Lavoro: settore edile più a norma del fronte turistico e alberghiero. L’Ispettorato di Rimini: “La normativa in materia di sicurezza è abbastanza capillare e ha delle maglie molto strette, per cui è molto facile per il datore del lavoro incorrere in violazioni che non sono gravissime, ma che comunque risultano sanzionabili”
Lavoro – Su 100 ditte, nel Riminese, 99 sono irregolari dal punto di vista della sicurezza. Ma non tragga in inganno un dato come questo, sottolinea il responsabile del Servizio prevenzione e protezione dell’Ispettorato del Lavoro di Rimini, Triestino Fortino. La normativa in materia di sicurezza ha delle maglie talmente strette – è il messaggio – che è molto facile per il datore del lavoro incorrere in violazioni. Non gravissime, ma comunque sanzionabili. Questa la chiave di lettura di uno degli enti preposti in materia, ma i dati cosa dicono esattamente?
Nel corso del 2017 le denunce d’infortunio pervenute all’Inail (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), sono state 635.433. La diminuzione di 1.379 casi rispetto allo stesso periodo del 2016 (-0,2%) è dovuta esclusivamente al calo degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro (-0,7%), mentre quelli in itinere, nel tragitto casa-lavoro e viceversa, hanno subito un aumento significativo (+2,8%).
Analizzando più nel dettaglio i dati relativi all’Emilia Romagna si riscontra un aumento dello 0,7% rispetto al 2016, una crescita che allarma innanzitutto i rappresentanti di lavoro e sicurezza (Rls) e del sindacato confederale. Dal 2012 gli infortuni sul lavoro in Emilia Romagna sono diminuiti, passando da 100.997 a 84.163 nel 2016 (vd.Tab. 1). Anche le malattie professionali denunciate sono in tendenziale crescita passando dalle 3.164 del 2004 alle 7.019 del 2016, con un dato positivo raccolto solo dalle città di Ravenna e di Rimini (Vd. Tab. 2). Tuttavia, ciò che è chiaro è che la Regione deve intervenire maggiormente per tutelare delle persone affette da malattie professionali, e in questo un compito decisivo va attribuito ai medici di base e agli operatori ospedalieri”.
La situazione cambia a seconda dei settori lavorativi in cui si opera.
Per quanto concerne la provincia di Rimini, da Bellaria-Igea Marina a Cattolica, il settore terziario, principalmente composto dalle strutture alberghiere, presenta una situazione più complessa per quanto concerne le denunce sul posto di lavoro o la presenza di operai e operaie assunte senza un regolare contratto di lavoro. È questo un dato fornito dall’Ispettorato del Lavoro di Rimini che, negli ultimi anni, si è sempre più occupato di regolarizzare la realtà del settore edile. “Noi come Ispettorato del lavoro ci occupiamo di vigilanza sul mercato del lavoro. La principale competenza riguarda il controllo sui rapporti di lavoro, dalla regolarità dell’assunzione, alle buste paga, al rispetto degli orari, dei riposi e dei contratti collettivi. Inoltre, vigiliamo anche sul regolare ricorso a figure alternative alla classica concezione del lavoro subordinata al tempo indeterminato: oggi esistono molti contratti di diversa natura. Abbiamo una piena competenza per quanto riguarda il settore edile, quindi quando facciamo vigilanza in un cantiere oltre a verificare questi aspetti di rapporti di lavoro guardiamo anche alle norme vigenti in materia di tutela dell’igiene e della sicurezza sul lavoro. Io me ne occupo dal 2003, sono 15 anni che non abbassiamo la guardia su questo fronte. Sugli altri fronti se ne occupa l’Asl di pertinenza che svolge altri controlli nel settore edile e negli altri settori economici”.
Dott. Fortino, qual è la situazione che l’ispettore trova nel corso dei controlli?
