Pronto con chi parlo? “Salve signore, bentrovato. La chiamo da parte di energia elettrica. A noi risulta dalle ultime verifiche fatte, che lei ha pagato più del dovuto in fattura. Mi procuri l’ultima bolletta. Faccia con comodo, non ho fretta.” È di solito l’inizio del discorso truffaldino con cui gli operatori telefonici invitano a comunicare il codice Pod per poi trovarsi cambiato il gestore senza esserne coscienti…
Un modo truffaldino che ha tutti come obiettivo e che dunque capita anche ai preti. Ma per quest’ultima categoria i malandrini sono andati all’università e la fantasia si spreca. Ogni prete potrebbe scrivere un volumetto con tutte le storie che gli vengono propinate per scucire qualche soldo, e a volte delle belle somme, cosa che capita, anche se non spessissimo. Perché, per definizione, il prete è un soggetto fragile. Come dice don Marino Angelini, il vice cancelliere diocesano, “Il problema è saper pensare male del prossimo, cosa che un prete non dovrebbe fare, tranne poi cascarci come è successo a tanti”. Se infatti pensa male contraddice alla sua missione, ha il dovere della carità e soprattutto dell’esempio. Poi, nell’incertezza, preferisce essere truffato che rischiare di non rispondere ad un bisogno reale. È ciò su cui fa leva il truffatore. Ma, evidentemente l’inferno fa meno paura anche ai preti e recentemente storie di truffe stanno emergendo, e fra i sacerdoti, complice l’economo diocesano don Danilo Manduchi che, conti rossi alla mano, dice “la carità sì, ma le truffe per piacere no”, c’è ormai un passavoce continuo sui tentativi in corso.
E non è cosa di oggi. Per esempio, tanti anni fa un anziano signore, distinto e benvestito, telefonò a decine di sacerdoti, presentandosi come collaboratore di don Mario Picchi, sacerdote romano impegnato nella lotta alla droga. L’approccio era semplice “Salve sono xx, mi trovo alla stazione di Rimini e devo raggiungere don Mario a Roma entro stasera. Purtroppo mi hanno rubato il portafogli e avrei bisogno di 50.000 lire”. Il rispetto di don Picchi e la cortesia del signore non incontrarono resistenze, finché un giovane prete che conosceva don Picchi cominciò a fare domande. Bastava poco per mettere in crisi il truffaldino, che cambiò ben presto tono di voce: da suadente a teso, poi irritato e quando la truffa divenne evidente, arrogante e zeppo di parole impubblicabili. Quando il giovane sacerdote si confrontò con gli altri preti emerse che mezza diocesi era stata truffata. Compreso don Oreste. Aveva tranquillizzato un suo collaboratore, che si affrettava a correre alla stazione in soccorso al signore, dicendogli “<+cors>non ti preoccupare, ci ho già pensato io!<+testo_band>”. Ma vediamo alcune delle ultime tentate truffe accadute a preti della Diocesi.
“La prima è alquanto maldestra e poco credibile ma non si sa mai. – racconta un giovane sacerdote – Sono stato contattato proprio oggi da un fantomatico padre Gabriele di Roma che dopo aver raccontato una storia strappalacrime mi invitava a chiamare tale xy, proprietario di vari appartamenti in zona, per aiutare Antonio, un povero ragazzo padre di tre figli che nella notte aveva tentato il suicidio e che dimora in uno degli appartamenti del signor xy. La richiesta è quella di far pervenire al signor xy i 400 euro che padre Gabriele avrebbe in seguito inviato alla parrocchia, saldando così l’affitto dovuto da Antonio. Mangiata subito la foglia, ho guardato su internet apprendendo che il signore xy è un truffatore abituale, già processato anni fa per lo stesso reato”.
I cellulari oggi sono strumento indispensabile di ogni truffa che si rispetti. Un fantomatico avvocato di Roma che segnala al prete una pendenza con il ministero delle Finanze di migliaia di euro per arretrati e offre una soluzione di sanatoria con un bonifico di 6mila euro da inviare in giornata, altrimenti sarebbe partita una procedura giudiziaria. Tutta una bufala che punta a sorprendere l’interessato e a non dargli il tempo per accorgersi della truffa.
Ma quando uno dei confratelli gli ha chiesto il numero per ricontattarlo ha buttato giù e non si è fatto più vivo. Don Concetto della Colonnella è fra i contattati: “Non ci sono cascato, ma proprio alla vigilia della festa parrocchiale la cosa mi ha turbato e infastidito molto”.
