C’è un film del 2013 che si chiama Snowpiercer. Narra di un futuro non troppo lontano in cui l’umanità, a causa di una nuova era glaciale, è costretta a vivere dentro un gigantesco treno, che continua a viaggiare all’infinito intorno alla Terra. Al suo interno, inevitabilmente, viene a crearsi un vero e proprio microcosmo organizzato, con proprie regole e usi. Fantascienza, ovvio.
Ma, fuori dalla finzione e con le dovute proporzioni, è ciò a cui, personalmente, ho pensato viaggiando sul più famoso filobus di Rimini: il numero 11. È il mezzo pubblico che da oltre mezzo secolo percorre avanti e indietro il tratto di costa Riccione-Rimini. La sensazione immediata, infatti, è quella di trovarsi in un micromondo autonomo, dotato di proprie dinamiche, abitudini, consuetudini. Un mondo particolareggiato e colorito, del quale è giusto parlare, perché destinato a scomparire.
È di pochi giorni fa la notizia del via libera del Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ai 10.454 milioni di euro finalizzati all’acquisto di materiale rotabile, che portano a conclusione i finanziamenti previsti per il TRC. Ormai, dunque, è ufficiale: il TRC (Trasporto Rapido Costiero) non ha più ostacoli alla propria piena realizzazione. Un sistema di trasporto collettivo che percorrerà il tratto Rimini-Riccione, da stazione a stazione, trasportando fino a 150 passeggeri protetti dai più moderni sistemi di sicurezza, attraverso 15 fermate intermedie. Il tutto in soli 23 minuti; certi, perché non influenzati dal traffico stradale (il TRC viaggia su un proprio binario).
Un sistema moderno, che non concede scampo: nel progetto della viabilità futura la linea 11 non compare più.
Un po’ di storia…
La linea del filobus intercomunale Rimini-Riccione non nasce ieri. Fu istituita la prima volta nel 1939 e affidata alla SITA, una società del gruppo FIAT che la gestì direttamente fino al 1960, anno in cui passò all’ATAM di Rimini. Mentre ai vertici cambiavano i nomi delle società di gestione (nel 1992 ATAM diventa TRAM e ancora, nel 2001, TRAM Servizi), la linea 11 continuava il suo solito percorso, i cui due capolinea erano Piazza Tre Martiri a Rimini e Piazzale Giardini a Riccione. Fu a cavallo del nuovo millennio che al filobus 11 fu affidato il percorso che segue, infaticabile, ancora oggi: dal 2 novembre 1998 il capolinea riminese fu individuato in via Dante Alighieri mentre, dal 1 agosto 2001, a Riccione fu spostato da piazzale Giardini alla zona di Riccione Terme, davanti al piazzale Marinai d’Italia. Il 1 gennaio 2012, infine, la società di gestione TRAM Servizi fu incorporata nella nuova Start Romagna, dando vita alla situazione in vigore ancora oggi.
Gente mattiniera
In apertura di articolo, ho parlato dello storico filobus numero 11 come di un mezzo sul quale è possibile assistere ad un mondo a parte, dotato di proprie dinamiche e consuetudini. Questo accade perché la costa è la parte più caratteristica del nostro territorio, la vera e propria Riviera. Quali sono, dunque, queste caratteristiche? Uno dei momenti degni di nota è quello di chi viaggia sul filobus la mattina presto.
Mercoledi. Alle ore 7.35 salgo, da piazzale Curiel a Riccione, sulla linea 11, che garantisce il servizio ogni quarto d’ora circa, ed è in perfetto orario. Sono praticamente da solo, sia alla fermata sia sul filobus, appena salgo.
L’elemento più interessante è notare come ad ogni zona del percorso Riccione-Rimini corrisponda un passeggero-tipo, quasi fossero maschere teatrali. Si va dal giovane turista, evidentemente sveglio dalla sera prima, ancora intontito dall’ebbrezza della festa, che commenta con gli amici le imprese della notte appena trascorsa. O signori ormai giunti alla terza età, con molta probabilità pensionati, all’altezza del talassoterapico del Marano di Riccione, luogo in cui curare gli inevitabili acciacchi causati dal tiranno Crono. Per poi arrivare nella zona di Miramare, alle cui fermate salgono principalmente donne russe e persone in stato di difficoltà, come testimoniano le sacche piene di effetti personali che, stancamente, trascinano con sé.
