L’originale drago Elliott era a cartoni animati, aveva piccole ali e capelli rosa, e diventava amico del giovanissimo orfano Pete in un villaggio di pescatori, in un’atmosfera da musical sulle fortunate orme di Mary Poppins (del quale la Disney sta preparando un seguito). Nel percorso di restyling che ha già toccato storie senza tempo come Bella addormentata e Cenerentola, la Disney ritorna al classico diretto da Don Chaffey nel 1977, e lo propone in una versione quasi totalmente modificata. Al posto del mare u più l’aspetna fitta foresta e il drago non hato “pacioso” del suo “antenato” anche se ai bambini, ignari del pre- cedente, l’alata creatura verde che starnutisce e si rende invisibile, piace parecchio.
Ora Pete è rimasto orfano per via di un incidente che gli ha privato i genitori alla tenera età di sei anni: smarrito nel bosco incontra Elliott che diventa la sua “mamma” fino a quando il mondo “civile” non ritroverà il bambino, meravigliandosi non poco dell’esistenza di un vero drago, con corsa all’affare per un boscaiolo affamato di gloria e danaro (Karl Urban). Storia semplice con echi spielberghiani e qualche tocco che riporta al recente cartoon Il viaggio di Arlo, Il Drago Invisibile è vicenda di buon sentimenti, con un ranger dal cuore gentile e il suo paterno genitore, da sempre convinto dell’esistenza di una bestia nel bosco (Robert Redford). Appare anche Wes Bentley, papà di una ragazzina coetanea di Pete che si affeziona a quel bimbo allevato dalla singolare balia. La Disney ogni tanto gioca la carta “draghi” (chi ricorda Il drago del lago di fuoco?), inseguendo con simpatia i percorsi della fantasia utilizzando creature che da sempre sono alla base di molte storie per nutrire un immaginario fantastico fortunatamente mai sazio.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani