A 17 anni dalla legge 62/2000 che definisce il nostro sistema nazionale di istruzione costituito da scuole statali e scuole paritarie, la piena parità scolastica non è ancora stata raggiunta, né viene garantita la libertà di scelta educativa.
La parità rimane insomma incompiuta, sulla carta più che nei fatti. Ma qual è il suo valore? È misurabile solo in termini economici di costi e risparmi, ponendo scuola paritaria e scuola statale a confronto per tentare di determinare quello che potrebbe essere un equo finanziamento dello Stato agli istituti paritari o c’è dell’altro? Ruota intorno a questo interrogativo l’edizione 2017 del Rapporto annuale del Centro studi per la scuola cattolica (Cssc) appena pubblicato e presentato il 24 ottobre, a Roma presso la Camera dei deputati alla presenza del segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, e della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Titolo, non casuale, “Il valore della parità”. Un valore non monetizzabile ma soprattutto ideale, che garantisce ai genitori autentica libertà di scelta educativa evitando qualsiasi forma di monopolio, ed è concreta espressione della sussidiarietà cui fa riferimento la Costituzione.
Alcuni numeri. Nell’anno scolastico 2016/17 le scuole cattoliche paritarie presenti sul territorio nazionale – eccettuate Regione Valle d’Aosta e Province autonome di Trento e Bolzano che raccolgono i dati con modalità e tempistiche differenti – sono 8.322, due terzi di tutte le paritarie che nell’anno scolastico precedente (i dati ufficiali del Miur per l’anno scolastico 2016/17 non sono ancora stati diffusi) erano 13.267. Dopo il trend in crescita registrato a seguito della legge 62/2000 fino al picco dei 14.149 istituti paritari nell’a.s 2010/11, è iniziata una caduta progressiva che ha visto nell’ultimo quadriennio (2012-16) la perdita complessiva di 580 scuole. Per quanto riguarda quelle cattoliche, al loro interno si muovono 54mila insegnanti e oltre 611mila alunni – il totale di allievi delle paritarie è circa 938mila, l’11% del totale della popolazione scolastica nazionale – di cui più di 31mila con cittadinanza non italiana e oltre 7mila disabili. Le scuole dell’infanzia sono 6.101 (73,3% del totale); 1.067 le scuole primarie (12,8%); 531 le secondarie di primo grado (6,4%); 623 le secondarie di secondo grado (7,5%). Il 57,9 di questi istituti è situato al Nord Italia; il 16% al Centro; il 26,1% si colloca tra il Sud e le Isole.
Il risparmio dello Stato. Per Sergio Cicatelli, coordinatore scientifico del Cscc, è improprio e riduttivo “impostare il problema della scuola paritaria in termini economici, con le scuole perennemente impegnate a sollecitare dallo Stato come elemosina ciò che dovrebbe spettare loro per giustizia, e l’apparato statale a sua volta ben deciso a difendersi”.
Ma, anche volendo partire dalla dimensione economica, pur nella difficoltà di determinare con esattezza i costi del servizio scolastico statale, il Rapporto richiama un’indagine del 2014 secondo la quale il costo annuo per alunno di scuola statale oscillerebbe tra i 5.700 e il 6.900 euro secondo il livello scolastico. Costi di gran lunga inferiori per gli studenti degli istituti paritari: tra i 3 e i 4mila euro in base alla tipologia.
“L’esistenza di una scuola non statale – osserva Cicatelli – rappresenta un risparmio per lo Stato e dunque, lungi dal costituire un onere, le scuole paritarie sono un beneficio per lo Stato stesso” che, quantomeno per questo, dovrebbe essere interessato alla loro sopravvivenza.
Ma al di là di queste considerazioni, fa notare il coordinatore del Centro studi, “non si può fare educazione se non in un contesto di libertà e con il fine di promuovere la libertà della persona. La Costituzione italiana esprime questa posizione con il principio della libertà di insegnamento, con cui si apre l’art. 33, fissando in esso il motivo ispiratore di tutto il sistema scolastico”. Rispetto poi alla realtà dell’autonomia scolastica, anch’essa incompiuta, la parità, chiosa Cicatelli, ne è “il necessario complemento” ma occorre superare il “modello centralistico” e “spostare l’attenzione dal controllo organizzativo/gestionale alla qualità del servizio e soprattutto alla qualità dell’apprendimento”.
Quali, allora, le proposte del mondo cattolico per un sistema di istruzione davvero integrato? Ad illustrarle è ancora Cicatelli richiamando il documento “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa” diffuso lo scorso 7 giugno dal Consiglio nazionale della scuola cattolica (Cnsc). “Il costo standard per alunno”, sostiene, può costituire un elemento “di decisiva innovazione e reale miglioramento dell’efficienza del sistema”. Ma si possono percorrere “altre vie complementari: dalla convenzione (che ha il pregio di dare certezza di risorse alle scuole più piccole) al buono scuola, dalle detrazioni fiscali ai finanziamenti mirati per progetti specifici, senza trascurare il capitolo delicato e doloroso della copertura delle spese per l’inclusione degli alunni con disabilità”.