In un mondo che cambia, con la partecipazione alla liturgia in diminuzione, e l’età media dei fedeli che tende ad innalzarsi, con i social che imperversano e il senso comunitario che si affievolisce, che senso riveste ancora la festa parrocchiale?
Lo sottolineava già Paolo VI: la religiosità popolare ha certamente i suoi limiti. È frequentemente aperta alla penetrazione di molte deformazioni della religione, anzi, di superstizioni. Resta spesso a livello di manifestazioni di svago senza impegnare una autentica adesione della fede. Ma se ben orientata, soprattutto mediante una pedagogia di evangelizzazione, è ricca di valori. Per la sua esperienza riccionese prima, e più di recente alla parrocchia riminese della Colonella, don Concetto Reveruzzi ne è positivamente convinto. “La festa parrocchiale rappresenta ancora un’occasione per vivere l’esperienza personale di Cristo all’interno della propria comunità di appartenenza e nello stesso tempo quando esprime la gioia della vita cristiana funge da aggregatore anche per le persone meno coinvolte e più lontane dalla vita comunitaria”. La festa è una tradizione dalle radici antiche e solide ma necessita di un rinnovamento. “La scommessa è quella di allargare la proposta, allestendo iniziative che richiedono un investimento sempre maggiore di risorse umane. – prosegue l’analisi don Concetto – In questo contesto, anche persone meno assidue nella vita della comunità, di fronte ad alcune proposte concrete non si tirano indietro, anzi si lasciano coinvolgere”.
Un’esperienza simile l’ha vissuta la parrocchia di Rivabella in occasione della settimana in cui ha ospitato – in piena estate – la statua della Madonna di Fatima con il relativo corollario di iniziative, dentro e fuori la chiesa parrocchiale. “La partecipazione è stata elevatissima– ammette don Giuseppe Giovanelli, il parroco – anche tra i volontari. E tra loro, il numero di persone non propriamente assidui nella vita parrocchiale è stato molto alto. E per alcuni di loro è stato il ritorno alla comunità”.
La parrocchia si evolve, mutano i bisogni, i social impazzano, “eppure il bisogno di socializzare, di stare insieme e anche di lasciarsi interrogare è ancora molto forte. Cambiano i tempi, si moltiplicano le piazze virtuali ma la piazza reale resta ancora un luogo di forte attrazione”.
Lo stile della festa è decisivo. Il segretario del consiglio parrocchiale della Colonna ne è fermamente convinto. “La festa è dedicata agli anniversari di matrimonio: – illustra Raffaele Russo –sono parte centrale nella liturgia e del pranzo comunitario che ne consegue. Invitiamo tutte le coppie, e quelle più lontane dalla vita della chiesa spesso sono meravigliati dall’invito (per lettera e telefonico) ricevuto e per la gran parte partecipano. Mettere in luce l’esperienza coniugale, con coppie che festeggiano 50, 60 anni di matrimonio, è un bel segno di amore e di speranza anche per i più giovani”.
Per valorizzare la famiglia e le coppie della parrocchia, e far riprendere quota ad una antica tradizione, la Colonnella si è… rimessa in cammino: processione dall’Arco di Augusto, con l’immagine della Madonna e la recita del rosario fino al santuario della Colonnella.
In un mondo che cambia alla velocità dei byte, ha dunque ancora senso una “piccola” festa parrocchiale, a Riccione o alla Colonnella, a Santarcangelo o Savignano? Don Reveruzzi chiude il discorso con una citazione. Intervistata da un giornalista negli ultimi tempi della sua vita, Madre Teresa di Calcutta si era sentita provocare. “Lei si è impegnata tanto per i poveri ma cosa è cambiato? Il mondo è sempre più egoista, i poveri sono sempre più poveri, le differenze di classe sono sempre marcate”. La risposta della Santa. “Con i miei limiti e difetti ho sempre cercato di essere una goccia d’acqua pulita. Lei ha moglie?” ha domandato al giornalista. “Sì”. E figli? “Sì, due”. “Bene, potete essere quattro gocce di acqua pulita per questa generazione”.
Don Reveruzzi applica l’assurto di Madre Teresa alla ricorrenza patronale. “Anche da una festa parrocchiale possono sgorgare piccole gocce d’acqua pura per soddisfare il bisogno di ciascun uomo di sentirsi amato e accolto”.
Paolo Guiducci