“La metà delle persone che vengono da noi a Banca Etica, si sono rivolte prima ad almeno un’altra banca”. Il riminese Nazzareno Gabrielli, Vice direttore Banca Popolare Etica spiega come e perché questa tipologia di banca ”si difende” sul mercato mentre altre colleghe stanno vivendo un periodo non proprio felice.
L’obiettivo di “lotta alla povertà” deve però fare i conti con la realtà, ecco che “individuare partner che condividano i nostri valori è fondamentale”.
Il microcredito? Rientra in queste logiche?
“Certo. ll microcredito così come la microfinanza che è molto diffusa sul nostro territorio (vedi Famiglie Insieme, il progetto della Caritas di aiuto di pagamento affitti e bollette, ndr) sono tra i principali strumenti di Banca Etica, perché favoriscono lo sviluppo imprenditoriale e sociale. In generale quando sviluppiamo queste attività cerchiamo collaborazioni sul territorio, le reti sociali locali, le amministrazioni e soggetti del terzo settore che facciano da raccordo tra le persone che hanno beneficiato del credito, la banca e il territorio”.
Quale la differenza tra microcredito e microfinanza?
”La differenza è che il primo è definito dalla legge e beneficia di una forma di garanzia pubblica; il secondo no. Per noi non c’è una differenza nella sostanza: entrambi sono piccoli prestiti concessi a famiglie o imprese. Quello che caratterizza questi interventi sono i servizi non finanziari e di accompagnamento che hanno proprio lo scopo di fornire al beneficiario del prestito un sostegno formativo che faciliti il successo del percorso di realizzazione di sè o dell’impresa economica in cui si inserisce il prestito erogato. Per offrire questo tipo di servizi Banca Etica si avvale – come nel caso di Primo Miglio a Rimini – di collaborazioni con organizzazioni in grado di offrirli come elemento integrante del proprio intervento”.
Quanti i soldi impiegati in progetti di microfinanza e microcredito?
“Nel corso del 2016 abbiamo erogato: 15 finanziamenti di microcredito per un importo di 307.243 euro; 138 finanziamenti di microfinanza socio-assistenziale (1.329.335 euro) e 112 finanziamenti di microfinanza imprenditoriale (1.423.936 euro).
Banca Etica esiste da 18 anni. Avete idea di come la sua presenza abbia potuto modificare il mercato del credito?
“Sì, in occasione dei 15 anni è stato condotto uno studio molto interessante proprio su questi aspetti. Dalla ricerca, condotta da Altis dell’Università Cattolica di Milano, è emerso che: il 70% dei finanziamenti deliberati sono andati ad enti non profit (contro l’1% della media del sistema bancario italiano); i tassi di interesse praticati da Banca Etica sui prestiti alla clientela (famiglie, enti non profit, imprese sociali) sono mediamente più bassi rispetto al resto del sistema bancario;
Banca Etica ha registrato una costante crescita di fiducia da parte dei risparmiatori: nel 2013 la raccolta diretta è cresciuta dell’11% mentre per le altre banche si è registrata una contrazione complessiva del -1,9%; la banca registra un tasso di sofferenze nettamente inferiore alla media del sistema bancario. A fine 2013 le sofferenze erano per Banca Etica il 2,02% contro il 7,7% della media del sistema bancario”.
Sono numeri molto interessanti, soprattutto l’ultimo, relativo alla sofferenza bancaria…
“È molto interessante perché palesa un modo di lavorare diverso dagli altri. Da una parte le persone che le altre banche non hanno nemmeno voluto ascoltare pagano i loro debiti; dall’altra, le aziende eticamente corrette stanno bene sul mercato. Basta pensare che le organizzazioni e le imprese che hanno ricevuto un finanziamento da Banca Etica (è emerso dallo studio prima citato, ndr) hanno creato nuovi posti di lavoro (52%) e hanno aumentato il loro reddito (51%). Stiamo parlando di aziende che per il 47% hanno ottenuto il finanziamento da Banca Etica dopo che una o più banche avevano rifiutato di concederlo”.
Angela De Rubeis