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Castel Sismondo, ecco la Corte a mare. Ed ora il Giardino


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Via le grate, via gli ultimi sacchi, via i residui del cantiere che vi ha “abitato” per due anni e mezzo. Et voilà: ecco la “Corte a mare” di Castel Simondo. I riminesi potevano già intravederne il senso da alcune settimane, ora il velo è alzato. Passaggio pedonale rosso, marmi, giardino, pietre, e un ingresso in legno che vuole “sottolineare” il ponte levatoio che fu. A pochi giorni di distanza dall’inaugurazione del cinema Fulgor, Rimini si guarda di nuovo allo specchio per vedere la città che era e che sarà. Questo “è il primo stralcio di un progetto più ampio di valorizzazione dell’area all’interno del quadrante urbano: – così ne declina il senso il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi – coinvolgerà l’intera piazza Malatesta, la fiancata del Teatro Galli, i Giardini esterni (oggi portatori sani di degrado) del Palazzo Podestà-Arengo e piazzetta San Martino, fino a dialogare con il Fulgor e il Ponte di Tiberio”.
Per illustrare meglio la portata di novità del suo progetto, Gnassi ha portato i giornalisti sul terrazzo della Rocca Malatestiana, con la città ai piedi. “Liberare il centro da sculture di cemento, asfalto e auto” è il mantra del primo cittadino. Che si ferma persino a contare il numero di auto posteggiate in piazza Malatesta: 18 (più altre 4 in evidente divieto di sosta a ridosso del Galli). “Si discute tanto parlare di posteggi, ma in questo caso parliamo di 18 auto parcheggiate, e magari di persone che abitano nel raggio di 3 km dal centro di una città che evidentemente non ha le dimensioni di Città del Messico. Alla fine parlano i numeri”.
Tornando al primo stralcio, il primo risultato è stato liberare piazza Malatesta di una promiscuità di funzioni casuali ma stratificate: parcheggi, mercato e degrado. Per restituire identità e storia e valore storico-artistico al Castello, che è stato persino un carcere, destituito della sua forza. Sull’utilizzo importante del marmo e su alcune scelte architettoniche e la loro “conformità” alla storia in piazza Malatesta, discuteranno architetti, storici e ingegneri. E già si sentono all’orizzonte rumori di scudi levati. Gnassi torna indietro per guardare avanti. “Quando sono iniziati i lavori nell’ottobre 2015, il dibattito era: ma quale progetto avete? Abbiamo sempre giocato a carte scoperte: work in progress. Occorreva capire cosa avremmo trovato nella campagna di scavi, quali mura, quale fossato”. In realtà, gli scavi han restituito solo materiali di riporto e detriti, dunque avanti tutta.
Verso il “Giardino del Castello”, i cui lavori partiranno tra una settimana, e la conclusione prevista tra 6 mesi. Terminata la bonifica bellica, i lavori restituiranno una vasta area che comprenderà – assicura l’ing. Chiara Favisini – un anfiteatro scavato, la rimozione della attuale cabina dell’Enel, un percorso sopraelevato laterale alle mura e una rampa verso il “Campone” al posto dell’attuale scaletta, utilizzabile anche da portatori di handicap e non vedenti. E tutta la zona sarà monitorata da telecamere.
E già si pensa – e dall’alto il sindaco Gnassi cerca di farlo vedere meglio – al Museo Internazionale Fellini, il cui bando consentirà di immaginare la Piazza delle Arti in una piazza Malatesta liberata non solo dalle auto in sosta ma dalla circolazione in generale. Stessa sorte toccherà al Ponte di Tiberio. “La pedonalizzazione dell’area porterà ad una viabilità alternativa, che stiamo studiando ma che sarà migliore della attuale” ne è convinto l’assessore Jamil Sadegholvaad. Che parla di un nuovo ponte in “sostituzione” di quello di Tiberio e di un traffico spostato a nord.
E la Piazza delle Arti, come possiamo immaginarla? Non una piazza-giardino come quella emersa dalle ceneri del vecchio campo da calcio a Santarcangelo. No, qui si studierà una pavimentazione atta ad assicurare la funzione urbana del foro, ma anche il suo utilizzo per spettacoli ed eventi. “Il teatro deve lavorare. – rilancia Gnassi facendo riferimento al galli che verrà – A Lucca, Verona, Firenze avviene già così” tanto per citare qualche esempio italiano. E sarà una pavimentazione resistente, assicura l’architetto, in una Piazza d’Arti in cui non è difficile ipotizzare la presenza di elementi artistici, con riferimenti felliniani ma anche della storia della città. “Non sarà un Aquafan felliniano!” è categorico il sindaco.
La ripulitura della Rocca ha intanto riportato in luce le belle maioliche con il simbolo dei Malatesta, e di notte la nuova illuminazione mette in risalto in maniera delicata ma efficace la silhouette importante del Castello. In attesa che l’elemento malatestiano possa dialogare con l’Ottocento del Galli e il romano del ponte di Tiberio attraverso la “Piazza d’Arti” che verrà.
Paolo Guiducci