Il dialogo profondo, la relazione, la collaborazione. Tutti ingredienti per favorire il rapporto di coppia dopo il parto. Perchè se all’indomani della nascita di un bambino è importante che la mamma si riprenda, è fondamentale anche la relazione tra la stessa mamma e il papà che vive un cambiamento inevitabile, soprattutto nei nove mesi dopo l’arrivo dell’erede. A dettare quelli che lei non vuole chiamare consigli, ma pensieri dovuti alla sua esperienza presso le famiglie, Laura Casadei, «doula» di professione e docente di scuola delle doule in Italia, incontrata nell’ambito delle iniziative del mese delle Famiglie, organizzato dal Centro e dal Comune di Rimini. Laura ha 40 anni, è riminese ed è mamma di Alfredo. Cerchiamo di entrare in questo territorio a volte fragile, dove basta poco per far crollare ciò che si è costruito negli anni.
Cosa cambia in una coppia con la nascita di un figlio?
“Diverse cose. La mamma ha bisogno di riprendersi sia dal punto di vista fisico sia da quello interiore; il bambino, intanto, chiede e il padre si trova con un compito per cui non ha modelli nella storia”.
In che senso?
“Nella nostra epoca, per la prima volta, il padre sempre più spesso si offre di collaborare con la mamma anche dal punto di vista pratico. C’è una suddivisione di compiti, anche lui vuole mettersi in gioco con il bambino. Ma non ha modelli perchè in precedenza la maternità era, quasi sempre, vissuta dalla donna in maniera esclusiva, visto anche il rapporto simbiotico con il neonato”.
Quindi è bene lasciare alcune mansioni al padre?
“Certo! Occorre che il neo papà prenda iniziative, sbagli anche, ma è importante il ruolo attivo che può avere. Poi ricordiamo che ogni coppia ha un proprio modo di essere e occorre rispettarlo, non c’è un modo giusto di comportarsi”.
In questo particolare periodo cos’altro può essere di aiuto alla coppia?
“Direi il dialogo profondo. Occorre parlarsi, chiedersi come si sta, quali bisogni, desideri, difficoltà, si hanno, anche con gli amici. Non bisogna isolarsi, ma coltivare relazioni profonde, che non significa solo andare a prendere un caffè insieme per festeggiare il nascituro. È sempre più raro che una zia, una cugina o un’amica entrino in casa e chiedano ai genitori se hanno bisogno della spesa o di lavare i piatti. Così finisce che i coniugi si ritrovano sempre a parlare delle sole necessità pratiche”.
Ed è qui che, se richiesto, entra in gioco la figura della doula. Una sorta di «facilitatrice». Quella che una volta era appunto la cugina o la zia. La doula fa il bucato, cucina qualcosa, ascolta la mamma, collabora con la coppia emanando sempre un senso di fiducia.
“È un lavoro vero e proprio, ma non ci si vuole sostituire ai professionisti. Noi siamo le prime a dire, se c’è bisogno, di chiamare uno psicologo, un’ostetrica.. Si collabora per accudire la famiglia che vive una trasformazione. Tornando alla coppia la cosa più importante è che si viva una relazione paritaria, dove nessuno deve dire a un altro cosa fare, ma ci si apre il cuore e si parla sinceramente”.
In questo ambito spesso entra in gioco anche la figura dei nonni. Mamma e suocera potrebbero mettersi in mezzo e dire che «ai nostri tempi si faceva così!».
“È importante anche qui il parlarsi. Le donne più anziane è bene che raccontino la loro esperienza alle più giovani. I tempi cambiano ed è quasi impossibile che la storia si ripeta in modo identico, ma è fondamentale che ciascuno parli del proprio modo di essere genitore. La nonna (mamma o suocera che sia) deve sapere che la propria storia non è stata sbagliata. Averlo raccontato fa sì che poi si intrometta meno”.
Accettare l’altro così com’è, senza giudizio, ma in un rapporto di amore e reciprocità. Pare questa la ricetta migliore per una buona partenza. La famiglia prende vita e si imposta al meglio. Gli errori ci saranno ma ogni mamma sa cosa è meglio per il proprio bambino. E da un po’ di tempo anche il papà ci prova e quando questo avviene si creano i presupposti per un rapporto positivo.
Silvia Ambrosini