Secondo le elaborazioni del SINAB (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica), gli ultimi anni hanno registrato una crescita del biologico italiano, sia come numero di operatori certificati (quasi 60.000) sia come superficie coltivata con il metodo biologico (pari al 12% della superficie agricola nazionale utilizzata). Di pari passo, i consumi di alimenti biologici esprimono tassi di crescita molto sostenuti e sono in progressivo aumento: il 2016 ha visto il record di acquisti bio in Italia con un +21% (Coldiretti).
La rapida crescita dei consumi bio e i numerosi casi di falsi prodotti biologici importati dall’estero, pone l’esigenza di rafforzare il sistema dei controlli vigente. Rimane senz’altro opportuno indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti ed eventualmente certificare il prodotto presso gli organismi di ispezione e certificazione (CCPB srl, ABCERT srl, Bios srl, ICEA…). Tuttavia, quando si tratta di stabilire il valore di un prodotto, è bene tenere a mente che qualità e certificazione non sempre sono consequenziali. Se è vero cioè che la certificazione di un prodotto definisce la sua intrinseca qualità, non è la mancata certificazione a indicarne eventuali difetti. Sono tantissimi, infatti, i piccoli fornitori che non sono in grado di ottenere la certificazione per i loro prodotti meramente a causa dei costi o delle onerose pratiche burocratiche connesse.
In risposta a questo aumento di domanda, sono sempre più i negozi che scelgono di offrire sui loro scaffali solo prodotti biologici. È il caso ad esempio di due attività riminesi, entrambe di recente costituzione: “SprecoZero. La bottega del biologico sballato (nella foto)” e “Poco di Buono. Bottega Diversamente Bio”. La prima vende esclusivamente prodotti biologici certificati, mentre la seconda è specializzata in prodotti principalmente locali. Comune denominatore è l’accurata ricerca del prodotto biologico di qualità. Conosciamo più da vicino queste due realtà commerciali.
ADDIO IMBALLAGGI
“SprecoZero. La bottega del biologico sballato” è stata inaugurata da pochi mesi. I soci Barbara, Giuditta e Massimo hanno voluto fortemente investire in questo progetto, riconoscendo il trend culturale in atto e la disponibilità del consumatore ad assegnare ai prodotti bio un oggettivo plus rispetto ai prodotti convenzionali. La bottega si distingue per vendere prodotti sfusi (dalle lenticchie alla pasta, dalle farine ai detergenti), inducendo il consumatore ad acquistare solo ciò che gli serve, riducendo così sprechi e rifiuti. Progetto lodevole dal punto di vista della salvaguardia ambientale che tuttavia ha incontrato numerosi ostacoli in fase di realizzazione, a dimostrazione che purtroppo difficoltà e burocrazia vanno spesso a discapito della bontà di un progetto, che in questo caso pagava anche il prezzo della novità. SprecoZero si avvale di un gruppo di fornitori certificati, rigorosamente controllati in loco e scelti di persona dai soci della bottega.
Provengono principalmente dalle Marche e dal Nord Italia e solo pochi di essi sono invece locali – come ad esempio l’azienda agricola di Montefiore Conca “Il Buon Pastore” o l’azienda vitivinicola “Terre di Fiume” di Coriano – a causa della difficoltà di reperire operatori locali che siano certificati.
UN ANNO CON… POCO
“Poco di Buono. Bottega Diversamente Bio” ha recentemente compiuto un anno di attività, registrando un fatturato pari a circa un milione di euro e confermando una crescita del 20%. Sviluppatasi come progetto della Cooperativa Poco di Buono, a sua volta originatasi da un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), offre prodotti biologici a filiera corta. La bottega dedica, infatti, una forte attenzione ai piccoli produttori locali, concentrandosi anche su quei fornitori virtuosi che non hanno prodotti certificati, ma effettuano scelte di sostenibilità e rispettano la stagionalità dei prodotti (connubio che invece non sempre va a braccetto quando si parla di grande distribuzione). Acquistare a chilometro zero, si sa, aiuta l’agricoltura e l’economia del territorio, favorendo indotto e meccanismi di solidarietà. Tratti distintivi della Poco di Buono, oltre a questa spiccata vocazione per il “locale”, sono i progetti di inserimento professionale di persone diversamente abili (ecco il perché di “Diversamente Bio”) e azioni di lotta allo spreco alimentare. Il progetto Spreco Zero consiste ad esempio nell’intercettare carichi di merce (frutta e verdura) destinata al macero perché giudicata difettosa dalla grande distribuzione. Effettuata una nuova selezione, la merce viene rivenduta a prezzo ribassato o destinata a famiglie bisognose e Associazioni varie.
Paola Bisaccioni