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Alcuni ricercatori di fama internazionale (The world inequality lab – Parigi) hanno pubblicato recentemente il primo “Report mondiale sulla diseguaglianza” scritto e basato su 175 milioni di dati fiscali e statistici elaborati e messi a confronto. Si tratta del World Inequality Report 2018 (http://wir2018.wid.world/). In tale lavoro si evidenzia chiaramente che le distanze di reddito fra le fasce sociali dei singoli Stati si sono notevolmente accentuate col progressivo impoverimento della classe media. Lo studio definisce anche il ritmo di crescita della disuguaglianza nei Paesi più industrializzati: dal 1980 al 2016 la percentuale di reddito nazionale in mano al 10% della popolazione più ricca, è passata:negli Stati Uniti (e in Canada) dal 34% al 47%; in Russia dal 21% al 46%; in Cina dal 27% al 41%, mentre il divario è meno marcato in Europa dove l’aumento è stato dal 33% al 37%. Sarebbe interessante vedere il dato in provincia di Rimini. Purtroppo non ci sono riferimenti precisi, ma possiamo immaginare che sia nella media europea o forse anche meglio (in fondo siamo in una regione “ricca” rispetto ad altre del continente). In ogni caso il quadro è triste e sconcertante: l’umanità non ha perfezionato nel tempo meccanismi economico-sociali che possono migliorare la qualità di vita delle persone in maniera generalmente diffusa ma, al contrario, ha consolidato negli anni recenti un sistema che contrappone i popoli tra loro e gruppi sociali all’interno delle medesime comunità. Non può essere sano un sistema in cui chi ha tanto si trova ad accumulare sempre di più a scapito di chi è più povero! Non mitiga questo giudizio, il fatto che ci siano dati statistici che confermano un miglioramento della ricchezza e del reddito complessivi su base mondiale. Anzi peggiora le cose sapere che la ricchezza complessivamente è maggiore del passato, ma solo alcuni ne beneficiano. Sono dati che smontano definitivamente le teorie economiche che hanno guidato le scelte e le valutazioni di governanti e amministratori pubblici. Purtroppo ce lo hanno ripetuto per così tanto tempo che lo riteniamo un dato di fatto. una verità indiscutibile. Evidentemente – invece – è una semplificazione che non rende giustizia alla verità dei fatti. Credo quindi, che dovremo guardarci bene da chi ci dichiara dati positivi sulla crescita economica, da chi non mette al centro del proprio ragionamento il contrasto a questo fenomeno di iniquità crescente. Non può bastare sapere quanto cresceremo nel PIL, ma dovremmo sempre chiederci l’effetto di scelte economiche e politiche sul benessere diffuso, a cominciare dal nostro territorio.
Nazareno Gabrielli