Ora di punta
Un mondo completamente diverso è quello che mi si presenta, il giovedi, all’ora di punta. Sono le 11.56. La temperatura dell’ambiente esterno sfiora i 33 gradi, la temperatura percepita, probabilmente, i 40. Temperatura che, dentro il filobus 11, purtroppo non si abbassa. Arrivo un po’ in ritardo e decido di fare il biglietto a bordo (2 euro invece dei consueti 1.30) e mi avventuro all’interno del mezzo. La situazione è quella di un non definito gruppo di persone ammucchiate l’una sull’altra, con i pochi fortunati seduti che si trovano a essere la base di involontarie piramidi umane, fatte di sudore e imprecazioni. L’aria condizionata sparata al massimo funge da contrappeso ai finestrini tenuti rigorosamente aperti, così da permettere all’impietoso garbino di entrare nell’abitacolo in cerca di vittime da torturare. Con l’avvicinarsi alle spiagge riccionesi, il filobus 11 si svuota progressivamente, permettendomi di sedermi e di assistere ad una scena interessante. Due ragazze nomadi vengono fermate, prima di scendere, da un controllore in servizio. Una delle due ragazze, prontamente, tira fuori un lungo scontrino, palesemente vecchio e stropicciato, e lo sventola sotto gli occhi del controllore. É solo il primo indizio di una curiosa dinamica che ho poi avuto modo di approfondire nel mio viaggio successivo.
Il mondo della notte
Un micromondo, quello del filobus 11, che presenta anche un’altra faccia. La peggiore, senza dubbio. É mezzanotte e quaranta minuti di giovedi notte, quando da piazzale Fellini salgo sulla linea 11 per tornare a Riccione. C’è molta gente, ma nessun ammucchiamento. Mi colpisce subito, però, la presenza di numerosi gruppi di ragazzi, tutti maschi, dai tratti prevalentemente mediorientali. Sono colpito perché, ognuno di loro, nessuno escluso, ha in mano una bottiglia di birra di vetro. Senza eccezioni. E gli effetti sono palesi: una ragazza, controllore in servizio, chiede i biglietti a un membro del gruppo, con tenacia ma con evidente timore. Prontamente, anche qui, il ragazzo, nonostante i palesi effetti dell’alcol, tira fuori un lungo scontrino e lo mostra al controllore. Il controllore sembra conoscere molto bene questa dinamica, infatti affermando semplicemente: “Anche questa è roba vecchia”, si accinge a multare il gruppo intero. Probabilmente esperti, e complice un errore dell’autista che decide di aprire le porte, il gruppo fugge dal filobus alla prima fermata, lasciando il controllore con un pugno di mosche e lanciandosi alle spalle le bottiglie di vetro, incuranti della possibilità di colpire qualcuno. Alla mia richiesta di spiegazioni, la ragazza racconta come si sia diffusa l’abitudine di conservare vecchie multe, in modo da presentarle in caso di controlli, facendo intendere di essere già stati sanzionati e, di fatto, pensando che tutti i controllori siano stupidi.
Questo è il mondo del filobus 11, raccontato con l’esperienza di un passeggero qualsiasi. Un mondo variegato, colorito, particolareggiato e, va detto, pericoloso in determinati momenti, orari e zone. E, probabilmente, è giusto che lasci spazio al futuro, a servizi più efficienti e sicuri. Un mondo che però ha visto la Riviera cambiare e trasformarsi nel corso di più di mezzo secolo e che, quindi, è una parte essenziale del suo cuore.
Il suo scomparire, come tutto ciò che ricorda il passare del tempo, non può che lasciare dietro di sé un pizzico di amarezza.
Simone Santini