“Non ci sono particolari criticità e c’è da dire che non riscontriamo grandi numeri per quanto riguarda il lavoro nero. Al massimo qualche problema lo si riscontra nelle partite Iva, soprattutto in relazione agli artigiani che a volte fingono un lavoro subordinato. Anche per quanto riguarda l’ambito della sicurezza non esistono dati drammatici, dunque non tragga in inganno che su 100 ditte 99 sono irregolari dal punto di vista della sicurezza. La normativa in materia di sicurezza è abbastanza capillare e ha delle maglie molto strette, per cui è molto facile per il datore del lavoro incorrere in violazioni che non sono gravissime, ma che comunque risultano sanzionabili. Pensiamo ai rischi previsti nei cantieri, dagli infortuni a un incendio: la norma prevede che i lavoratori debbano avere una formazione e questa spesso viene a mancare, o comunque mancano i presidi. Quelle sono violazioni penali ma che comunque nell’economia di un cantiere non determinano la sospensione dei lavori o il sequestro del cantiere. E’ molto facile trovare lavoratori senza il casco: qui la violazione si divide tra grave e veniale. Si sanziona il datore perché il lavoratore è la parte tutelata del nostro controllo anche se spesso accade che il datore ha fatto tutto quello che doveva e che è il lavoratore a omettere di indossare il casco o di non indossare le cinte sui ponteggi di montaggio. Però anche in questo caso il datore ha il dovere di controllare e vigilare o in prima persona o mediante la figura di un preposto”.
Dove è principalmente presente il lavoro nero?
“Tutta la provincia di Rimini è caratterizzata da una buona condotta. Il lavoro nero tendenzialmente lo troviamo nel terziario che costituisce la realtà economica di Rimini, (logistica, spedizioni). Anche nel corso dei periodi ordinari, non di alta stagione, opera una vigilanza aggressiva. Un organo ispettivo segue gli orari dell’apertura delle attività, ma la visita ispettiva avviene anche nel corso del fine settimana, o a tarda notte, giorni e momenti della giornata in cui è più facile trovare il ricorso al lavoro nero”.
Dai primi anni 2000 ad oggi, come è cambiata la situazione?
“Per stessa ammissione dei professionisti che seguono la sicurezza dei cantieri la situazione sta tendenzialmente migliorando. Il fenomeno del lavoro nero non è così rilevante. Il problema sussiste per quanto riguarda la sicurezza: un livello di regolarità che si aggira attorno al 90%. Grossi problemi non ne abbiamo anche se c’è da dire che spesso il committente affida i lavori a ditte che davanti alla legge non presentano i requisiti tecnico professionali”.
Questo per quale ragione si verifica?
“I committenti seguono la legge del risparmio. La sicurezza ha dei costi e chi la applica richiede maggiore formazione, sorveglianza sanitaria, attrezzatura a norma. Sono più i privati che accorrono a queste ditte alternative avendo minori controlli. La struttura appaltante pubblica invece è sottoposta a diversi controlli normativi”.
Dato che interessa anche donne e minori nel mondo del lavoro?
“Per quanto riguarda il settore edile, nel corso dei controlli effettuati in questi anni ho trovato due donne ‘muratrici’, poi altre che ricoprivano altri ruoli professionali. Per quanto riguarda i minori eccetto qualche tirocinio, non ne ho trovati. Nell’ambito turistico e alberghiero, dunque nel terziario, la situazione è diversa. Innanzitutto è un settore prettamente femminile: si pensi alle cameriere che in un albergo sono distribuite per mansione tra la sala, i piani e la cucina. Le irregolarità seguono tutti i lavoratori in maniera più indiscriminata. Per quanto riguarda i minorenni, essendo la legge molto severa, i datori di lavori si sono lasciati scoraggiare nel corso del tempo. Rispetto a sei/sette anni fa le assunzioni di minori sono diminuite. Inoltre, dal 2011 con la pubblicazione del testo unico sull’apprendistato tutto è cambiato in termini di lavoro minorile”.
Un dato importante riguarda le malattie professionali che sembrano essere in aumento. Qual è il vostro compito in materia?
“Noi svolgiamo prevalentemente una vigilanza in funzione della prevenzione di malattie professionali. La vigilanza della malattia la svolge l’istituto assicuratore. Il nostro ruolo finisce quando riscontriamo le irregolarità. A quel punto scattano una serie di inadempimenti per la parte amministrativa (con la conseguente applicazione di sanzioni applicate in diversa misura)”.
Alessandro Notarnicola