Ancora una volta in Campo! Sabato 1 e domenica 2 aprile, per il 37° anno consecutivo, torna il Campo Lavoro missionario, la grande raccolta di oggetti usati e materiali di recupero finalizzata a sostenere progetti umanitari nel sud del mondo e portare una boccata d’ossigeno alle tante situazioni di povertà presenti sul nostro territorio. Anche quest’anno il Campo coinvolgerà l’intera Diocesi, con 173 mila sacchi distribuiti porta a porta e sette centri di raccolta: due a Rimini e altri cinque a Riccione, Cattolica, Santarcangelo, Verucchio, Bellaria. Tra riconferme e nuove destinazioni, gli aiuti principali finiranno a missioni riminesi in Albania, Sri Lanka, Tanzania, Bangladesh, Venezuela, Kenia più una quota destinata alla Caritas diocesana per aiutare famiglie riminesi in difficoltà economica. L’elenco degli interventi è comunque destinato ad allungarsi, con nuove destinazioni che verranno decise in base al risultato finale.
L’anno scorso il Campo Lavoro ha distribuito 167 mila euro di aiuti per sostenere una dozzina di progetti in ambito sanitario, socio educativo, di avviamento al lavoro nei quattro angoli del pianeta. Quest’anno si spera ovviamente di confermare, e magari migliorare, quel risultato grazie all’appassionata partecipazione di un esercito di volontari già pronti a sporcarsi di nuovo le mani per questo week end solidale. Migliaia di uomini e donne di tutte le età e ogni orientamento (provenienti non solo dal mondo della Chiesa) ma accumunati dal desiderio di fare qualcosa di utile. Li ritroveremo, ancora una volta, sui camion che scorazzano per le strade, in quei suk a cielo aperto che sono i mercatini dell’usato, dietro i banchi da fabbro per la selezione dei metalli, sepolti sotto una montagna di rottami da scaricare nei container. Sudati, vocianti, sorridenti. Chi per ritagliarsi un posto in paradiso, chi per ritrovare vecchi amici, chi semplicemente perché di fronte a un disperato è difficile voltarsi dall’altra parte… Testimoniando, senza tanti discorsi, come l’umana ricerca di senso possa passare anche da una tuta da lavoro e un paio di guanti.
Alberto Coloccioni