Il campanello di casa che suona. Lui che va ad aprire. Poi solo urla. Di rabbia. Di paura. Di disperazione. E la corsa verso l’ospedale con un labro spaccato, un occhio gonfio e il naso tumefatto. Vittima dell’aggressione, un ragazzo di 17 anni di colore. È accaduto tutto a Riccione. Carnefici, un coetaneo di Cattolica e due suoi amici, tutti già identificati dalle forze dell’ordine.
“Sporco negro, devi morire!” e poi quel pugno. Diritto in pieno volto. Ma a fargli più male sono state quelle parole. Ma del resto il 17enne è abituato. Spesso quel gruppetto di ragazzotti lo insulta quando lo vede passare, ma lui fa sempre finta di nulla. Ma l’aggressione in casa non se l’aspettava proprio, anche perché a pochi passi c’era la madre che, sentite le urla, ha preso il mattarello dalla cucina. Ma è stato il figlio a fermarla. A far scattare la rabbia del coetaneo una semplice passeggiata che la sua vittima avrebbe fatto a Morciano con una ragazza.
“Vorrei andare avanti, chiudere con questa storia, non mi piace finire sui giornali, ma ringrazio tutti per la grande solidarietà ricevuta” ha detto ai giornalisti il ragazzo. Perché da Rimini a Cattolica sia il mondo politico sia quello sportivo (il 17enne gioca a basket) si sono stretti intorno a lui condannando il gesto.
“Se potessi parlare con loro (gli aggressori, ndr) spiegherei come è andata la storia, non hanno capito cosa è accaduto veramente. Sicuramente potrei perdonarli, del resto non è che mi abbiano fatto chissà che cosa. E alle offese sono abituato. Quando gioco, spesso trovo nel pubblico avversario, gente che ne dice di tutti i colori, ma devi essere bravo a non ascoltare”.
Francesco Barone