Sette proposte – quattro per l’Italia e tre per l’Europa – e 30 passi concreti per ridare slancio alla presenza dei cattolici nella società, a partire dal “cantiere aperto” del lavoro. Si è conclusa così la 48ª Settimana sociale di Cagliari, in cui oltre un migliaio di delegati, in rappresentanza delle 225 diocesi italiane, si sono confrontati dividendosi in 90 tavoli sul “lavoro che vogliamo”. Non un convegno astratto o un punto di arrivo, ma un punto di partenza per la mobilitazione del “popolo cattolico” – in dialogo con tutti gli uomini di buona volontà – per dare risposte ai bisogni urgenti della nostra gente a partire dalla “responsabilità” dell’impegno politico in prima persona. Tra le priorità, la disoccupazione giovanile e la questione del Mezzogiorno.
Il 28 ottobre è stata la giornata in cui la platea di Cagliari ha accolto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, al quale la Chiesa italiana ha presentato quattro proposte: “Rimettere il lavoro al centro dei processi formativi; canalizzare i risparmi dei Pir (Piani individuali di risparmio) anche verso le piccole imprese non quotate che rispondano ad alcune caratteristiche di coerenza ambientale e imprese sociali; accentuare il cambio di paradigma del Codice dei contratti pubblici potenziando i criteri di sostenibilità ambientale; rimodulare le aliquote Iva per le imprese che producono rispettando criteri ambientali e sociali minimi, oggettivamente misurabili, a saldo zero per le finanza pubblica, anche per combattere il dumping sociale e ambientale”. Il premier ha ascoltato attentamente e ha raccolto alcuni temi delle domande, come la centralità della questione degli appalti, che grazie al nuovo Codice devono passare dal criterio del maggior ribasso a quello della maggiore dignità. Rendere strutturale l’alternanza scuola lavoro, l’altro impegno assunto dal governo in sintonia con un capitolo molto sentito dal mondo cattolico in materia di formazione e di contrasto alla occupazione giovanile.
Tre, invece, le proposte all’Europa presentate dalla platea di Cagliari il 29 ottobre, al presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. “Armonizzazione fiscale ed eliminazione dei paradisi fiscali interni; investimenti infrastrutturali e investimenti produttivi (anche privati) loro trattamento nelle discipline di bilancio; integrazione nello Statuto della Bce del parametro dell’occupazione accanto a quello dell’inflazione come riferimenti per le scelte di politica economica”. “La sfida della disoccupazione giovanile è una delle priorità che ci dobbiamo dare insieme alla lotta contro il terrorismo e quella contro l’immigrazione clandestina”, ha detto Tajani accogliendo le proposte: il metodo adottato a Cagliari, ha affermato, “rafforza le scelte che l’Unione europea sta facendo” per venire incontro ai bisogni di circa 120 milioni di persone che nel nostro continente vivono in condizioni di povertà o rischiano di finire nella sua morsa.
“In ogni diocesi potrebbe strutturarsi organicamente un gruppo di collegamento tra cattolici impegnati in politica stimolato ed animato dall’iniziativa degli Uffici e delle Commissioni per i problemi sociali, del lavoro, giustizia, pace e custodia del creato, riprendendo le proposte di questa Settimana”.
Così mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, ha concluso i lavori di Cagliari. Servono “nuove leadership” di cattolici in politica: il metodo raccomandato è quello sinodale, che parte da una sinergia tra le varie realtà del mondo cattolico e si allarga fino al coinvolgimento di
“persone di buona volontà anche se provengono da esperienze culturali differenti”, come è già accaduto con il contributo dei parlamentari cattolici nella stesura della nostra Costituzione.
Realismo, la parola d’ordine del mondo cattolico, chiamato a darsi uno“strumento di coordinamento che possa incidere sulla politica”, per una rinnovata presenza dei cattolici nella società. I problemi economici non sono una nicchia:
“L’asse portante della nostra società non può essere lasciato in mano all’attuale modello di sviluppo, non può vedere assenti o insignificanti i cattolici”.
Lavoro, famiglia, scuola, salute, ambiente, migranti, gli ambiti in cui la rilevanza pubblica dei cattolici deve svilupparsi, senza dimenticare mai l’opzione preferenziale per i poveri e l’attività caritativa.
Per “umanizzare il lavoro”, serve una vera “conversione culturale”, legata “alla riscoperta del senso del lavoro come lo ha vissuto nelle sue forme migliori il cattolicesimo democratico e popolare in dialogo con le altre visioni della vita presenti nel Paese”.
I cattolici, in Italia, non sognano “un impossibile futuro”, ma vogliono partire dal valorizzare le “buone pratiche” sparse per tutta l’Italia come fattore decisivo: 402 quelle finora recensite dai Cercatori di LavOro e confluite in parte nel docufilm “Il lavoro che vogliamo” prodotto da Tv2000, ma è solo l’inizio.
A Cagliari, si è già inaugurato un nuovo metodo. “Ritorniamo a casa sentendo la responsabilità di dover dare corpo ad alcune iniziative concrete, alle quali qui abbiamo dato un nome, ma che ora attendono di essere concretizzate”, il mandato finale del cardinal Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei.
M. Michela Nicolais