Padri, madri, figli e figlie. La tenerezza, titolo del nuovo film di Gianni Amelio, è racchiusa nei confini di relazioni quanto mai difficili e complesse, un travagliato percorso di affetti ed equilibri perduti e ardui da recuperare, in un racconto dolente ed efficace, dove la tragedia della cronaca “spicciola” irrompe tra le strade e le piazze di una Napoli meno turistica e più intimista.
Lorenzo (un efficacissimo Renato Carpentieri, già con Amelio per Porte aperte e Il ladro di bambini, qui in un ruolo ritagliato su misura), avvocato in pensione, non parla più con i figli da tempo, nonostante la figlia (Giovanna Mezzogiorno) tenti di ricucire lo strappo. Lorenzo preferisce stringere relazioni con la famigliola vicina di casa, emigrata dal Nord, composta dal marito Fabio (Elio Germano), la moglie Michela (Micaela Ramazzotti) e due bambini, e passare un po’ di tempo con il piccolo nipote, unico legame attivo con i suoi consanguinei. La placida quotidianità si spezza in modo imprevedibile e lacerante e le strade dei personaggi prenderanno inattese direzioni.
Amelio dirige con grande pacatezza una storia di persone fragili, in evidente difficoltà a costruire il proprio presente e il proprio futuro, con vicende ingombranti alle spalle (emergono in corsa gli elementi che hanno portato alla frattura della famiglia di Lorenzo che dichiara alla vicina Michela: “sono io la mia famiglia” e sentimenti “esplosivi” che covano in anime già perdute, anche se nulla (o quasi) sembra rivelare lo sconcertante smarrimento che frantuma il film come un tuono nel cielo.
Nel cast anche Greta Scacchi e Maria Nazionale, dirette da un regista che traccia nel suo cinema storie profonde e tormentate di rapporti, da Il ladro di bambini a Cosi ridevano.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani