Chissà se Valerio Braschi, il giovane incontrastato re clementino di Masterchef (nella foto), ha mai incontrato nelle sue esperienze ai fornelli un padre riconosciuto della cucina italiana come Pellegrino Artusi. Un incontro da risultare “indigesto”. L’Artusi, romagnolo proprio come Valerio fresco vincitore del cult di Sky, esemplarmente modesto, era “così lontano dal narcisismo delle star televisive dei fornelli” (Piero Meldini docet), che oltre un secolo fa aveva etichettato come “cuochi da baldacchino”.
I tempi mutano, pentole, padelle e ricette pure. Come un certo modo di intendere e accostarsi alla cucina. Gli chef, oggi, sono star, anzi popstar. E tutto ciò che fa cucina è di culto. Siamo di fronte ad un’orgia bulimica, ad un accanimento enogastronomico che, paradossalmente, rischia di allontanare dalla cultura del gusto, quello che si assapora con tutti i sensi: dalla vista all’odorato fino alle papille gustative? Per più di un osservatore la frittata sarebbe fatta.
Valerio Braschi, giustamente, non se cura e tira dritto. Con la sua faccia da bambino e gli accostamenti improbabili, ingredienti stranissimi e unici messi gli uni accanto agli altri fino a convincere il poker stellato Barbieri-Cannavacciolo-Cracco e Bastianich ad assegnargli la medaglia d’oro e i 100.000 euro di premio. “Pagherò un viaggio alla mia famiglia in Sri Lanka: luogo che ho sempre voluto visitare. E anche il resto del premio lo dividerò con loro: mi hanno pagato talmente tante ripetizioni che mi sembra il minimo che possa fare”. Braschi sta per lanciare un libro di cento ricette, Mister Boy, intende buttarsi “in qualche serata per mettere da parte un po’ di soldi” e affiancare Cattelan in tivù. Intanto è già stato reclutato dallo chef Barbieri per lavorare nel suo staff. E in giugno sosterrà l’esame di Stato per il Diploma all’Istituto Alberghiero. Il futuro? È già servito: “Nella vita farò il cuoco”.
Il cibo non è solo piacere del gusto ma sempre più una filosofia di vita. <+cors>“Specialmente le nuove generazioni debbono tutte imparare l’alimentazione”<+testo_band>. Lo dice non dietro le telecamere di Sky ma dal piano-lavoro del suo laboratorio in via Balilla, a Rimini, Gianluca Pesaresi, professione pasta fresca. Per tutti i gusti: anche vegetariana e vegan.
Chi a tavola vuol sedersi con una “condita”cognizione di causa, non potrà disertare – percorrendo i 30 km che separano Rimini da Cesena – il Wellness Food Festival (sabato 1 e domenica 2 aprile a Cesena Fiera), atto secondo della kermesse dedicata al mondo bio, vegan e fusion tenuta a battesimo proprio da Carlo Cracco (la moglie è di Santarcangelo…).
Porte aperte a sapori, suoni e profumi appartenenti all’universo del well living (orari: 10-20, ingresso: intero 7 euro ridotto 5 euro, parcheggio gratuito): dall’alimentazione, alla cura del corpo e della mente, passando per abbigliamento, accessori e attrezzature a basso impatto ambientale. Ad impreziosire una fiera già ricca di proposte, non mancheranno spettacoli e momenti di informazione e formazione, che fanno della manifestazione un vero e proprio festival, in collaborazione con tre prestigiosi partner: Macrolibrarsi, Almaverde Bio e Wellness Foundation.
Largo anche a relax e trattamenti con associazioni e centri specializzati, con la posibilità di fare acquisti bio-sostenibili di ogni genere. Ma al centro dei riflettori c’è sempre il cibo e la cucina. Non stupisce, dunque, lo spazio della fiera dedicato all’alimentazione con show cooking proposti da veri fuoriclasse della cucina vegana, e l’area ristorazione dove poter gustare i sapori dei cibi vegani e biologici.
Tommaso Cevoli