Insegnante di lungo corso, famoso preside del liceo classico “G. Cesare” di Rimini, coinvolto nella bufera del ’68 cittadino. Il figlio medico oncologo Lodovico, che opera ed insegna a Tampa, negli States, a lui ha dedicato il “Sigismondo d’Oro” ottenuto nel 2002. Eppure di Carlo Alberto Balducci non c’è memoria proprio nel suo liceo. Nel capitolo relativo ai presidi “storici”, dalla statalizzazione ad oggi (contenuto sul sito internet dell’istituto), si passa infatti dal prof. Arduino Olivieri che ha retto la scuola in diversi periodi e fino al 1968, ad un altra figura storica della scuola riminese, il prof. Sergio Ceccarelli, che traghettando la scuola nelle bufere del 1968 e del 1977, la condurrà in porto fino al 1989, ricevendo al termine del suo mandato un meritato diploma di benemerenza dal Ministero della Pubblica istruzione.
E Balducci? Sparito. Neppure una menzione, una riga. Non un cenno. Eppure basta analizzare con una lente di ingrandimento la storica fotografia delle classi del “G. Cesare” in cui siedono vicini gli studenti Federico Fellini e Alberto Marvelli, per capire che non è stato una meteora. Da insegnante di italiano e latino, ha annoverato tra i suoi studenti proprio il futuro beato riminese. “Ne subivo il fascino e ne provavo, professore, pur giovane, una certa soggezione: lo sentivo maestro di vita, pur nel comportamento usuale e comune di uno studente di liceo. – scrive di Marvelli il prof. Carlo Alberto Balducci – Facevamo parte, io come dirigente, lui come socio, di una associazione cattolica studentesca. Incontri di studio, di meditazione, di ricreazione si svolgevano in una saletta della parrocchia dei Servi. E là diventavamo due amici che non avevano tra loro la distanza che corre tra cattedra e banco, che, anche allora, cercavo con lui e con gli altri di rendere più breve possibile. Ma ci fu in me un periodo di crisi che mi tenne lontano dalla vita dell’associazione; Alberto ne soffriva e io lo sapevo. Ma un giorno, facendo uno sforzo su se stesso, perché c’era pur da affrontare colui che era il suo insegnante, senza alzare il tono, ma rosso e un po’ concitato, mi aggredì dicendomi: «Non ti accorgi che la tua prolungata assenza da noi dà a tutti un cattivo esempio?». Fu per me, suo professore, una grande lezione di vita, uno stimolo a ripensamenti e superamenti di cui gli fui e gli sono immensamente grato”.
Balducci stranamente dimenticato dalla scuola a cui ha dato tanto. Eppure la storia lo annovera tra i “campioni” per diversi motivi. Fu, ad esempio, uno dei presidi affrontati dai contestatori in occasione del ’68, insieme a Remigio Pian (Valturio). Un ritratto importante appare sul recente A Rimini il ’68 degli studenti. Storia di un inizio, curato da Fabio Bruschi per i tipi di Panozzo editore. La firma è di Elisa Gardini.
Fu Balducci, ad esempio, ad affrontare Francesco Giuseppe (Cecco) Pianori ed anche Eros Gobbi, gli unici due studenti che hanno occupato il liceo Classico di notte. Carlo Alberto Balducci in qualche modo comprese quel gesto, portando ai due contestatori delle coperte. Il comportamento di Balducci non fu affatto approvato da altri docenti, che invece avevano proposto per questi studenti (ed altri) un voto pessimo in condotta. Avrebbe potuto costare la non ammissione all’esame di stato. Per fortuna, andò diversamente.
Cinquant’anni dopo, Balducci “paga” qualche colpa. Speriamo solo distrazione o la condizione di archivi scolastici ridotti – sono parole di Fabio Bruschi – a “poco più che magazzini con distese di faldoni e documenti accatastati alla rinfusa senza catalogazione”. Il registro del Classico dell’anno scolastico 1967-68 con tutte le trascrizioni dei consigli d’istituto e di presidenza, è però consultabile. Firma di Carlo Alberto Balducci compresa.
Paolo Guiducci