Dalle aule del Liceo a quelle dell’Onu. Questa è la storia di Anna Rosa Rubinetti, studentessa del Liceo delle Scienze Umane delle Maestre Pie di Rimini. La 19enne di Igea Marina sta vivendo l’ultimo anno delle superiori e si sta preparando all’esame di maturità. Nonostante questo, è riuscita a trovare il tempo per partecipare al progetto “Studenti ambasciatori alle Nazioni Unite” (National High School Model United Nations) ed è stata protagonista, insieme ad altri 5000 giovani dai 16 ai 22 anni provenienti da tutto il mondo, della più grande simulazione dei processi diplomatici multilaterali rivolta agli studenti più meritevoli di importanti istituti superiori del mondo.
Location era il Palazzo di Vetro, Quartier generale delle Nazioni Unite di New York. Non capita tutti i giorni di essere ambasciatrice Onu e non capita tutti i giorni di trascorrere una settimana in una delle città più belle e ambite del mondo.
Anna Rosa, riavvolgiamo il nastro. Quando hai deciso di “buttarti” in questa esperienza?
“Ad ottobre 2016 i rappresentanti dell’Italian Diplomatic Academy ci hanno presentato il progetto ed io ho accolto la proposta senza un attimo di esitazione. Prima di volare negli USA, ho dovuto superare un test d’ingresso e ogni martedì mi incontravo al Liceo Marie Curie di Savignano con i 25 ragazzi della zona. L’obiettivo delle lezioni, tenute da professori universitari, era quello di farci conoscere i segreti del lavoro dell’ambasciatore”.
Il lavoro preliminare in cosa è consistito?
“A me e alla mia compagna hanno assegnato lo stato del Botswana, che avremmo dovuto rappresentare nella Commissione dell’Unione Africana. Abbiamo studiato geografia, politica ed economia di questo Paese per poi esserne portavoce durante la simulazione. La nostra Commissione ci aveva affidato le problematiche del bracconaggio di flora e fauna e del diritto alla libertà di stampa. Intorno ad esse abbiamo costruito un resoconto sulla situazione socioeconomica del Botswana”.
Poi è arrivato il momento di andare nella Grande Mela.
“Ho avuto la fortuna di starci per una settimana, dal 14 al 21 marzo. Abbiamo discusso su questi temi, cercando di avanzare soluzioni. Dopo tre giorni di dialogo e confronto, si è giunti ad una proposta che potesse accordare anche i rappresentanti degli altri Stati africani. Il quarto giorno eravamo nell’aula dell’Assemblea Generale, dove è stata data parola ai rappresentati delle varie Commissioni che hanno esposto le conclusioni tratte. Per l’occasione gli studenti ricoprivano vari ruoli, perché erano allo stesso tempo diplomatici, giuristi, economisti ed esperti di relazioni internazionali.
Nei restanti giorni della settimana ho avuto la possibilità di visitare New York. Tappe obbligatorie sono state tra le altre il Museo di Storia Naturale, la Statua della Libertà e l’Empire State Building”.
Veniamo alle tue emozioni e agli insegnamenti di questa esperienza.
“Innanzitutto ci tengo a ringraziare la Preside del mio Liceo, suor Anna Maria Rossetti, che mi ha dato questa opportunità. Ho vissuto un’avventura coinvolgente, che mi ha gratificato tanto. Dar voce alle mie idee, tra l’altro parlando inglese, davanti alla platea è stato bellissimo. Ho toccato con mano quanto sia difficile accordarsi, ma anche quanto sia arricchente mettersi in gioco. Credere in ciò che si fa è il punto di partenza. Noi giovani nel nostro piccolo dobbiamo rimboccarci le maniche, confrontarci, dar vita alle nostre idee, perché solo in questo modo la società in cui viviamo sarà migliore. La cooperazione tra Stati dev’essere la cooperazione tra le persone. Da grande vorrei diventare ambasciatrice perché sono sensibile alle situazioni umane di difficoltà e disagio. Non mi spaventa l’idea che una persona possa rappresentarne tante altre. Sto infatti pensando di iscrivermi a Relazioni Internazionali all’Università di Venezia. Sto con i piedi per terra, ma coltivando questo sogno”.
Tommaso Mazzuca