Quel tris di disegni “fece” bella un esemplare di rilievo della stagione dei “villini” riminesi come Villa Lydia. Dopo aver “girovagato” per la Romagna ora tornano a casa. A quella casa dell’arte di Rimini che è il Museo della Città.
I disegni portano la firma di Galileo Chini, sono relativi ai frego di Villa Lydia di Viserba, e sono stati acquistati dal Rotary Club Rimini che li ha successivamente donati al Museo di Rimini.
Quel tris di disegni esposti – tra le divese opere di Galileo Chini (1873-1956), rilevante artista italiano fra il XIX e il XX secolo (frangente storico importante per l’arte visiva) – in occasione dell’ultima Biennale del Disegno di Forli, hanno attirato l’attenzione del Rotary Club Rimini e in particolare del presidente Alberto Ravaioli e dei soci Franco Pozzi e Oreste Ruggeri. Da qui l’idea di acquistarli, per poi affidarli al comune di Rimini. Il Rotary ha trovato la disponibilità della famiglia Chini (proprietari delle opere) disposta a cedere i disegni – relativi ai fregi ceramici di Villa Lydia – riconoscendo il valore dell’iniziativa, a condizione però che le opere venissero esposti in un museo, per mantenerne il vigore nel tempo.
Questi piccoli fogli autografi sono la rappresentazione delle abili capacità decorative di Galileo Chini, artista solitario e controcorrente che introdusse l’Arte Nouveau in italia durante i primi decenni del Novecento.
I piccoli fogli non sono solo opere d’arte, ma anche importanti documenti: consentono infatti di configurare definitivamente le parti decorative di Villa Lydia quali opere di Chini e della sua bottega di Borgo San Lorenzo. L’edificio, pertanto, nobilitato da questa attribuzione, è destinato a divenire il simbolo più alto del patrimonio architettonico di Viserba, e anche esemplare di assoluto rilievo della stagione dei “villini” riminesi di inizio Novecento. Per questo la villa verrà chiusa e tutelata per conservarne il suo nuovo valore.
La storiografia locale aveva infatti proposto di attribuire Villa Lydia all’architetto e pittore riminese Addo Cupi, lasciando in sospeso l’assegnazione della parte decorativa. Spetta all’architetto Francesca Fiorano, in una tesi di laurea pubblicata online e intitolata Materiali nella decorazione edilizia balneare romagnola 1900-1925, discussa nel 1997 a Firenze sotto la guida del prof. Giorgi, l’aver riferito ai Chini il fregio di villa Lydia.
Nel museo verrà cercata una collocazione adatta per i tre disegni, considerando che necessitano di adeguata luce per essere valorizzati al meglio. E Villa Lydia avrà così il giusto spazio nella storia del gusto dei primi decenni del Novecento.
Enrica Bolognesi / Sara Liberto / Leandro Terrafino