Una mostra potente, dura come un pugno nello stomaco, doloroso come – presumiamo sia stato – l’impatto dell’acido che le donne ritratte in queste foto hanno ricevuto in pieno volto.
Organizzata dalle Soroptimist International Club Rimini, è arrivata a Rimini Sheros, Donne Eroiche, la mostra fotografica (alla Galleria del’Immagine di via Gambalunga a Rimini, sino al 29 novembre) di Federico Borrella che ritrae scene di vita di donne indiane che sono state sfregiate dall’acido e che hanno ricostruito un pezzo della loro vita grazie a un lavoro, dentro uno Sheros Cafè.
“Nato nel 2014 dalla NGO Stop Acid Attack e dalla Chanvv Foundation, lo Sierose Hangout è il simbolo di un gruppo di donne che combattono per ricostruire le loro vite, distrutte d aggressioni spesso perpetrate da membri della loro famiglia, conoscenti o vicini di casa”, si legge in uno dei pannelli di presentazione a questa bella mostra.
Siamo nella zona turistica di Agra, in india a pochi passi dal famoso Taj Mahal “andarci e non andare in uno Sheros caffè è perdere un’esperienza importante. – racconta Federico Borrella, che ha incontrato queste donne più e più volte – Quando le ho viste per la prima volta e con loro sono andato per le strade della città mi sono accorto di quanto fosse normale e consolidata la pratica dell’aggressione con l’acido nei confronti delle donne. Come me ne sono accorto? Semplice, nessuno si girava a guardarci. Quei volti sfigurati erano qualcosa di normale. Questo mi ha fatto capire, in un attimo, l’enormità del fenomeno, poi quando ho saputo i numeri mi è stato tutto confermato”.
Le fotografie ritraggono poco meno di una decina di donne. C’è Ritu che è stata attaccata da due uomini in mezzo alla strada, pagati da un suo cugino che voleva punirla per una disputa territoriale tra famiglie.
Dolly 16 anni, che ha pagato con il suo viso il voler proteggere la sorella da un vicino. C’è poi Rupa che è stata sfigurata dalla nuova moglie del padre perché accusata di essere troppo somigliante a sua madre.
“Queste donne sono delle combattenti – continua il giovane fotografo – non sono solo sopravvissute, loro combattono. Tutte le storie mi hanno colpito ma più di tutte quella di due donne, madre e figlia, entrambe sfigurate (la figlia aveva appena 3 anni, e l’attacco con l’acido l’ha resa cieca, ndr) ed entrambe ancora convivono con il loro assalitore, da 26 anni. Per loro non c’erano altre vie d’uscita, ma vorrei fare qualcosa per risolvere questa situazione”.
Angela De Rubeis