Mercato Coperto, tutto tace. O quasi. A pochi mesi dalla scadenza della convenzione, i 120 operatori che vi lavorano sanno solo che è stata consegnata una proposta di riqualificazione al Comune. E iniziano a manifestare una certa preoccupazione per il loro futuro e per quello delle loro famiglie. Perché l’unica cosa certa, al momento, è che gli «acciacchi» della struttura non possono più aspettare. Ma per intervenire occorre un trasloco totale. E sono proprio le tempistiche di questo spostamento che lasciano molti dubbi e molte paure.
Un passo indietro
Si parte da una nota del Comune datata 20 marzo 2017.
“I naturali acciacchi della struttura, ormai vetusta, consolidano l’idea che lì occorra intervenire, e non solo in una logica di riqualificazione e di ammodernamento strutturale. Una volta che si metterà mano al complesso mercatale occorrerà progettare una riqualificazione che faccia di quel luogo un polo commerciale attrattore per tutto il centro storico, capace cioè di vivere con i suoi prodotti, i suoi profumi, i suoi operatori lungo l’arco della giornata, sulla scorta di quanto sta avvenendo in alcune città europee per analoghe strutture. L’obiettivo è ambizioso ma a portata di mano: il mercato coperto è e rimarrà mercato appunto, ma con l’obiettivo di crescere a polo delle eccellenze locali, dei prodotti a chilometro zero, messi a disposizione dagli operatori e dai produttori sia di giorno che di sera, attraverso una formula accattivante e di cui a trarre beneficio sarà l’intero centro storico. L’obiettivo di porre in essere una riqualificazione non più prorogabile coincide con la scadenza del regime concessorio per gli operatori che vi lavorano, fissato per legge al 31 dicembre 2018. Sono due partite formalmente separate ma che, nella sostanza, compongono il quadro di un obiettivo comune: dare nuova spinta al Mercato attraverso chi vi lavora. In questo quadro è evidente l’interesse dell’Amministrazione a cogliere le proposte e le sollecitazioni che possono arrivare”.
Il progetto è arrivato. Ma…
Proposte che, a quanto sembra, sono arrivate. La conferma l’ha data l’assessore Roberta Frisoni durante uno degli ultimi Consigli comunali, in risposta a un’interrogazione del consigliere di Forza Italia Carlo Rufo Spina.
“Abbiamo ricevuto delle prime suggestioni in proposito e gli uffici, vista la delicatezza dell’area sia dal punto di vista storico culturale sia da quello della collazione, stanno facendo una serie di approfondimenti per valutare le possibilità d’intervento. Al momento, quindi, è prematuro parlare di modalità e tempi. L’obiettivo è certamente quello di rendere il mercato un luogo moderno, un nuovo polo di attrazione di tutto il commercio del centro, sulla falsariga dei principali mercati europei”.
A presentare il progetto è stato il gruppo Conad che vorrebbe realizzare un piano rialzato dedicandolo alla ristorazione e alla cucina. A quanto si sa l’idea è quella di buttare giù l’intera struttura e rifarla da capo a piedi.
Operatori perplessi
Proprio questa possibilità è quella che preoccupa di più gli operatori che lavorano all’interno della struttura.
“Un anno e mezzo fa – racconta uno di loro che chiede di rimanere anonimo – ci è arrivata una lettera nella quale ci veniva comunicato che entro il 31 dicembre del 2018 avremmo dovuto lasciare il Mercato perché era intenzione del Comune intervenire sulla struttura: vetusta e con qualche problemino dal punto di vista antisismico. Ci è stato anche detto che si voleva intervenire per realizzare un’opera moderna, che potesse diventare il cuore pulsante di Rimini. E per farci capire quale era l’idea, ci hanno portato a visitare il mercato di Firenze”.
E fin qui, tutto tornerebbe. Il problema, è un altro: la mancanza di informazioni.
“Da quella volta fino ad oggi nessuno ci ha fatto sapere più nulla nonostante le nostre richieste. Sì, adesso l’assessore Frisoni ha parlato di questo progetto, ma a noi nessuno ha comunicato nulla. Quindi non sappiamo se davvero a fine anno dovremo lasciare il Mercato, e voi capite bene questo cosa significhi. Perchè nel frattempo ci è stato detto sì, che si sarebbe trovato un posto alternativo, ma se poi ci dovessero dire che ognuno deve fare da solo? Sarebbe un dramma perché dall’oggi al domani non puoi inventarti un luogo dove vendere la tua frutta, la tua verdura, per non parlare della carne, del pane e via dicendo”.
Gli operatori, in realtà, hanno anche un’altra paura: che il Comune usi come scusa il termine di fine concessione per ristrutturare sì tutto il comparto, ma facendoci altro una volta terminato. Tipo, appunto, i mercati europei dove trovano spazio anche bar e ristoranti che andrebbero inevitabilmente a ridurre lo spazio e quindi a «mangiare» banchi e posti di lavoro. Anche se si parla, in questo caso, di creare un piano rialzato.
“Ci piacerebbe sapere anche dove ci trasferiranno. Si è parlato della zona vicino al cinema Settebello, l’unica a pochi passi dal centro che possa contenere tanti operatori. Ma dovrà comunque essere realizzata una nuova struttura e, sembrerà strano da sentir dire, ma di tempo non ce ne è molto”.
Francesco Barone