di 550 ragazzini ogni domenica, accompagnati da almeno 600 genitori (e qualche nonno, e anche entrambi) fanno almeno 4.200 persone raccolte in quattro domeniche in Basilica Cattedrale. La partecipazione si è così impennata che gli incontri da tre son diventati quattro, per poter accogliere tutti e in modo dignitoso.
“Un incontro cordiale, amichevole, fraterno ma anche profondo e perfino commovente. – dipinge gli appuntamenti con i cresimandi i loro genitori il vescovo Francesco – Se ogni anno ragazzi e adulti ritornano, anzi aumentano di numero, anche grazie al passaparola di chi li ha preceduti, significa che questa proposta arriva alla mente e al cuore”.
Mamme e papà che han già partecipato agli “Incontri”con il figlio più grande, ritornano volentieri in Duomo con il figlio più piccolo. “Siamo stati colpiti positivamente la prima volta, – ammettono candidamente Enrico e Lara, di Bordonchio – perché avremmo dovuto disertare la seconda? È sempre interessante ascoltare persone che testimoniano nella loro semplicità l’incontro con Cristo. Ogni volta è stato un arricchimento, per questo abbiamo accettato volentieri di ritornare una seconda e terza volta”.
Il ritrovo è alle ore 15. I genitori dei cresimandi si ritrovano in Cattedrale assieme al Vescovo, mentre i ragazzi si dirigono in Sala Manzoni, seguiti dal direttore dell’Ufficio Catechistico diocesano don Daniele Giunchi, il quale li aiuterà a riflettere su un’icona evangelica. Quest’anno la scelta è caduta su di Giovanni, il discepolo.
Il tema dell’amicizia e degli incontri importanti, decisivi, è stato trattato da don Daniele e dalla sua équipe attraverso alcuni video e video musicali, tra cui quello di Simona Atzori, la ballerina senza braccia, ma anche la storia di Giulia, la ragazzina morta quattordicenne dopo il percorso che l’ha portata alla cresima.
Di Giulia sono stati letti brani del diario nel silenzio più assoluto.
In contemporanea mamme e papà ascoltano alcune testimonianze (una giovane e positiva sposa e mamma che racconta la sua esperienza in famiglia, con il marito e con i gruppi di ragazzi del dopo cresima, un recuperando della Casa Madre del Perdono), prima di una breve catechesi del Vescovo.
Si ascolta, si prega e si canta. Eccome se si canta! I cori scelti da don Giuseppe Tognacci. “La scelta è soprattutto territoriale, – fa notare il Rettore della Cattedrale – cerchiamo di ospitare cori e formazioni di genitori e ragazzi delle diverse zone ospitate all’incontro, in questa occasione Saludecio e Santo Marino”.
Genitori e figli (accolti da un grande applausosi ritrovano insieme con mons. Lambiasi in Cattedrale, per la visione di un video commentato dallo stesso vescovo Francesco. La preghiera conclusiva sarà l’ultimo atto dell’incontro. Sono già trascorsi 90 minuti e in partica nessuno se n’è accorto.
La proposta fa viaggiare a braccetto parola e vita, per cui parola di Dio e testimonianze. E l’evangelizzazione atraverso l’arte. Attraverso le diverse raffigurazioni di Cristo. Il Cristo di San Damiano, bizantino, già denudato e vivo, e quello di Cimabue, tutto contorto, ricco di umanità.
Il minuto di silenzio commuove. “Prepariamo così l’assemblea ad un minuto di silenzio contemplando il Crocefisso di Giotto, l’unico elemento della Basilica ad essere illuminato” rilancia mons. Lambiasi. In quel Crocifisso Giotto ci ha messo tutta la sua fede. Cristo è raffigurato già morto, con un fiotto di sangue, però la testa non è penzoloni, è un “gioco” di rimandi tra morte e vita. “Quel Crocifisso non testimonia l’umanità raccapricciante della morte per crocifissione – spiega ancora il pastore riminese – ma dice piuttosto la fede di Giotto nel vivente, in Colui che è risorto e vivo oggi”.
Genitori e figli applaudono al termine di ogni incontro. Ed escono sorridenti. Si fermano a frotte sul sagrato del Duomo, per saluti, commenti, abbracci… e selfie. Sì, anche selfie con il Vescovo che si presta a questa dimensione social dell’autoritratto realizzato attraverso uno smartphone e condiviso sui social network, la dice lunga sull’atmosfera che si è respirata all’interno della Basilica e che si ripercuote anche all’esterno. Gioia e partecipazione. Un seme di vero, buono e bello è gettato.
Paolo Guiducci