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Vaps, il supporto è volontario

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Un dato inconfutabile: il Pronto Soccorso non è un bel luogo. Ci si reca per un problema di salute, già di per sé una grande fonte di stress. E una volta arrivati ci si può sentire smarriti e confusi, a causa di un sistema organizzativo non sempre chiaro, per non parlare dei tempi di attesa, spesso infiniti.
Ogni regola, però, ha un’eccezione, che in questo caso si chiama Riccione. L’esperienza di trovarsi al Pronto Soccorso dell’Ospedale Ceccarini di Riccione, infatti, è diversa da tutte le altre. In meglio, grazie ai Volontari Assistenza Pronto Soccorso (VAPS). Un’associazione di volontari impegnati nell’assistenza ai pazienti, non sanitaria, ma morale e psicologica. Umana, a tutto tondo. “Siete degli angeli!” è l’espressione che, di norma, i volontari Vaps si sentono rivolgere, e sarebbe già sufficiente a descrivere la forza e l’utilità del loro operato. Ma è giusto raccontare nei dettagli questa realtà, unica nel suo genere, attraverso le parole di Valeria Bernardi, presidente dell’Associazione.

Valeria ci racconti chi sono i Vaps
“I Vaps, di cui faccio parte dal 2003 e di cui ho l’onore di essere presidente, sono un’associazione di volontari che si impegnano a prendersi cura, in diversi modi, della persona umana che si trova dietro al paziente. Ogni persona, nel momento in cui entra in un Pronto Soccorso, si trova, in un certo senso, a vedere la propria immagine mutata: da persona-cittadino a persona-paziente. Ma la persona rimane sempre, e non va assolutamente trascurata. Per questo ci siamo noi”.

La vostra, quindi, non è assistenza medica.
“Esatto. Non siamo medici, e quindi non possiamo agire in tal senso, e per quello c’è già il personale specializzato. Principalmente offriamo un sostegno morale ai pazienti durante le lunghe attese al Pronto Soccorso, o ai parenti degli stessi. Ma non solo. Ci impegniamo anche a diffondere informazioni utili sul significato dei codici colore, sulle priorità d’accesso, sui servizi e i percorsi ospedalieri. Inoltre, raccogliamo informazioni e dati per valutare la qualità del servizio del primo soccorso, cogliere eventuali problematiche percepite dal pubblico e risolverle al meglio, il tutto operando come elemento di congiunzione tra operatori e pazienti”.

Com’è nato tutto?
“Da un tavolo di confronto sugli accessi in ospedale che si tenne, nel 1999, tra il dottor Nicola Rinaldi, Paola Massi, rispettivamente l’allora primario e caposala del Pronto Soccorso di Riccione, la dottoressa Marina Gambetti, attuale primario dello stesso e Manuela Farina, responsabile dell’associazione Arcobaleno Accoglienza Immigrati. Dal confronto emersero una lunga serie di esigenze che le tante persone che si trovavano a dover frequentare il P.S. avevano, alle quali si volle dare soddisfazione con l’aiuto di volontari, in prova per un anno. Al termine di quel periodo molte problematiche erano state risolte, e questo portò al consolidamento del gruppo di volontari, che successivamente, nel 2003, divennero una vera e propria associazione, oltre che una Onlus, nel 2005”.

Una realtà unica nel suo genere.
“Sì, rappresentiamo il primo esempio di assistenza volontaria non sanitaria, sia in Italia sia in Europa, e di questo andiamo orgogliosi. Ma, nonostante i risultati, la nostra «vita»come associazione non è sempre rose e fiori”.

Come mai?
“Ci troviamo a dover fronteggiare diverse problematiche, sia interne sia esterne. Da una parte la burocrazia: noi possiamo agire grazie a una convenzione con l’Asl. Convenzione scaduta lo scorso febbraio e che riusciamo a prolungare sempre a fatica, combattendo. Ci sono poi delle problematiche legate al fastidio che, dalle voci che ci giungono, causeremmo nel personale sanitario del P.S., infermieri nello specifico, che evidentemente ci percepiscono come ingombranti. Ma così non è per i pazienti, ed è l’unica cosa che conta”.

Come diventare volontario?
“La nostra attività richiede particolari competenze, quindi occorre frequentare un corso di formazione, che si tiene ogni anno, diviso in parte teorica e tirocinio pratico, seguito da un esame finale di valutazione. Ma ci tengo a sottolineare come il volontario debba esserlo dentro. La nostra non è un’attività che si può intraprendere per passare il tempo, è molto dura. È un impegno da prendere e portare avanti seriamente, e per farlo bisogna avere quel qualcosa in più, che non tutti hanno, e soprattutto pochi dubbi. Perché il nostro è un servizio tanto importante quanto delicato, e non può essere affrontato superficialmente”.

Per chiudere, come vi mantenete?
“Noi Vaps, in quanto Onlus, riceviamo soldi per le nostre attività dalle donazioni del 5 per mille. Ma abbiamo deciso di fare un gesto ulteriore, destinando parte di questi soldi all’acquisto di apparecchiature mediche da donare al Pronto Soccorso. L’ultimo regalo è stato fatto lo scorso autunno, un Monitor Multiparametrico che abbiamo donato per ricordare Raul Serafini, un nostro socio scomparso improvvisamente, prematuramente ed ingiustamente, che ci ha sempre sostenuto, fin dall’inizio. Grazie a questo, gli infermieri ora hanno un aiuto in più nel salvare vite. Nel suo ricordo”.

Simone Santini