Emmanuel Nnamani ha 25 anni. È sbarcato in Italia, in Sicilia, proveniente dalla Nigeria, inseguendo un sogno: quello di costruirsi un futuro più dignitoso, da uomo libero e lontano dai fuochi dell’odio e dalla guerra. Sei mesi dopo, quel desiderio si è drammaticamente infranto contro la violenza a due passi da un’altra spiaggia, quella di Rimini. Emmanuel è stato prima aggredito verbalmente, poi accoltellato e infine rincorso e investito da un’auto: versa in gravi condizioni all’ospedale di Rimini.
L’aggressore è un 39enne originario di Roma e residente nel capoluogo balneare, arrestato dalla Polizia per tentato omicidio aggravato da futili motivi e da motivi razziali, come disposto dal sostituto procuratore Davide Ercolani.
Il ragazzo stazionava nel tardo pomeriggio fuori dal supermercato A&O di Marina Centro. La prima aggressione subita è stata quella verbale: “Sei uno sporco nero di m… Vattene da qui, tornatene a casa tua”. L’aggressore è poi passato ai pugni, infine è comparso un coltello, col quale ha ferito il nigeriano all’addome. Terrorizzato, Emmanuel ha cercato di fuggire mentre alcuni testimoni chiamavano le forze dell’ordine. L’aggressore è salito in auto e lo ha investito poche vie più in là, scaraventandolo contro un furgone.
L’aggressore (non nuovo a scatti d’ira) è stato arrestato. Per il padre “non c’entra l’odio razziale, mio figlio ha problemi psichici”, tesi ribadita anche dall’avvocato difensore Francesco Pisciotti: “Nessuna matrice razziale, Valerio è malato, disturbato a livello mentale. Soffre di deliri di persecuzione”. Il 25enne è ricoverato in terapia intensiva all’Ospedale Infermi: ha riportato fratture multiple, la milza spappolata e varie emorragie interne.
Il giovane nigeriano è sbarcato in Sicilia nel settembre scorso, poi è stato smistato attraverso il progetto Hub di Bologna e assegnato a Rimini, accolto dalla coop. Cad. È di religione cristiana e ha presentato istanza per l’asilo politico. Il questore di Rimini, Maurizio Improta, sta valutando il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il provvedimento potrebbe accelerare le pratiche sull’asilo politico. E consentirebbe di attivare la rete di servizi sociali e di assistenza, consentendogli un recupero meno difficoltoso. Per il vicesindaco Gloria Lisi: “La città non deve essere confusa con queste barbare aggressioni razziste, c’è un fiume di bene che la contraddistingue. Ma non si può far finta di nulla: c’è in gioco una grande responsabilità educativa, che interpella tutti”.
Per ribadire il no ad ogni forma di violenza e discriminazione, organizzazioni sindacali, associazioni di volontariato, forze politiche, sindaci della Provincia e forze dell’ordinesi stanno organizzando una grande mobilitazione il 1 aprile. “Tante voci, un solo coro: no al razzismo, sì all’inclusione. – rilancia la Lisi – Non è buonismo: includere è anche evitare domani episodi del genere”.
Il clima in città è arroventato e i social contribuiscono ad alimentare tensione. Forza Nuova non perde occasione per fomentare odio, ma anche altri politici non ci vanno per il sottile distribuendo giudizi perlomeno avventati. “L’aggressione è il frutto di un clima di tensione che rischia di prendere piede anche in una città che da sempre, invece, si è riconosciuta ospitale e accogliente. – le parole di Daniele Serafini, referente della Comunità Papa Giovanni XXIII – Cresce la diffidenza nei confronti di chi ci è accanto e soprattutto si guarda con sospetto chi è straniero. Siamo convinti si sia trattato di un caso isolato e non il frutto di un sentire sociale. Solo il dialogo e la conoscenza reciproca possono scongiurare episodi di violenza come questo”. Il primo a recarsi al capezzale del ragazzo è stato Kristian Gianfreda, il responsabile della Capanna di Betlemme che accoglie senza fissa dimora: “Ci mettiamo a disposizione per tutte le eventuali necessità del ragazzo e dei familiari”.
L’accaduto scuote le coscienze. “Da che parte stiamo e da che parte staremo, da oggi in poi? – è il provocatorio interrogativo degli Enti Gestori dell’accoglienza per i richiedenti asilo di Rimini e Provincia – Da quella di Emmanuel, aggredito perché ‘negro’, o dalla parte di chi sostiene che ‘sono troppi’ o che ‘fanno paura’, alimentando le angosce di coloro che vorrebbero il trionfo di una società tetra in cui la diffidenza prevale sull’incontro? Il nostro impegno è quello di accompagnare chi arriva da lontano come Emmanuel. E non risponde al vero che siano troppi o siano una minaccia per gli italiani. A Rimini, se ne contano 1 su 2.500 riminesi residenti”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il Vicario Generale della Diocesi. “Un gesto di violenza e intolleranza che interpella tutti”. Lucida l’analisi di don Maurizio Fabbri. “Purtroppo, tendiamo ad assuefarci cosi velocemente ad ogni tipo di aggressività. – prosegue – Fatti come questi mostrano come sia urgente un lavoro educativo al rispetto della persona, di ogni persona, da attuarsi in famiglia, a scuola, nelle parrocchie e nelle realtà associative ecclesiali, nei luoghi del tempo libero e sui mezzi di informazione. In caso contrario ci fermeremmo solo ad una condanna retorica e quindi sterile”.
Paolo Guiducci