Ingorghi enormi, auto in doppia o in tripla fila, con o senza frecce lampeggianti. Genitori, nonni o zii assiepati davanti ai cancelli, a formare una muraglia umana impenetrabile, con il risultato di creare caos e confusione. Una fotografia che sembra rappresentare una situazione fuori dal comune, una situazione di agitazione che in ogni città può accadere, ma come eccezione. Perché questo? Risposta semplice: perché la stragrande maggioranza dei genitori italiani accompagna personalmente, e in macchina, i propri figli a scuola. In netta controtendenza con il resto d’Europa. A scattare questa fotografia è l’Istc-Cnr che ha realizzato uno studio su 15 Paesi in tutto il mondo, tra i quali Italia e Germania.
Risultato? I bambini delle scuole elementari che compiono in completa autonomia, da soli o assieme ad altri coetanei, il tragitto che va da casa a scuola sono, in Italia, solo il 7%. Un numero estremamente piccolo, se paragonato a Gran Bretagna e Germania, che si attestano su valori, rispettivamente, del 41% e del 40%. Un dato, questo, che rappresenta una costante nel panorama italiano. La stessa dinamica, infatti, si registra per quanto riguarda i ragazzi delle scuole medie, per i quali ci sono percentuali ancora più esigue: solo il 3% degli studenti si reca autonomamente a scuola, a piedi, in bici o coi mezzi pubblici, a dispetto, per rimanere sullo stesso parallelo, del 25% dei ragazzi britannici e del 64% di quelli tedeschi.
Inoltre, dal 2002 al 2010, la percentuale dei ragazzi autonomi è passata dall’11% al 7%. Numeri ridicoli se pensiamo a quel che capitava nel nostro Paese negli anni ’70 quando 80 bambini su 100 andavano a scuola da soli. Ma quali sono i motivi di questo cambio di stile di vita all’interno delle famiglie italiane?
I motivi che spingono i genitori ad accompagnare, abitualmente, i propri figli a scuola sono molteplici, ma vanno ricondotti ad un’unica causa principale, che li racchiude tutti: la paura. I genitori italiani sono spaventati all’idea di lasciare i propri figli muoversi da soli per le strada. Preferiscono prevenire, trasportandoli al sicuro nelle proprie auto. Il problema della sicurezza, però, non è un problema tutto moderno. Praticamente da sempre, ogni bambino che si muove da solo per la città è soggetto a pericoli, e questo è fuori da ogni dubbio. I genitori sono, quindi, sempre più iper-protettivi? Non necessariamente. Il mondo di oggi, il cosiddetto mondo moderno, infatti, presenta pericoli nuovi, nati dal nuovo contesto sociale in cui tutti viviamo. Per cominciare, ad esempio, sulle strade di oggi sono presenti molte più automobili rispetto al passato. E questo porta all’aumentare dei rischi, statisticamente parlando. A questo va aggiunto lo stile di vita moderno, caratterizzato, più di ogni altra cosa, dalla frenesia costante, che porta gli automobilisti ad avere sempre fretta, e a guidare in modo mediamente più spericolato, rispetto alla decade scorsa. Da un certo punto di vista, quindi, i genitori possono essere giustificati nelle loro paure.
A causa di queste nuove dinamiche sociali, le scuole stesse, gradualmente, nel corso degli anni si sono adattate e conformate, dando vita a prassi ormai radicate che alimentano e rinforzano la situazione fotografata dalla ricerca. Oggi, infatti, le primarie chiedono esplicitamente di venire a prendere i bambini, e controllano, ogni giorno, che questo avvenga e che si conosca chi viene a prelevarli, che siano i genitori, i parenti o anche le baby-sitter, che devono avere una delega con tanto di documento di riconoscimento. Come detto, però, questo non avviene in forza di vincoli di legge o di regolamenti scolastici, ma è una pura e semplice abitudine, che ormai tutti considerano la normalità.
Già da qualche anno, Rimini si è mossa per “risollevare” le sorti dei numeri nazionali, promuovendo delle attività che portino i bambini verso scuola in piena autonomia. Il Piedibus, per esempio, rimane una delle esperienze più rappresentative di questa tendenza. Per i bambini si “riduce” alla possibilità di fare il percorso casa-scuola in autonomia e sicurezza grazie alla presenza di volontari (pensionati) oltre a sperimentare il rapporto con altri bambini e con altri adulti; per i genitori diventa un modo per vivere con più tranquillità questo percorso. Sono circa 300 i bambini che usufruiscono di questo servizio, 10 le scuole coinvolte.
Accade in Valmarecchia…
La parola alla scuola
Elena Bollini, collaboratrice Vicaria del Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo “Ponte sul Marecchia”, ha il polso delle abitudini delle scuole primarie (elementari e medie) di Villa Verucchio, Verucchio e Torriana. Stiamo parlando di un territorio diverso dalla grande città, dove è più probabile ci sia un numero inferiore di scuole. I numeri che ci fornisce la Bollini ce lo confermano.
“I nostri sono dati che si allineano a quelli nazionali. Il 7% dei bambini che vanno a scuola da soli alle elementari è un dato veritiero. Infatti, dalla fine della quarta all’inizio della quinta tutti i bambini sono accompagnati a scuola e riaccompagnati a casa. Questo perché vengono considerati piccoli, nonostante i percorsi siano sufficientemente protetti. Solo in quinta elementare poco meno della metà degli alunni vengono lasciati in autonomia. Mentre alla scuola secondaria di primo grado (scuola media), è abitudine e piacere andare a scuola da soli”.
Stando all’esperienza della Bollini alcuni genitori tendono ad accompagnare i bambini dovendo uscire per andare a lavoro. A quel punto si tratta di semplice comodità. Per altri può essere una questione di sicurezza e di protezionismo.
Come tranquillizzare i genitori, quindi? “Si opta, per esempio, per il piedibus, che nel nostro territorio funziona molto bene. Quando poi vanno soli si raccomanda, sia da parte della scuola che dei genitori, il percorso in piccoli gruppi, che rende tutti più sereni”, conclude la Vicaria.
E il ritorno? “Riguardo il ritorno, la scuola autorizza l’uscita autonoma, se il percorso è breve, considerata la richiesta delle famiglie, dopo avere preso ogni accorgimento possibile, solo in classe quinta”.
Simone Santini