Il 1947 è un anno cruciale per la storia dell’India. L’impero britannico lascia un Paese desideroso di costruire la propria indipendenza ma profondamente diviso tra induisti, musulmani e sikh, nessuno dei quali disposto a convivere con l’altro, nonostante le idee pacifiche del Mahatma Gandhi. L’ultimo viceré di stanza in India, Lord Mountbatten (Hugh Bonneville) assieme alla consorte (Gillian Anderson) è impegnato nella delicata fase, mentre le fazioni si scontrano in modo sempre più cruento.
La regista di Sognando Beckham, nata in Kenya da famiglia di origini indiane, racconta un corposo pezzo di storia dell’India con un affresco storico che fa i conti con le trame politiche dell’Impero britannico e con il privato, in qualche modo ispirato alla storia personale dell’autrice (vedi sui titoli di coda) identificato principalmente nella storia d’amore tra due giovani di religioni diverse, con una love story che ha il sapore del Romeo e Giulietta shakespeariano.
Il tutto incastonato tra il sontuoso palazzo dimora del viceré, ultimo retaggio dello splendore del dominio del colonialismo britannico e le fatiscenti baracche dei più poveri, tra l’odio religioso e i tentativi ardui di conciliazione, tra compromessi e sotterfugi, per provare a spegnere un incendio di enormi proporzioni alimentato da un odio sempre più feroce, mentre folle immense si spostano nel paese con ampissime correnti migratorie, tra le più vaste ricordate dalla Storia. Il viceré si rende conto ben presto che dietro ai tentativi di mediazione della Gran Bretagna si rivelano interessi che vanno oltre gli intenti diplomatici.
Classico e scorrevole, per chi ama il cinema un po’ “vecchio stile”, ma efficace per fissare sullo schermo spunti di riflessione sulla vicenda di due paesi fotografati in un periodo decisivo.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani