Ognuno vorrebbe essere ricordato dai posteri per qualcosa di importante. A me basterebbe portare a compimento la mia personale campagna contro quella parola “altresì” inserita nell’avviso su rischi e conseguenze dell’abusivismo commerciale diffuso quotidianamente dagli altoparlanti in spiaggia. Ho perso il conto di quanti sono gli anni che continuo a scriverne ma ogni anno quella specifica parola mi risulta sempre più inattuale. Fosse per me userei una strategia un po’ diversa, tipo una virile voce da ufficiale militare che fa tremare gli altoparlanti: “Ti abbiamo visto che hai fatto sedere il venditore al tuo ombrellone per farti mostrare tutta la chincaglieria” o “Lo sappiamo che stai tirando sul prezzo per quegli occhiali. Sta arrivando una pattuglia”. Ma capisco che siamo comunque una Riviera accogliente e quindi è meglio optare per messaggi dai toni composti letti da voci professionali e gradevoli. Ma quell’altresì appartiene al dopoguerra, è antico, è lezioso. La gente è abituata alle guerriglie verbali dei social network, il linguaggio non dico che debba scendere in basso ma deve essere adeguato ai tempi. Il dizionario dei sinonimi mi dice che si può usare benissimo “anche, inoltre, pure”. Provateci, e se gli acquisti dagli abusivi saranno anche uno di meno sarò soddisfatto. Altrimenti l’anno prossimo lo riscrivo di nuovo. Una mission è una mission.
Il Caffè Scorretto di Maurizio Ceccarini