Immaginate di avere un frigorifero che ordina on line il latte quando finisce, oppure di disporre di una sveglia che suona prima il mattino se per strada c’è traffico. Forse si tratta di innovazioni un po’ futuristiche, ma indicano bene cosa possiamo aspettarci per il futuro, con la quarta rivoluzione industriale. Un futuro non tanto lontano. Già ora, nel mondo, si contano 20 miliardi di sensori collegati a magazzini, sistemi stradali, linee di produzione in fabbrica, rete di trasmissione dell’energia elettrica, uffici, abitazioni… Sensori che molto probabilmente diventeranno 45 miliardi nel 2025 e, qualcuno prevede, 100 miliardi nel 2030.
L’Industria 4.0, quindi, non è una nuova fabbrica – salvo la presenza sempre più massiccia di tanti robot – ma un nuovo modo di programmare, produrre, vendere beni e servizi.
Come cambierà il lavoro
1. Finita la produzione di massa, quando si fabbricavano milioni di vetture, televisori, frigoriferi, ecc., tutti uguali, per un mercato vergine in espansione, siamo entrati nell’epoca della personalizzazione, di prodotti e servizi sempre più a misura di consumatore. Crescerà così la domanda di lavoratori specializzati nella personalizzazione del prodotto, che sappiano programmare macchinari sempre più complessi per ottenere il prodotto o servizio desiderato dal cliente (un’auto personalizzata è composta di almeno 55 parti diverse tra cui poter scegliere).
2. Lavori fisici e ripetitivi, ma anche complessi, verranno sempre più svolti da robot. Si calcola che la spesa dell’industria per l’utilizzo della robotica crescerà dagli 11 miliardi di dollari del 2015 ai 24,4 miliardi nel 2025. Solo nel 2017, si venderanno più di 300 mila nuovi robot, che diventeranno 400 mila nel 2019. Tra i maggiori utilizzatori, l’industria dell’auto, dell’elettronica, dei metalli e della chimica. Sud Corea, Singapore, Giappone e Germania sono tra i maggiori utilizzatori: tra 300 e 500 robot ogni 10 mila occupati manifatturieri.
3. Saranno sempre più svolti da robot o da sistemi intelligenti anche i lavori che richiedono calcoli complessi.
4. L’operaio, come l’impiegato, dovrà essere in grado di risolvere i problemi e rischi che possono riguardare la robotica, il più delle volte non ostacoli fisici, ma problematiche legate ai sistemi informatici che governano la produzione o il servizio.
5. La logistica interna di uno stabilimento non viene più gestita manualmente da lavoratori, ma da robot in grado di sollevare pesi ben superiori. In Amazon, prima piattaforma al mondo per vendite on line, un esercito di robot scivolano sul pavimento con sopra impilati alti mucchi di oggetti, dai bestseller agli articoli da cucina. Sono i robot Kiva, e nei magazzini Amazon in giro per il mondo ce ne sono circa 300 mila. Secondo l’azienda l’arrivo dei robot ha ridotto di circa il 20% le spese operative della società, con un risparmio netto di 22 milioni di dollari in costi di logistica.
6. Orari e i luoghi di lavoro. Essendo la produzione gestita virtualmente, nulla impedisce ad un lavoratore di controllarla in remoto, dal proprio computer di casa o con un semplice smartphone, quando si trova altrove. La flessibilità della produzione, resa possibile dall’utilizzo dei GPS, potrà consentire di lavorare a distanza. Flessibilità già presente in diverse aziende, anche nazionali.
7. Ricerca e sviluppo diverranno sempre più necessari per la competitività dell’impresa. Insieme alla domanda di personale qualificato.
I tanti giovani che si affacceranno nel mercato del lavoro, così come i disoccupati che oggi hanno necessità di riqualificarsi, ne dovranno tenere conto.
Primo Silvestri