Scoperto dal famoso pianista e compositore Ludovico Einaudi, il giovanisismo polistrumentista verucchiese Federico Mecozzi (nella foto con Einaudi), sta girando il mondo in tour grazie al suo violino: “Do’ spazio a libertà, istinto, orecchio”. 26 anni, una passione smisurata, talento da vendere e un disco solista appena sfornato.
Qual è stata la tua formazione?
“A 5 anni ho iniziato a suonare la chitarra in una scuola privata anche se, essendo amante di De André, mi sarebbe piaciuto anche fare il cantautore. Ho frequentato quella scuola fino ai 12 anni, dopodiché mi sono iscritto all’Istituto Musicale Pareggiato ‘Lettimi’ di Rimini dove ho deciso di approcciarmi al violino, seguendo il modello di Mauro Pagani e Angelo Branduardi. Ho impiegato un po’ più di 10 anni a diplomarmi perché ho viaggiato anche per concerti nel frattempo; nel 2009 sono partito in tournée con Einaudi, ero in quarta linguistico, quindi ho dovuto conciliare il tour con lo studio”.
A proposito, com’è nata la collaborazione con questo grande compositore?
“Nel 2008 Verucchio gli ha conferito la cittadinanza onoraria e durante la cerimonia ho suonato con lui il violino elettrico sulle note del suo successo I giorni. Einaudi è stato colpito dal mio modo di suonare, siamo rimasti in contatto, gli ho inviato alcuni brani. Poi siccome lui cercava un violinista, un tastierista e un chitarrista, mi ha chiamato per il tour Nightbook e ho accettato”.
Sei stato anche all’estero. Come cambia il pubblico da paese a paese e qual è il più caloroso?
“Ludovico è un artista di fama internazionale, quindi ho suonato con lui in Cina, Giappone, Stati Uniti, Corea del Sud, Asia, Europa, Canada, Nuova Zelanda e Turchia. Il pubblico più caloroso è stato quello inglese perché la carriera di Einaudi è partita da lì. La risposta della gente è bellissima: è la cosa che ti sostiene e ripaga tutti i sacrifici e la stanchezza”.
Come hanno reagito i tuoi famigliari quando hai deciso di partire in tour?
“Sono stati felicissimi! Ho preso questa decisione non ordinaria a 17 anni e i miei famigliari mi hanno molto appoggiato, pur avendo premura. Inoltre Einaudi ha chiamato mio babbo per accertarsi che fosse d’accordo”.
Progetti futuri?
“Fino all’estate sarò impegnato con il tour di Ludovico, Elements, mentre nella seconda parte dell’anno andrò a incidere sempre con il maestro un nuovo album ancora in fase di sviluppo”.
Sei molto giovane ma hai già realizzato collaborazione significative. Quali sono quelle che ricordi con più piacere? Quali invece quelle che sogni?
“Ora sto lavorando con Remo Anzovino che si occupa di colonne sonore e ho inciso un mio disco da solista. Ho collaborato con diversi artisti locali, tra cui Filippo Graziani e altri cantautori «minori» ma non per questo meno stimolanti. Devo ammettere però che non ho mai avuto a che fare con una persona grande come Einaudi”.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
“Attualmente sono fidanzato e tante volte la mia vita sentimentale incide sulla mia musica; l’ispirazione però mi viene anche dai viaggi, da un paesaggio o una situazione notturna. Spesso cose esistenti fanno riaffiorare in me ricordi di cose già sentite”.
Un cantautore può dare un nome alla sua canzone dal testo, ma è sicuramente più difficile scegliere un titolo per una melodia.
“Penso che prima venga la musica, poi una suggestione consiglia il titolo. Una canzone è più manifesta di una semplice melodia, è più facile darle un nome. Attualmente, invece, molti dei pezzi a cui ho lavorato per il nuovo disco sono privi di titolo. Credo anche che poi un titolo sia importante relativamente, ognuno tra dalla musica la propria interpretazione”.
Molti musicisti sono anche insegnanti, tu?
“Per ora ho dato qualche lezione di violino e chitarra, ma a livello amatoriale”.
Come si potrebbe spingere i giovani di oggi ad ascoltare ancora musica melodica?
“Non hanno buoni motivi per farlo, ma se lo facessero ne resterebbero davvero colpiti. Io per primo sono sempre stato aperto a tanti generi diversi, ma mi rendo conto che al giorno d’oggi la musica percorra una strada a una sola direzione, e i media non aiutano di certo promuovendo soprattutto il commerciale!”
Sei stato in tour in giro per il mondo. La data più emozionante?
“Tanti sono stati i momenti emozionanti, ma in particolare ricordo quando a giugno sono stato a Berlino, nell’arena Waldbühne: 20.000 persone che mi hanno trasmesso tanto calore con i loro applausi”.
Verucchio è la tua città natale.
“Sono molto legato a casa. Da agosto mi sono trasferito a Rimini perché è più centrale, ma con Verucchio avrò sempre un legame speciale, da lì è iniziato tutto. Anche a Rimini, in realtà, sono molto legato, mi ha dato molte soddisfazioni, però mi piace ritornare a Verucchio, è una garanzia di calore”.
Il tuo brano preferito di Einaudi?
“«Experience», senza dubbio. Non so dare una motivazione particolare in realtà, ma lo suoniamo a tutti i concerti da anni, e mi fa sempre lo stesso effetto, vado come in trans. È un pezzo unico”.
Hai uno spartito che devi seguire alla perfezione quando suoni col Maestro o ci metti del tuo?
“Resto sempre abbastanza distaccato dal mondo classico e accademico, preferisco dare spazio a libertà, istinto e orecchio. Sì, il brano è strutturato, ma per mia scelta non tengo gli spartiti, i pezzi sono aperti e mi permettono tanta libertà. Penso sia proprio questo l’aspetto che più mi piace di suonare con Einaudi”.
Elisa Amenta
Marta Mulazzani
Jasleen Singh