Rappresenta uno dei massimi vertici della letteratura musicale sacra. Sul finire del 1735 Giovanni Battista Pergolesi iniziò a comporre uno Stabat Mater che avrebbe dovuto essere eseguito durante la settimana santa: pochi mesi dopo, a soli ventisei anni, il compositore jesino, che – con la sua Serva padrona – aveva rivoluzionato la storia dell’opera, morì di tisi.
Un concentrato di emozioni straordinarie capace di accostare, in quaranta minuti di musica, un’altissima tensione spirituale a un’incisività drammatica degna della migliore scena teatrale. Costruito sulla sequenza attribuita a Jacopone da Todi, lo Stabat Mater di Pergolesi prevede la presenza di soprano e contralto, che cantano alternativamente oppure si uniscono in duetto, accompagnate da un’orchestra d’archi.
Domenica 2 aprile (ore 17), questa splendida pagina sarà proposta a Rimini nella chiesa di San Gaudenzo con un organico un po’ semplificato. Le soliste di canto saranno il soprano Elettra Benfatto e il mezzosoprano Ombretta Mazza, entrambe appartenenti al Coro Galli, mentre – in luogo dell’orchestra – si faranno carico della parte strumentale due validi professionisti, di lunga esperienza: all’organo Claudia Berti e al violoncello Gabriele Zoffoli, legato alla parrocchia di San Gaudenzo anche come direttore del suo Coro Polifonico. Una sfida molto impegnativa, certo, ma un rischio che vale la pena correre.
Giulia Vannoni