Il testimone che non ti aspetti. Che c’azzecca l’attore, comico e istrione Paolo Cevoli con il sacerdote con la tonaca lisa, l’amico degli emarginati, il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII?
Il sempre sorridente Cevoli non rinuncia alle battute quando dipinge il “suo” prof a scuola: “Don Oreste era uno che rompeva le palle (testuale, ndr), non ti faceva mai stare tranquillo, ti invitava sempre ad uscire dal guscio”.
Cevoli ha imparato la lezione: ora è pronto – insieme a Giorgio Pieri, responsabile delle Case per recuperandi, carcerati in cerca di riscatto, a lanciare la campagna “adotta un carcerato”. “Chiediamo solo 30 euro invece dei 300 al giorno che costa un detenuto allo Stato” scherza seriamente Cevoli.
Il comico riccionese è la riprova che don Oreste non solo non ha perso un grammo di “peso” della sua attualità, ma ha acquistato via via sempre più freschezza e fecondità profetica. Per questo “Una vita x amare” più che un convegno è stata una festa di compleanno a dieci anni dalla morte del don.
Organizzata a Rimini dalla Papa Giovanni XXIII, la comunità fondata dall’«infaticabile apostolo della carità» come l’ha definito papa Benedetto XVI, alla giornata han preso parte mamme e papà, ragazzi, persone con handicap, nonni, uomini e donne recuperati dalla droga, dalla prostituzione, dalla strada. “Il don è più vivo che mai e continua la sua profezia in mezzo al popolo e per un popolo” ricorda Giovanni Paolo Ramonda che ne ha preso il posto come presidente della comunità. “Un buon somaro, dopo un cavallo di razza” si schernisce.
Fondatore delle Case Famiglia, il sacerdote riminese si è occupato per tutta la vita di persone disabili, barboni, tossicodipendenti, prostitute (strappandone 7.000 al marciapiede), emarginati, sorretto da intuizioni geniali nei confronti dei giovani, ai quali proponeva un “Gesù simpatico”, e per la società. Educazione alla pace, accoglienza di nomadi e migranti, società del gratuito, sono solo alcune delle provocazioni messe in campo da don Oreste, per il quale è in corso la causa di beatificazione: il processo diocesano è ormai al termine.
Da questa radice, nel corso degli anni si sono propagati tanti rami. Don Oreste ha sempre combattuto la piaga vergognosa della prostituzione schierandosi al fianco delle donne, prostituite non prostitute? Oggi anche in Italia si sta iniziando a sanzionare il cliente. La Papa Giovanni a questo proposito ha lanciato la campagna “Questo è il mio corpo”. Tra i tanti che la sostengono c’è la Cisl. “Nel dna dell’ associazione sindacale c’è lo stare con gli ultimi, i più deboli. – fa notare Annamaria Furlan, il segretario nazionale – E chi più di queste donne, ragazze e bambine sfruttate? Per questo appoggiamo la campagna e invochiamo percorsi di rinascita per queste donne, che comprendano opportunità di lavoro”.
Nelle grandi sale del Palacongressi di Rimini il volto sorridente di don Oreste campeggia ovunque: nelle fotografie, nei manifesti, nelle testimonianze.
Il suo sorriso è contagioso oggi più di ieri. Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento per lo Spirito Santo, ne è convinto. Don Benzi ripeteva sempre che “per stare in piedi, bisogna saper stare in ginocchio”, pregando? “La sua intelligenza dell’amore gli derivava dalla preghiera. Era un uomo profondamente innamorato degli uomini – lo dipinge così Martinez – perché profondamente innamorato di Dio. E sapeva parlare le lingue degli uomini, di tutti gli uomini, perché parlava la lingue di Dio: la preghiera”.
“Mille visti per i profughi siriani costretti nei campi in Libano sono diventati realtà grazie ad un cavillo rinvenuto nel nostro ordinamento”. Il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, declina un altro dei campi di intervento di don Benzi. “Mille persone scelte secondo il criterio della vulnerabilità. E chi ci ha segnalato i casi più difficili perché viveva in quei profughi? Gli amici di Operazione Colomba”, il settore della Papa Giovanni che si occupa di queste realtà. “Altri mille visti potranno arrivare. – prosegue Impagliazzo – E la Cei ha deciso di accogliere altri profughi dal Corno d’Africa”.
Ramonda coglie la palla al balzo. E rilancia una richiesta avanzata da don Oreste 15 anni fa. “Nel prossimo governo un Ministero della Pace e la Pace insegnata nelle scuole. Il prossimo governo deve avere il coraggio di chiudere le produzioni militari e trasformarle in aziende normali”.
La sua tonaca lisa, gli occhiali grandi, il berretto perennemente in testa, l’aspetto semplice: don Oreste era semplice nell’aspetto ma un “grande” dentro. “Certamente un grande educatore – assicura Matteo Trufelli, presidente di Azione cattolica, che conosce bene la realtà della Papa Giovanni avendo due fratelli all’interno – chiamava giovani a scommettere e a emettere in gioco la vita per qualcosa di grande”. Si comportò così con Stefano Zamagni, “spedito” fresco di laurea a dirigere la casa per vacanze “Madonna delle Vette”. Noto economista, ex presidente dell’Agenzia per il terzo settore, Zamagni è stato tra principali collaboratori di Papa Benedetto XVI per la stesura dell’Enciclica Caritas in veritate. E pensare che tutto è partito dalla sua collaborazione con don Oreste Benzi al progetto educativo fra i pre-adolescenti…
Paolo Guiducci