La rete è foriera di tante truffe. Frequente si è presentato l’arrivo di una email di una persona che conosci che ti scrive: “In questo momento mi trovo a Nairobi (al Cairo…) e mi hanno portato via il portafoglio con i soldi e i documenti. Ti prego di inviarmi denaro che ti restituirò al mio ritorno”. Usa il tuo nome e il tuo indirizzario mail.
Tante volte i truffatori sono molto ben informati. Racconta un parroco del primo entroterra riminese: “Si presenta a me un signore con tuta da operaio e parte con una delle solite storie: “ho lavoro da quasi un mese ed una figlia ammalata. Domani devo portarla ad una visita urgente, lo stipendio mi arriva la prossima settimana ecc ecc”. La storia è troppo uguale a mille altre. Faccio la domanda classica: dove abita? Mi dirà chissà dove e io gli rispondo, vada dal suo parroco. Invece no. Mi indica esattamente una casa sfitta da almeno un anno, in una via della parrocchia. “Ci siamo andati 15 giorni fa ecc ecc.” La descrizione degli ex proprietari e della casa è puntuale. È dunque sincero! Ho uno slancio di generosità e gli offro di più di quel che mi ha chiesto. Dico: stasera ti porto i soldi e anche un bel pacco di generi alimentari che ho a disposizione dalla Caritas. Non ha potuto replicare. Quando alla sera sono andato ho trovato la casa vuota e sfitta, com’è tutt’ora”.
Un altro sacerdote ha segnalato che un uomo e una donna – sedicenti brasiliani – con la scusa di far dire una Messa ad un loro congiunto deceduto sono riusciti a truffarlo. Infatti – segnata la Messa – hanno chiesto di poter fare una offerta, ma avendo una carta da 50 euro hanno chiesto il resto.
Quando il sacerdote ha aperto il portafoglio hanno iniziato una lunga discussione fingendo di parlare male l’italiano e quindi di non riuscire a spiegarsi su quanto volevano di resto. A questo punto hanno messo allora la mano nel portafoglio del sacerdote indicando quella carta, anzi quell’altra, no … quella più piccola ma due, ecc. non smettendo fino a quando non si sono, nascostamente, appropriati di qualche carta che hanno fatto sparire rapidamente ed abilmente. Tutto questo 5 minuti prima della Messa cioè quando c’è fretta, si è concentrati sulla celebrazione.
C’è un’altra truffa simile. Sconosciuti si presentano per segnare una Messa per i defunti. Poi presentano una carta da 50 o 100 euro dicendo che ne offrono 20. Il resto di 30 e 80 è il frutto della truffa, perché quei 50 o 100 saranno certamente falsi. Di solito il sacerdote, che non è un bancario e non vuol correre il rischio di offendere nessuno, si difende da questa truffa dicendo che non ha il resto e che non devono preoccuparsi: faranno l’offerta quando ci sarà la Messa oppure in altra chiesa.
Di fronte a storie fantasiose il metodo che i sacerdoti usano è quello di fare molte domande. Don Enzo Gobbi di Bordonchio lo conferma: “<+cors>Negli ultimi anni sono stati almeno tre i tentativi di truffa nei miei riguardi, di cui uno architettato con molto ingegno. Ho sempre scoperto l’intenzione truffaldina chiedendo ai miei interlocutori molti particolari su quello che mi chiedevano. Se fai molte domande casca sempre l’asino, li smascheri e ti chiudono in fretta la comunicazione. L’ultima volta dicevano di telefonare dal Ministrero delle finanze, ma che il numero era secretato. Da quando il Ministero ha il numero telefonico nascosto?”.
Fra le truffe che coinvolgono la chiesa ci sono poi quelli che raccolgono soldi per associazioni e iniziative. Più volte stato ribadito che non si fanno raccolte di soldi casa per casa, ma… Questi individui girano le parrocchie, accreditandosi come inviati del parroco (di cui dimostrano di conoscere bene il nome) o dell’organizzazione interessata. L’ultima denuncia viene dal Seminario: “Carissimi, – scrive il Rettore don Paolo – mi è stato appena segnalato da un albergo che un tipo, presentandosi con il nome di Francesco, gira per locali ed alberghi chiedendo denaro per il Seminario. Ovviamente non ha alcun mandato da parte nostra e si comporta da truffatore. Se sentite di qualcuno che vi domanda spiegazioni, raccomandategli di non dare niente a questo o ad altri personaggi del genere”. Oppure, ancora meglio, chiamate la Polizia.
Giovanni Tonelli