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La notizia è giunta in redazione lunedì 29 gennaio, improvvisa e assolutamente inaspettata. “Mario Gentilini è morto ieri in ospedale, dov’era ricoverato”.
È vero, il tempo passa rapido, e ancor più rapido in un giornale, dove gli anni sono come pochi giorni, ma credo davvero di aver parlato con lui poco prima di Natale. Non mi aveva accennato a difficoltà di salute, ma forse perché, come sempre, eravamo troppo presi dal confrontarci sui giudizi, a volte diversi, spesso convergenti, sulla città da entrambi sempre amata. Negli anni, fin da quando era ancora all’Enaip, Mario, con le sue visite e la sua amicizia, ci sollecitava sui temi sociali e dell’economia locale. Per primo, lanciò l’allarme indicando a Rimini la presenza d’importanti volumi di affari illeciti, ci offrì elementi per individuare una bella fetta dell’economia locale in mano alla malavita. Mario amava questa città e il suo territorio e voleva bene anche al nostro giornale. Certamente è stato uno dei protagonisti del dopo Concilio riminese. È giusto ricordarlo e dirgli anche grazie come comunità intera, religiosa e civile.
Giovanni Tonelli
Così lo hanno ricordato le Acli riminesi e l’Enaip.
Mario Gentilini: un uomo, una passione.
Ricordarlo significa attraversare con le parole e con il cuore la storia delle Acli Riminesi e della stessa città di Rimini.
Finita la guerra, oltre 300 bombardamenti la lasciarono praticamente distrutta. Il lutto e la disperazione lentamente lasciarono il posto alla tensione della ricostruzione materiale e morale dopo quei tragici eventi.
Ecco allora che in Via Dante giovani volonterosi, sicuramente impegnati nel sociale, con una vecchia radio militare aiutarono i soldati dispersi a ritrovare le loro famiglie, ampliando poi l’impegno a favore dell’assistenza dei lavoratori. Il primo Presidente Floridi tracciò allora le vie per scelte radicali contro lo sfruttamento del lavoro, i privilegi di classe e per un’autentica giustizia sociale.
Negli anni 50 e 60 le Acli sono impegnate in politica, in formazione e in assistenza.
In quegli anni nasce il Centro Zavatta e Mario Gentilini, segretario Acli, conosce Giorgio Amati, Pompeo Angelini, Mario Angelini, Vito Lombardi e Walter Bollini che formarono l’arco portante del movimento aclista attivo nel tessuto sociale e politico della città di Rimini.
L’impegno di Mario Gentilini si dispiega nelle molteplici attività dell’associazione e nel mondo delle cooperative.
In Gioventù aclista trascina i ragazzi nella formazione sociale e nell’animazione cristiana. Allora si ragionava sull’onda lunga dell’enciclica <+cors>Populorum Progressio<+testo_band> sullo sviluppo industriale e turistico del riminese con gruppi di studio sui problemi comunali dei quartieri, in gruppi di caritativa o nell’approfondimento dei problemi delle donne che lavoravano.
Collabora allo sviluppo del Patronato e alla fondazione del Centro Zavatta, di cui sarà poi anche Amministratore Delegato. E parte attiva nella costruzione del Centro Scuola Achille Grandi e della Mensa nata per alleviare il disagio di coloro che lavorano e studiano a Rimini non potendo raggiungere le proprie sedi.
Mario Gentilini è stato un uomo carico di energie, sempre con maggiori compiti di responsabilità all’interno delle Acli. Da autodidatta è diventato giornalista e ha diretto il giornale “<+cors>La voce del Lavoratore<+testo_band>”, da Presidente Acli nel 1981 con il Comune di Rimini organizza il convegno: <+cors>Essere o Produrre<+testo_band>. Interviene affermando che le Acli hanno iniziato l’esperienza di formazione con giovani ragazzi portatori di handicap, e ricorda che loro sono portatori di valori autentici che arricchiscono la società.
Negli anni 70-80 il nostro paese ha vissuto profonde trasformazioni e innovazioni e anche a Rimini queste si sono riverberate. Mario Gentilini ha trovato qui forza e slancio nella vicinanza con i Vescovi della nostra città, da monsignor Bianchieri a mons. Locatelli, da mons. De Nicolò a mons. Lambiasi, riaffermando sempre e comunque le tre fedeltà acliste: alla Chiesa, al Lavoro e alla Democrazia, nella consapevolezza che il cristiano non può delegare ad altri il proprio impegno perché la verità sull’uomo e sul mondo possa essere annunciata.
Ma un grande merito ha avuto ancora: è stato in grado di far crescere tanti giovani che intorno a lui hanno declinato i valori del Movimento, per i quali è sempre stato punto di riferimento, formando così dirigenti aclisti competenti e sensibili alle istanze provenienti dal mondo del lavoro, attenti ai giovani, agli emarginati, e in buona sostanza dalla società civile.
Cinquant’anni di storia delle Acli riminesi si riassumono, si sostanziano nella figura di Mario Gentilini, ovvero nei valori che ha incarnato, nelle azioni che ha agito, nella speranza che è stato capace di infondere per un mondo migliore.
Queste poche parole potrebbero anche correre il rischio di perdersi, ma il cuore no! Il cuore nulla perde e tiene con sé il ricordo di un grande uomo che ha contribuito allo sviluppo politico e sociale della città di Rimini e delle Acli.
Oggi, tutti gli amici delle Acli Provinciali, deI Centro Zavatta, del Caf e del Patronato, si uniscono nella preghiera alla moglie, alle figlie, ai suoi familiari, nel cordoglio, ma con la gratitudine di averlo potuto avere e apprezzare.