Guida, insieme alla collega di 106 anni, la pattuglia degli ultracentenari della provincia di Rimini. Centododici, tra uomini e donne, capaci di dare del tu al secolo, quarantotto solo a Rimini. Lei, per la verità, le cento primavere le ha scollinate da quattro anni. Silvana Dondè in Venza il longevo traguardo lo ha tagliato il 3 febbraio scorso attorniata da famigliari, amici e parenti nel suo appartamento delle Celle, a Rimini.
Quando è nata, vedeva la luce la Metro Goldwyn Mayer, il politico socialista Giacomo Matteotti veniva ucciso, il re Vittorio Emanuele III inaugurava la prima autostrada del mondo (la Milano-Varese, primo tratto della futura Autostrada dei Laghi) e l’Uri dava inizio alle trasmissioni radiofoniche della futura Radio Rai.
Il padre, Luciano Dondè, era un esponente delle Officine Riminesi e artista nei ritagli di tempo. Una sua opera è stata gelosamente conservata dalla moglie, Eleonora Tani, nella bacheca di casa. Si tratta di un treno ad acqua e carbone, realizzato in scala e lungo 2 metri, munito di carrozza e locomotore. Nel 1939 Silvana sposa Giovanni Venza, professione fornaio. Dall’unione nasce Renato, il primogenito, e più tardi la figlia Liana. Giovanni pratica l’arte in diversi panifici riminesi fino a quando – è il 1962 – decide il grande passo: prende una pensioncina in afitto. La moglie Silvana gli è al fianco, anzi diventa ben presto l’arzdora, la signora della cucina. Un ruolo, quello tra i fornelli, che ancora oggi vorrebbe mantenere. “A casa accoglie ancora invitati a pranzo e a cena, lei pulisce fagiolini e asciuga piatti, ma parla ancora in prima persona della preparazione dei cibi, e soprattutto dei sughi dalla cottura infinita” racconta il figlio Renato, che di anni ne ha 79 ed è stato un grande organizzatore di meeting di pugilaro in città quando la Libertas “tirava” tra le società più importanti d’Italia.
Da quella prima pensioncina in poi, Silvana e il marito, con l’aiuto dei figli Renato e Liana (oggi 72enne), si sono trasformati in albergatori, gestendo hotel e pensioni a Rimini fino agli anni Ottanta.
Nonostante la rottura del femore, quattro anni fa, e le nefaste previsioni dei medici, Silvana si è ripresa bene ed oggi alla veneranda età di 104 anni ha sì bisogno di aiuto, ma ancora muove più di un passo con l’aiuto di un carrellino e di testa è… una ragazza. “Quando riceve visite di parenti, le facciamo ancora recitare le tabelline a memoria” scherzano i figli. Silvana è molto presente. Al mattino inforca gli occhiali, la sua abitudine è quella di leggere «Il Resto del Carlino», per poi passare alle riviste di gossip. Al pomeriggio guarda la tv, una sbirciatina alla sera e alle 22.30 a nanna.
“Mangia di tutto un po’, anche se si sazia davvero con poco. – assicura la figlia Lara – Pizza, pastasciutta… ”. Ricorda tante situazioni, magari meno recenti. Ad esempio rammenta i nomi degli zii e dei cugini – da Tilde ad Arlette – che hanno ospitato il figlio in Francia all’età di sedici anni, “nomi che per la verità non ricordo più neppure io…” ammette Renato.
Nella palazzina Peep delle Celle abita con la figlia insieme ad altre dieci famiglie. Silvana è una sorta di mascotte del palazzo, conosciuta e amata da tutti i vicini di casa che non mancano occasione per farle un saluto e preoccuparsi della sua salute. Alla festa per il traguardo dei 104 anni l’ultracentenaria era attorniata dai figli, dalla nipote Lara e dai nipoti acquisiti, Luciano (Capicchioni, il patron del Basket Rimini), Werter e Lella. Tutti ad applaudire questa gioiosa sempreverde.
Paolo Guiducci