L’amicizia che lega Rimini al Venezuela attraverso l’ultraventennale collaborazione con la Missione di La Guaira non si è mai interrotta. Quel che accade oggi in quella terra ci appartiene. Anche per questo venerdì 30 giugno, alle ore 21, nel teatro del seminario “don Oreste Benzi” di Rimini il cardinal Baltasar Porras, arcivescovo di Merida (Venezuela) aggiornerà i riminesi sulla situazione sociale, politica religiosa del Venezuela.
Proprio nei giorni scorsi il cardinal Porras ha incontrato, insieme ad una delegazione dei vescovi del Venezuela, Papa Francesco e ha raccontato al Pontefice la grande sofferenza del popolo venezuelano. Fra loro anche mons. Diego Pádron Sanchez presidente della Conferenza episcopale del Venezuela che abbiuamo intervistato.
Perché avete chiesto udienza al Papa?
“Siamo venuti a parlare con il Papa per il nostro popolo, non abbiamo nessun interesse a scontrarci con il governo. Noi non siamo né dalla parte del governo, né dell’opposizione. A noi interessa solo aiutare il popolo. Siamo venuti a Roma per presentare al Papa la situazione del popolo venezuelano. Cerchiamo di capirci con chiunque e non rappresentiamo nessuna linea politica, se non quella pastorale della Conferenza episcopale, di accompagnamento al popolo venezuelano.
In questo momento tutto il Venezuela sta soffrendo, al di là del colore e dell’ideologia. La gente soffre la fame, la mancanza di medicine, l’insicurezza. Da due mesi abbiamo continue manifestazioni, con 70 giovani morti in maniera violenta. Questo ci preoccupa moltissimo”.
Cosa vi ha detto Papa Francesco?
“Il Papa ci ha detto che è ben informato e molto commosso perché riceve ogni giorno notizie sulla sofferenza del popolo. È molto vicino al popolo venezuelano. Ci ha sottolineato il suo appoggio totale. Gli abbiamo consegnato un dossier con tutti i morti degli ultimi mesi e i dati, le dichiarazioni e le decisioni della Conferenza episcopale”.
Come pensa possa contribuire a risolvere la crisi?
“Il Papa ha il peso morale per parlare ai governi e ai popoli, quindi può essere molto utile per il Venezuela. Noi abbiamo fiducia che la comunità internazionale possa aiutare il popolo venezuelano”.
Qual è, a suo avviso, la soluzione?
“Che il governo ammetta che sta portando avanti politiche sbagliate. Che riconosca i bisogni del popolo. In questo momento è necessario aprire un canale umanitario. Non ha importanza il nome: se al governo non piace la definizione “canale umanitario” ne possiamo utilizzare un’altra, come solidarietà fraterna. Ma non si può negare che il popolo ha grande bisogno di cibo e medicine e molti stanno morendo per mancanza di cure”.
Il Papa ha parlato di una mediazione?
“Oggi non c’è possibilità di dialogo. Anche il Papa ci ha detto che per ricominciare una mediazione bisogna prendere come punto di partenza i quattro aspetti della lettera del cardinale Pietro Parolin del 1° dicembre, che elenca quattro richieste concrete: i canali umanitari, il riconoscimento dell’Assemblea nazionale, il rilascio dei prigionieri politici e un processo elettorale”.
C’è la possibilità che il governo ascolti queste richieste?
“È possibile che non le ascolti, ma dirle è già un passo in avanti”.
Quindi la lettera del card. Parolin è la “carta magna” del dialogo?
“Si è la “carta magna” del dialogo e il punto di partenza per ricominciare il dialogo. Oggi dialogo in Venezuela vuol dire ascoltare e rispettare il popolo. In questo senso abbiamo chiesto un referendum consultivo prima dell’assemblea costituente”.
Di recente vi siete incontrati con alcuni rappresentanti del governo per discutere della Costituente. Ci sarà un nuovo incontro?
“Ci siamo incontrati su invito del governo nella nostra sede, ma abbiamo detto che non volevamo entrare in una discussione di tipo giuridico sulla Costituente perché a noi interessava la problematica sociale. E lì si è concluso il discorso. Comunque è stato un incontro nel rispetto reciproco e può essere una porta aperta – o almeno una finestra – per incontri futuri”.
Le elezioni sono, dunque, lontane?
“Non penso che si sarà un processo elettorale perché con l’assemblea Costituente il governo ha fissato due date: la Costituente il 30 luglio e poi a dicembre le elezioni, ma pensiamo sia un trappola del governo per annullare le elezioni di dicembre:
è una data che serve solo ad alimentare l’immaginazione del popolo. Temo che alla fine non ci saranno perché la Costituente annullerebbe le elezioni e i poteri costituiti”.
Il Papa condivide la vostra idea che le politiche di Maduro siano sbagliate?
“Il Papa condivide il fatto che stiamo vivendo una situazione molto difficile e non si spiega come sia possibile che un Paese con tante risorse arrivi allo stremo, senza cibo e medicine. E che un popolo tanto pacifico sia colpito da tanta violenza, con 70 giovani morti in due mesi”.
Il governo dice che il Papa è dalla loro parte…
“È una propaganda del governo dire che il Papa sta dalla loro parte. Noi smentiamo totalmente questa posizione perché siamo convinti che il Papa segue la linea del Vangelo e della Chiesa, ed è vicino alle persone che soffrono, ai poveri e ai bisognosi”.
Perché tanta repressione, qual è lo scopo del governo?
“Il governo ha come fine quello di mantenere il potere ad ogni costo. Ha il desiderio, la volontà o lo scopo di mantenere un popolo sottomesso e silente, che non parli e non protesti. Un modo per mantenerlo sottomesso è non avere medicine ed esseri occupati a cercare in ogni momento soluzioni alle piccole e grandi necessità di ogni giorno. Un popolo che soffre ed è malato non ha la volontà di sollevarsi contro nessuno. Alcuni giorni fa il ministro della difesa ha però riconosciuto che c’è stata troppa repressione”.
Cosa vi ha detto il Papa a proposito della mancanza di cibo e medicine?
“Ci ha detto di rafforzare il lavoro della Caritas. Sa che la Caritas Internationalis e altre istituzioni sono pronte ad aiutare la Caritas venezuelana. In questo momento stiamo distribuendo farmaci: tanti ci portano valigie di medicinali dall’estero. Stiamo aiutando migliaia di persone, una risposta limitata ma efficace”.
Patrizia Caiffa